Formula 1

Mercedes 2024: superare il “rilassamento da campioni del mondo”

Non si vince a raffica se non si tende in maniera ossessiva alla perfezione. Non basta possedere un’auto veloce, piloti di primo livello e un’organizzazione senza falle. No, è necessario essere efficaci anche nella conduzione della gara con strategie puntuali e con una gestione delle soste ai box che presenti il minor numero possibile di errori. Mercedes sembra averlo capito, anche se con un po’ di ritardo.

C’è un elemento che dà la cifra della maniacalità degli uomini della Red Bull. La squadra sapientemente diretta da Christian Horner, oltre ad aver fatto man bassa di titoli e gare, ha vinto anche il premio riservato alla scuderia che nell’anno si rende protagonista dei migliori pit stop. La sosta più veloce in assoluto del 2023, in realtà, è stata ottenuta dalla crew della McLaren che, con lo sbalorditivo tempo di 1.8 secondi siglato durante il Gran Premio del Qatar, ha sbaragliato la concorrenza. La più veloce ma non di certo la più costante. 

La classifica delle soste ai box viene infatti stilata tenendo presente, gran premio per gran premio, il pit stop più rapido effettuato da ogni team su ognuna delle due macchine. I punteggi assegnati sono uguali a quelli che si danno ai piloti. Dopo 22 gare di un altro mondiale senza storia, Red Bull svetta con 543 punti precedendo la Ferrari che tocca quota 468 lunghezze. Terza la McLaren con un bottino di 418 punti. E Mercedes? Ci arriviamo.

Qatar 2023: il pit stop dei record della McLaren

In passato non è stato scontato che un team dominante fosse perfetto in ogni ambito. Mercedes, per esempio, non si contraddistingueva per puntualità nelle scelte strategiche e nella gestione dei pit stop anche quando imperversava in Formula 1 quasi senza avversari. Problematiche che si sono trascinate e che, in un momento di crisi, sembrano essersi acuite. Red Bull, dal canto suo, ha perfezionato ogni dettaglio del suo agire presentandosi come una vera e propria macchina da guerra.  

A conferma del fatto che a Brackley abbiano molto lavoro da fare sulla materia pit stop ci sono i dati che emergono dalla classifica stilata dalla DHL. La Stella a Tre Punte ottiene solo 100 punti che le valgono il settimo posto finale nella speciale graduatoria. Se questo dato non sarà migliorato non servirà avere una macchina vicina nelle prestazioni alla Red Bull che, oltre ad essere abile nelle soste, è la squadra migliore in termini strategici. 


F1: serve la perfezione totale per battere Red Bull

Come si batte un team così strutturato, efficiente e perfettamente sincronizzato in tutti gli aspetti? Non c’è una ricetta magica, la logica impone che bisogna alzare l’asticella e portarsi al medesimo livello di perfezione. Jonathan Wheatley, direttore sportivo della Red Bull, parlando della vittoria del premio organizzato da DHL, ha sottolineato che il team primeggia da ben sei anni. Un dettaglio che spiega come la pressione sulla crew sia sempre elevatissima per spingerla a migliorarsi di anno in anno con una concorrenza che non se ne sta con le mani in mano.

Pierre Waché, direttore tecnico della squadra, ha parlato proprio della pressione che il lavorare per Red Bull produce e quanto sia necessario essere perfetti in ogni ambito per primeggiare nel confronto con veri e propri colossi dell’automobile. Ricordiamo che Milton Keyes lo fa – e lo farà anche di più da orfana di Honda – senza avere alle spalle una multinazionale dell’automotive.

Sergio Perez tallonato da Max Verstappen con DRS aperto – Oracle Red Bull Racing, Stagione 2023

Al nostro livello, non è importante la perfezione, che non si raggiunge mai, ma l’attenzione ai dettagli. Alla Red Bull abbiamo praticamente tutte le risorse e quindi non ci sono scuse se perdiamo. Almeno per quanto riguarda me. Sono un perfezionista. I tecnici sono severi, è così che facciamo la differenza. Nel nostro mestiere, una macchina che è più lenta dell’1% è una brutta monoposto, il che è bizzarro se ci si pensa“. Questo il manifesto programmatico di Waché e del team che vale da monito per i rivali. 

Le parole sopra riportate servono da lezione per la Mercedes che, negli ultimi tempi, ha avviato una grande opera di ricostruzione interna basata sull’ammissione di colpe circa una serie di infelici scelte effettuate negli ultimi tempi in vari ambiti aziendali: direzione tecnica, impostazione concettuale del mezzo e gestione delle gare.

Toto Wolff, senza troppe remore, ha ammesso che il team che guida non ha prestato la necessaria attenzione ai pit stop durante i sette anni e mezzo di dominio. Cosa che ha permesso ad altri sodalizi di definire procedure efficaci che, alla lunga, hanno contribuito a rendere più pesante il divario generale accumulato dai primi della classe. 


Mercedes: rilassamento fatale

La “condanna” per gli uomini della Mercedes è il vantaggio tecnico che ha avuto per molte stagioni. Questo gap ha fatto sì  che ogni errore di strategia o qualsiasi sosta troppo lunga potesse essere coperta e camuffata da una macchina mediamente molto più veloce del resto della concorrenza. Forse senza volerlo, questa dinamica è stata alla base di un rilassamento fatale che ora bisogna superare.

Se togliamo dall’equazione la Red Bull, la F1 attuale è molto competitiva e contenuta nei distacchi medi. In queste condizioni, che potrebbero addirittura consolidarsi nel prossimo biennio caratterizzato dalla stabilità regolamentare, ogni dettaglio conterà come un macigno nell’economia di un mondiale. Wolff lo sa e per questo, dopo l’addio di James Vowles, ha preso a ristrutturare sia il comparto strategico sia le procedure che sovraintendono alle manovre che si effettuano durante la “sostituzione volante” delle gomme. 

Toto Wolff – Team Principal Mercedes AMG F1Team

La nostra mentalità negli ultimi 12 anni è stata che non abbiamo bisogno di essere campioni del mondo nei pit stop, dobbiamo solo evitare quelli lenti – ha spiegato il team principalOra ci rendiamo conto che gli altri sono diventati così competitivi e quindi abbiamo solo bisogno di aumentare le nostre prestazioni. In termini di attrezzature e procedure dovremo fare un passo avanti per essere molto più veloci”.

Le osservazioni di Wolff spiegano più di ogni analisi le difficoltà incontrate nelle fasi calde del pit stop che, non di rado, sono le uniche occasioni per sopravanzare i concorrenti in gare bloccate. Solo perfezionando questa sfera Mercedes può pensare di rimettersi nel giro buono. Costruire una macchina veloce è un elemento fondamentale ma che rischia di non bastare in una F1 che tende ad essere sempre più compatta nei valori tecnici. Nel 2024 ci sarà la svolta?


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team, McLaren

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Diego Catalano