Bottas ha militato tra le fila Mercedes. Cinque lunghe stagioni dove il pilota finlandese ha dato il massimo. Il suo palmares comprende dieci vittorie spalmate nella sua permanenza a Brackley, venti pole position, diciotto giri veloci, cinquantotto podi, settecento ventitré giri al comando di un Gran Premio di F1 e 2 hat tricks. In due occasioni, 2019 e 2020, è stato vice campione del mondo. Numeri di tutto rispetto considerando il suo compagno di squadra: un Lewis Hamilton, sette volte iridato.
Valtteri non è mai stato un fenomeno. Ha guidato bene, altre volte stupendamente, altre ancora decisamente meno per non dire parecchio male. Il suo disimpegno non può essere definito ottimale. Senza dubbio poteva e doveva fare meglio. Il suo ruolo aveva nome e cognome: fido scudiero. Wolff lo conosceva dai tempi della Williams e lo scelse come spalle perfetta per il Re Nero. Accettare un incarico del genere non è mai semplice e come sappiamo, appunto, non lo è stato nemmeno per il trentaquattrenne originario di Nastola, Finlandia.
Ma parliamoci chiaro. Senza Toto a quale carriera avrebbe potuto aspirare “Woodman“? Chi all’interno del Circus gli avrebbe mai offerto un sedile da protagonista in un top team? Probabilmente nessuno. Proprio su questo punto ha giocato la strategia del fulgido team principal della Mercedes, la classica offerta difficile se non impossibile da rifiutare. Un’eventualità che di fatto ha offerto a Bottas la possibilità di catapultarsi sotto le luci dei riflettori e, ogni tanto, quando era in giornata, dare una spallata a Lewis per ricevere le massime attenzioni della stampa.
Ma l’essere umano per natura difficilmente si sa accontentare, specie se durante suo percorso si rende conto che l’anelito tanto bramato potrebbe essere vicino. Molto di più di quanto mai lo sarà in futuro. E allora ecco che la voglia di provare a sconfiggere il fenomeno con cui dividi il garage emerge. Prepotentemente. Peccato che il team non fosse affatto della stessa, parlando di Bottas. Al contrario l’ordine era sempre il medesimo quando il contesto lo richiedeva: sottostare alle tattiche studiate a monte dalla squadra e di riflesso “prostrarsi” al cospetto di sua maestà Lewis Hamilton.
Proprio quest’oggi il team di Brackley spiffera ai media la data dell’unveiling relativo alla sua prossima opera aero-meccanica per la campagna agonistica 2024. Parliamo della W15 che offrirà un primo scorcio al mondo il 14 Febbraio 2024, nella giornata in cui la società fa festa agli innamorati. Una vettura che avrà ben poche analogie con la sua “sfortunata” progenitrice, avvelenata dal concetto “zero pod” che di fatto non ha solo funzionato sulla carta. Durante precedente egemonia Bottas era presente ma come sappiamo doveva recitare uno spartito deciso con le gambe sotto il tavolo.
Una condizione di fondo limitante. Uno stato di negazione continuo che, al di la delle sue reali possibilità nel battere un fenomeno come Lewis, molto poche per essere sinceri, ha circoscritto il suo compito a “mero braccio destro”. Credere in se stessi sapendo che l’appoggio della scuderia pende fortemente verso il tuo teammate è alquanto difficile. Una situazione che porta a un chiara “depressione sportiva” dalla quale scappare fa parte di uno scenario chimerico. Sebbene Valtteri affermi di non aver ricevuto particolari pressioni il quadretto è presto spiegato.
Partecipare attivamente ai briefing di un weekend non significa avere le così dette pari possibilità. Poter accedere ai dati del compagno e usarli per sommare cifre al proprio valore, può essere giudicato in maniera positiva solamente quando, chi comanda, ti assicura un trattamento paritario. E allora cosa si può fare in una situazione del genere? Bottas sostiene che fare lo stronzo (non aiutare il compagno e pensare solo a se stessi) avrebbe portato alla rottura del suo contratto. Un commento che di fatto conferma la sua funzione di spalla all’interno della squadra tedesca.
I rimpianti sono comunque pochi a quanto pare. Probabilmente perché, guardandosi allo specchio tutte le mattine nella sua permanenza in Mercedes, Valtteri ha sempre saputo di avere meno talento di Lewis e di conseguenza pochissime possibilità di batterlo. Di sicuro una certa differenza nella sua impostazione alla guida si è notata durante la stagione 2021, quando forte del suo prossimo abbandono il pilota nordico è riuscito a gestire con meno angustia il suo lavoro e accettare con più serenità ,una volta per tutte, la sua “condizione imposta”.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Mercedes AMG F1 Team