Una delle (poche) sorprese del campionato del mondo di F1 2023 è di certo stata la McLaren. La MCL60, la vettura che celebra il sessantesimo anno dalla fondazione della Bruce McLaren Motor Racing Ltd, è una monoposto nata male ma che è stata sviluppata in maniera così efficace da essere stata, nella seconda metà del mondiale, la seconda forza alle spalle dell’inarrivabile ed inattaccabile Red Bull RB19.
La stagione degli uomini di Woking svolta nel momento in cui si prende atto che il mezzo fosse da rivoltare come un calzino. Cosa che in effetti si è fatta con tre pacchetti di sviluppo che si sono dimostrati subito efficaci e hanno aumentato progressivamente il livello delle prestazioni. La prima serie di update è stata introdotta per il Gran Premio d’Austria quando il solo Lando Norris aveva potuto saggiare, validando subito, le novità.
Si potrebbe pensare che è quello il momento della svolta. In realtà a questa si arriva prima, ossia sul finire del campionato scorso, quando Andreas Seidl, prima che la notizia diventasse di pubblico dominio, decideva di lasciarsi ammaliare dalle sirene tedesche dell’Audi accettando il ruolo di amministratore delegato della Sauber che si era legata con il team elvetico.
In quel preciso istante Zak Brown ha dovuto reagire per colmare il vuoto creatosi e lo ha fatto affidando le chiavi del team ad Andrea Stella a cui è stato permesso di lavorare in libertà e di introdurre il suo modello organizzativo che, in pochi mesi, ha iniziato a produrre tangibili effetti. L’ingegnere italiano, che in McLaren ha scalato posizioni sin dal momento del suo arrivo, ha iniziato dalle basi: ristrutturare il comparto tecnico.
Il primo passo formale è stato quello sancito da un altro addio, quello di James Key che è andato a far compagnia a Seidl in Sauber dove ricoprirà il ruolo di direttore tecnico. Quello che oggi in McLaren spetta a Peter Prodromou, uomo che ha lavorato accanto ad Adrian Newey. Cosa non da poco. Ma non è finita qua perché il riassetto organizzativo del comparto tecnico è proseguito con l’ingaggio di altre due figure di rilievo: David Sanchez e Rob Marshall che stanno osservando un periodo di gardening prossimo alla conclusione.
Il pacchetto Spielberg, quello che ha dato nuova linfa al progetto MCL60, porta la firma di Peter Prodromou (il nuovo fondo introdotto a Baku, invece, è stato concepito da Key) che, da quel momento in poi, le ha azzeccate propre tutte visto come Lando Norris (insignito l’altro ieri del Trofeo Bandini) e Oscar Piastri si sono disimpegnati fino a fine campionato.
Andrea Stella ha spiegato come la ristrutturazione tecnica sia stata un fattore fondamentale anche se è ancora in corso. Quando Sanchez e Marshall saranno pienamente cooptati si giungerà ad un modello inedito per la F1 che contempla tre direttori tecnici: Peter Prodromou sarà responsabile dell’aerodinamica, David Sanchez delle prestazioni e del concept della monoposto e Rob Marshall sovraintenderà all’ingegneria e del design.
Prodromou e Giuseppe Pesce, Director of Aerodynamics & Chief of Staff della McLaren, sono coloro i quali hanno impostato la linea da seguire per sviluppare una macchina che ha goduto di tre massicci aggiornamenti introdotti in Austria, Gran Bretagna e a Singapore.
McLaren, in attesa degli innesti provenienti da Ferrari e Red Bull, ha puntato su un modello in grado di ottimizzare le risorse già presenti nella scuderia. Non si è fatto altro che permettere di liberare il loro talento dopo aver delineato la direzione di sviluppo. Fondamentale è stato fissare obiettivi precisi senza apporre una cappa pressoria negativa e provando a far lavorare i comparti in armonia e serenità.
Ovviamente il fatto che la pista abbia subito premiato gli sforzi è stato un ottimo viatico per proseguire con lo slancio giusto che il team sta mostrando di possedere anche in altre aree. Quel che McLaren ha prodotto sui circuiti per buona parte del Mondiale 2023 è frutto del lavoro mastodontico che si stava compiendo in fabbrica già da tempo.
Le prestazioni della MCL60 sono la classica punta dell’iceberg. Sotto il pelo dell’acqua c’è una struttura enorme, quella di Woking, che va sviluppandosi continuamente con strumenti, inedite tecnologie e risorse umane sempre più dotate di competenze specifiche. La galleria del vento di Woking ha preso a funzionare a pieno regime da un paio di mesi consentendo l’affrancamento da quella della Toyota di Colonia che, seppur valida, aveva il difetto di essere eccessivamente lontana e meno interconnessa coi sistemi d’analisi del team.
Ora l’impianto è integrato nella storica sede della Contea del Surrey, cosa che dà vantaggi logistici e progettuali che Andrea Stella ritiene possano essere la chiave per lo scatto definitivo. Sono queste le ragioni sulle quali si fonda l’ottimismo della McLaren in chiave 2024. Gli stessi motivi per i quali Red Bull, Ferrari e Mercedes guardano con preoccupazione – e un pizzico di ammirazione – al sodalizio di Woking.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren Racing