Mercedes gate, atto quarto. Dopo che la F1 era stata sconquassata dall’inchiesta aperta e poi chiusa con un goffo dietrofront, ne erano scaturite reazioni e controreazioni che, nei giorni scorsi, abbiamo sintetizzato in tre puntate che potete consultare a questi link: 1,2,3. Proprio nell’ultimo scritto veniva evidenziato che l’augurio che tutto si potesse chiudere con la nota federale dell’altro ieri rischiava di non concretizzarsi. Così è stato.
Non si tratta di possedere capacità divinatorie, sono logica e buon senso che lasciavano ritenere che la partita potesse arrivare ai supplementari. Quando a sfidarsi sono gruppi di potere così forti è naturale che la vicenda si auto-alimenti per essere risollevata nel momento in cui servirà alle parti lese per far valere le proprie istanze in altre sedi.
Aver offerto questo comodo assist è forse la colpa principale del manager emiratino che ieri, ai premi FIA, appariva sorridente e tronfio quasi a voler nascondere il pasticcio procedurale di cui è responsabile e per il quale ha portato l’ente che guida, la Federazione Internazionale, a essere ridimensionato agli occhi di tutti i soggetti che operano in Formula Uno.
Dalle parti di Brackley non hanno atteso che il fuoco si spegnesse trasformando i tizzoni in grigia cenere, hanno battuto il ferro bollente per forgiare la spada che vuole annichilire il n°1 di Place de la Concorde. “Comprendiamo che ci sia un significativo interesse dei media per gli eventi che si sono verificati in questa settimana“, ha spiegato Toto Wolff alludendo alla questione nella quale, insieme alla moglie, Susie Stoddart, è stato protagonista in contumacia.
“Attualmente è in corso uno scambio legale attivo con la FIA. Siamo in attesa di avere piena trasparenza su ciò che è avvenuto e perché, e ci siamo espressamente riservati di adire a vie legali. Chiediamo la vostra comprensione – il comunicato si rivolge direttamente ai media che in fondo sono rei di aver sollevato una questione inesistente cavalcata dalla FIA in maniera avventurosa – per il fatto che non faremo commenti ufficiali in questo momento, ma affronteremo sicuramente la questione a tempo debito”.
Affrontare la questione, tradotto dal “formalese” alla lingua corrente, significa procedere contro la Federazione per ottenere un risarcimento per i danni d’immagine arrecati con un’azione rischiosa perché imperniata nel fango dell’accusa non provata e non nel solido acciaio rappresentato da prove monolitiche. L’ente che fa le regole, le mette in esecuzione e che sanziona per l’eventuale infrazione delle stesse non può permettersi di muoversi con tanta spregiudicatezza.
La possibile azione legale della Mercedes si dovrebbe leggere proprio nell’ottica di inchiodare la FIA alle proprie responsabilità evitando che, in futuro, possa comportarsi da despota giudicante valicando il normale esercizio delle proprie funzioni. Se i legali del sodalizio anglotedesco non hanno ancora mosso passi formali è perché vi è in corso un’interlocuzione con la FOM per capire se è il caso di agitare ulteriormente acque già tempestose.
Certo è che Toto Wolff, manager scafato e cinico quando si tratta di tutelare i suoi interessi, può ora sfruttare questo caso per essere più forte ai tavoli decisionali. Difficile capire se e come si svilupperanno i fatti, così come è impossibile quantificare il danno per la cattiva pubblicità. Certo è che Mercedes ne esce con le spalle larghe, rafforzata, mentre Mohammed Ben Sulayem ne vien fuori ridimensionato. E forse, per salvare il salvabile, sarà proprio il manager emiratino a pagare quando sarà tempo di rinnovare il mandato federale.
I voti per la rielezione non arrivano dalla sola F1 visto che sotto l’egida di Place de la Concorde si sviluppano diversi campionati, ma il peso specifico del Circus è molto elevato e la chiacchierata scissione dalla FOM, che in queste ore viene brandita come monito, potrebbe avere un peso non indifferente nell’orientare le votazioni che si terranno a fine 2026.
Nel frattempo che certi eventi si maturino, dal clan Mercedes è arrivato anche il giudizio di Lewis Hamilton che, proprio a margine dei premi FIA, non le ha mandate a dire. Atto assai simbolico che spiega bene come il vento anti federale spiri fortissimo sulla F1. “È stata una settimana difficile – ha esordito il britannico – Una settimana davvero deludente nel vedere che l’organo di governo del nostro sport ha cercato di mettere in discussione l’integrità di una delle più incredibili donne leader che abbiamo mai avuto nel nostro sport. Con Susie Wolff, senza fare domande, senza alcuna prova. Per poi chiedere scusa alla fine. È semplicemente inaccettabile“.
Parole durissime che Ben Sulayem ha incassato senza replicare. Ma il colpo è arrivato al bersaglio. Hamilton, senza risparmiare ulteriori cannonate, ha proseguito: “Abbiamo un sacco di persone fantastiche all’interno dello sport che stanno facendo un lavoro straordinario. C’è una lotta costante per migliorare la diversità e l’inclusione all’interno del settore. Ma sembra che ci siano alcuni individui nella leadership della FIA che, ogni volta che cerchiamo di fare un passo avanti, cercano di farci tornare indietro. Questa situazione deve cambiare. Questo è uno sport globale. E noi abbiamo l’incredibile opportunità e responsabilità di essere leader del cambiamento”. Le pareti della sede della FIA tremano ancora.
“Abbiamo la responsabilità di assicurarci di spingere nella giusta direzione. Quindi, voglio riconoscere che ci sono molte persone che stanno facendo un ottimo lavoro. Ma dobbiamo fare dei cambiamenti per assicurarci che tutti noi stiamo andando nella stessa direzione“, ha spiegato il sette volte iridato che, approfittando del momento che vede Mercedes nel ruolo del martello, ha fatto altre osservazioni che non saranno piaciute al dirigente emiratino.
“Baku è davvero un posto bellissimo. Mi chiedo se la FIA stia davvero pensando alla sostenibilità, perché così tante persone sono venute qui mentre la FIA è a Parigi. Sarebbe stato facile organizzarlo lì. In questo ultimo passaggio Hamilton, comunque sensibile alla questione come ha dimostrato in altre situazioni, sposa la visione di Liberty Media che, in questa assurda vicenda (così va definita) sembra giocare il ruolo di spettatrice ma che in realtà sta muovendo i fili nell’ombra accrescendo il suo già ampio potere. Questo è il più clamoroso degli autogol di Mohammed Ben Sulayem.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team