Formula 1

Penalità e limitazioni ATR hanno fatto “le fortune” della Red Bull

Capacità di adattamento. Questa è forse la caratteristica principale che un team di F1 deve possedere per cavalcare le ere tecniche e per farsi trovare pronto per scalare i gradini che portano alla vetta. Red Bull ne è forse l’esempio più concreto. Che la massima serie a ruote scoperte sia cambiata negli ultimi anni è un dato di fatto incontrovertibile. Non ci riferiamo solo a questioni ingegneristiche, sarebbe troppo semplice menzionarle, ma piuttosto a tutta la sfera che alle cose tecniche ruota intorno.

Il budget cap, strumento legislativo introdotto anche per rispondere alla crisi finanziaria scaturita da quella pandemica, ha determinato un cambio di modello organizzativo molto profondo. Quelle realtà che fino a qualche tempo fa potevano spendere quasi senza limiti hanno dovuto ricalibrare le modalità gestionali per non andare fuori controllo ed incappare in pesanti sanzioni del giudice.

Le sfide più difficili che il vincolo di spesa ha posto afferiscono alla sfera progettuale. E qui Red Bull ha mostrato grandi virtù visto che, proprio negli anni in cui la tagliola del tetto di spesa è stata applicata, ha dato scacco matto alla Mercedes. Opera ancora più meritoria visto che si è saputa confermare nonostante il team abbia operato per un anno in regime sanzionatorio sfornando, nonostante ciò, la vettura più vincente di sempre. 

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) delizia il pubblico di Abu Dhabi a bordo della sua RB19

Cosa ha fatto la differenza? Quali strategie hanno permesso a Red Bull di mandare in crisi il paradigma Mercedes che sembrava inscalfibile? Lo aveva spiegato qualche tempo fa l’ingegnere capo del team di Milton Keynes, Paul Monaghan. “La disciplina è cambiata. Prima potevamo prendere in considerazione aspetti che avrebbero potuto comportare cambiamenti più importanti e costare di più ed eravamo in una posizione estremamente privilegiata per poterlo fare“.

La nostra disciplina ingegneristica si è dovuta adattare a queste regole. Quello che abbiamo fatto negli anni precedenti ora non è più possibile farlo. È pur vero, però, che lo stesso vale per gli altri. È uguale per tutti: andiamo avanti e vediamo come va“.

La scuderia anglo-austriaca è stata capace di imporsi nonostante gli effetti negativi incrociati della penalità e del meccanismo dell’Aerodynamic Test Regulation, un balance of performance ammantato da un nome più accattivante, che prova ad azzoppare i puledri più vigorosi.


Red Bull: la penalità il boost tecnico-psicologico su cui si fonda la stagione 2023

Il successo della Red Bull in campionato – e sembra un’assurdità se messa in questi termini – nasce proprio dalla penalità la cui scadenza è scattata nell’ottobre del 2023. Da quel momento, stante le ulteriori limitazioni aerodinamiche che si sommavano a quelle previste dall’ATR, i tecnici hanno dovuto lavorare su parti che non prevedevano il solo uso della galleria del vento. C’è un passaggio di un’intervista rilasciata da Horner sul finire della stagione che è eloquente:

I regolamenti sono stabili, quindi abbiamo lo stesso telaio e lo stesso cambio dell’anno scorso. Molte cose siamo riusciti a portarle anche per quest’anno. Il team ha fatto un ottimo lavoro per sviluppare in modo efficiente la vettura, ridurre il peso e mantenere questo tipo di prestazioni sui vari circuiti che abbiamo affrontato“.

Chris Horner, team principal Oracle Red Bull Racing

A Milton Keynes, dunque, si è spinto sull’alleggerimento generale del mezzo, un processo avviatosi con il pacchetto Imola 2022 che aveva iniziato a mettere le ali alla RB18 e sull’affinamento aerodinamico di un concetto che aveva subito dimostrato di funzionare e verso il quale tutta la F1 sta convergendo e convergerà.  

Red Bull, a differenza di molti rivali, non ha dovuto stravolgere durante l’inverno o in corso d’opera, ha dovuto solo limare qualche asperità. Un processo naturale per una macchina vincente ma che è stato forzato dalle contingenze emerse a fine campionato scorso.

D’altro canto Newey, Monaghan e Waché, il triumvirato tecnico dell’equipe austriaca, aveva lasciato intendere che, a seguito della penalità, si sarebbe spinto su determinati settori piuttosto che su quelli che prevedevano un massiccio uso della galleria.


Red Bull: la ricetta Newey

Di sicuro c’è che in Red Bull avevano vissuto la penalità come un atto di accerchiamento e la cosa ha generato una specie di boost psicologico, uno stimolo a spingere ancora di più.

Marko e Horner avevano avvisato tutti: la penalità li avrebbe caricati ulteriormente. Così è stato. Tra l’altro, la cosa ha permesso di individuare un nuovo ed efficiente modello che può essere usato anche ora che la situazione è tornata alla normalità. 

Chiaramente la buona riuscita di questo riassetto prima mentale e poi tecnico-operativo non era affatto scontata. Lo ha affermato, con grande onestà intellettuale, direttamente Adrian Newey.

Adrian Newey – Oracle Red Bull Racing

Il fenomeno della progettazione di Stratford-Upon-Avon ha ammesso, al podcast Formula For Success, che si sarebbe aspettato un campionato più complesso: “All’inizio della stagione pensavamo che quest’anno sarebbe stato davvero difficile. Nessuno si aspettava che sarebbe andata così”. Si è arrivati a questo stato di perfezione quasi totale (non piena perché c’è “la macchia” Singapore) grazie alla maniacale cura del dettaglio che Newey spiega.

Non sono mai stato soddisfatto. Abbiamo avuto una stagione fantastica, abbiamo infranto record, ma la realtà è che ci sono cose della vettura che riteniamo possano essere migliorate. Quindi ci si concentra su quali possano essere i nostri punti deboli e ci chiediamo come possiamo migliorarli. Singapore è stata la gara che non abbiamo vinto. È abbastanza utile per noi, perché, se devo essere sincero, abbiamo fatto una figuraccia che ha messo in luce alcuni punti deboli della macchina”. 

E proprio su questi si sta lavorando in un inverno non più condizionato dalle afflizioni federali. La convergenza prestazionale potrebbe ridurre l’apertura del gap sui concorrenti e proprio per questo in Red Bull stanno curando ogni minimo dettaglio per estrarre prestazioni da un progetto che non si ritiene ancora totalmente maturo e che ha dunque ancora dei margini di sviluppo. Cosa che gli avversari sperano non accada.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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Diego Catalano