Red Bull – AlphaTauri, un legame solido che ha permesso alla scuderia italiana di poter vivere ancora dopo vari passaggi di mano che ne stavano per determinare l’irreversibile caduta nell’oblio (non sarebbe stata la prima realtà in F1) e che ha consentito alla compagine austriaca di crescere futuri campioni nonché di essere un serbatoio tecnico per elementi che poi sarebbero stati riversati, efficientati e sviluppati a dovere, sulle vetture della controllante. Ogni riferimento alla motorizzazione Honda è puramente voluto.
Sembrerà paradossale ma, nonostante il controllo apposto da una parte sull’altra, Faenza ha potuto avere un grado di indipendenza abbastanza elevato circa alcune scelte tecniche sulle quali Red Bull non ha voluto – né potuto a causa del regolamento – incidere. Le norme permettono l’utilizzo di alcuni componenti della Red Bull Technology. Jody Egginton, responsabile del progetto AT04, aveva spiegato, in sede di presentazione della vettura 2023, che la sinergia tra le due realtà andava in continuità con le annate precedenti.
“Manteniamo alcuni componenti con le stesse specifiche dell’anno scorso, mentre altri sono stati modificati, ma la gamma totale di componenti acquistati dalla Red Bull rimane praticamente la stessa. Questa è una scelta strategica che facciamo di volta in volta, ma nel complesso rappresenta una continuità con ciò che abbiamo fatto lo scorso anno”. Una vettura nata usando alcune parti comuni che, evidentemente, non si sono sposate con il concept designato dall’ingegnere inglese visto come si è dipanata la stagione (AlphaTauri ha chiuso al terz’ultimo posto, ndr).
Quel grado di indipendenza che Milton Keynes ha dovuto concedere alla realtà faentina non ha pagato. Se da un lato Adrian Newey sforna veicoli sorprendentemente veloci e dannatamente efficaci, Jody Egginton, la controparte che opera in Italia, non è stato in grado di concepire una monoposto abile a lottare sistematicamente per la zona punti.
Questo testacoda, specie durante l’estate, aveva generato diverse voci che preannunciavano la vendita dell’equipe faentina. Helmut Marko aveva spiegato che per il futuro della franchigia cisalpina era previsto un ampliamento della collaborazione con Oracle Red Bull Racing nel pieno e puntuale rispetto dei regolamenti. “Vogliamo essere in grado di utilizzare più risorse in modo efficiente. È previsto che alcune parti della squadra vengano trasferite in Inghilterra, per esempio”.
L’entità di questo trasloco non fu esplicitata. Si riteneva, in ogni caso, che il comparto progettazione potesse fare le valigie per avvicinarsi alle strutture di Milton Keynes e per lavorare nella galleria del vento che sorgerà non lontano dal campus dove nasceranno anche le nuove power unit create con la collaborazione della Ford. Questa era l’opzione morbida, meno indolore, che alla fine si è realizzata e che ha scongiurato la partenza di un programma ben più radicale che avrebbe portato alla chiusura degli stabilimenti italiani.
Dopo mesi di riflessioni, l’idea del trasloco coatto è stato archiviata: AlphaTauri è rimasta dov’è, ma il team pivot ora intende apporre un controllo maggiore (ma non eccedente) anche per via del programma powertrains per il quale la scuderia italiana è pienamente coinvolta. Come accadde con Honda, la vettura potrebbe essere una buona base per sviluppare le power unit senza subire gli effetti negativi delle troppe sostituzioni eventuali. Le ex Minardi potrebbero diventare delle vere e proprie cavie tecniche da sacrificare per il bene della sorella maggiore austriaca.
Smentite direttamente da Horner anche le voci di vendita del sodalizio italiano, resta da capire come dare un futuro più consistente ad AlphaTauri, una scuderia alla quale non vengono chieste vittorie e gloria, ma da cui si pretende una maggiore efficacia. A Milton Keynes ritengono che la squadra abbia bivaccato e ora si pretende di più. Non a caso è stato inserito nell’organigramma dirigenziale Peter Bayer, ex uomo forte della FIA cercato direttamente da Horner. Nella stessa direzione si incastra la presenza di Laurent Mekies che vestirà il ruolo di team principal.
La guida tecnica, ancora affidata a Jody Egginton, vedrà una supervisione più stretta da parte di Milton Keynes, ma senza valicare i confini regolamentari che sulle collaborazioni tra team sono molto serranti. Qualcuno, osservando la storia recente, aveva immaginato che AlphaTauri potesse replicare il modello adottato dalla Racing Point che, nel 2020, si presentò con una monoposto “molto simile” alla Mercedes che aveva vinto il mondiale nel campionato precedente.
In un contesto di stabilità normativa come quello che si avrà l’anno venturo, è venuto in automatico pensare che la AT05 potesse essere una RB19 ritinteggiata. Christian Horner ha riferito che non ci sarà una replica dello schema 2020. Red Bull, dopo la penalità arrivata per lo sforamento del budget cap, vuole tenersi alla larga da altre ipotetiche sanzioni. Si ricordi che la FIA sollevò una multa di 400.000 euro e la decurtazione di 15 punti dalla classifica costruttori alla scuderia di Lawrence Stroll.
“Siamo molto lontani da una Mercedes rosa – ha osservato ad Autosport il team principal inglese punzecchiando i rivali della Stella a Tre Punte – Ci sono alcuni componenti trasferibili che sono chiaramente elencati nei regolamenti e che puoi fornire ed è quello che AlphaTauri riceve. Tra la RB19 e la AT04 ci sono differenze sostanziali. Probabilmente ci sono altre auto sulla griglia che sono molto più vicine di concetto rispetto all’AlphaTauri. Basta guardare una Aston Martin o anche una McLaren. La sospensione posteriore di quest’ultima, concettualmente, è molto vicina alla nostra”.
Horner ha ribadito che lo staff tecnico della AlphaTauri potrà e dovrà procedere in autonomia progettuale e che non sono all’ordine del giorno passaggi di tecnici tra Milton Keynes e Faenza. “Ci sono alcuni componenti che possiamo fornire, come avviene con Mercedes e Ferrari che forniscono ad alcuni team cambi, sospensioni, strumenti di simulazione e galleria del vento. Dipende da loro se vorranno utilizzarli”.
“La McLaren – ha concluso Horner lanciando un’altra velata frecciatina alla Mercedes – ha utilizzato questi strumenti, per certi aspetti, meglio rispetto al proprio fornitore, da metà anno in poi. Dipende dall’utilizzo e da ciò che è consentito dalle regole”. Puntualizzazione non dovuta ma forse necessaria in un periodo in cui i sospetti scaturenti dai conflitti di interessi sono assoluti protagonisti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia AlphaTauri, Oracle Red Bull Racing