Red Bull domina la F1 da un paio di stagioni oramai. Lo fa grazie alle grandi capacità tecniche che la scuderia possiede. Sono diversi i meriti in seno al team e senza dubbio, tutti assieme, hanno fatto una grande differenza. Innanzi tutto parliamo del pilota. Un certo Max Verstappen che sin dalla tenera età ha chiaramente dimostrato un talento accecante, smisurato. Qualcosa che la squadra di Milton Keynes ha visto negli occhi dell’olandese sin da bambino. La fiducia verso i suoi mezzi è stata massima e a conti fatti possiamo dire che è stata ampiamente ripagata negli anni attraverso i risultati strepitosi.
Hasselt ha dato vita a un fenomeno fuori dal comune che però non sempre, in passato, si poteva definire “facilmente gestibile”. Il livello di maturazione raggiunto tramite il lavoro ha fornito tanta sicurezza eliminando la sua parte “malevola”. Parliamo di errori e troppa foga che spesso sfociavano in problemi seri corredati a conseguenti ritiri buttando alle ortiche il grosso potenziale. Poi, in maniera graduale, il tre volte campione del mondo di F1 è maturato. Un percorso supportato da una scuderia che ha scelto di incastonare al centro del progetto le sue innate capacità.
Un altro merito che ha sospinto Red Bull verso l’alto riguarda la parte tecnica. Un gruppo di lavoro capeggiato dalla mirabolante mente di Adrian Newey. Il progettista nativo di Stratford-Upon-Avon ha dato i natali a diverse opere di ingegneria aero-meccanica strabilianti. La sua capacità di tradurre su pista i dettami tecnici di un corpo normativo non ha eguali. Lo dimostra da circa una trentina d’anni quando l’allora direttore tecnico della William, un certo Patrick Head, lo scelse per rimpolpare il suo stuolo di risorse umane mettendolo sotto contratto quando aveva poco più di 32 anni.
Da li in poi l’escalation verso i successi, sino all’approdo nella scuderia austriaca nel freddo Febbraio britannico del 2006. Le competenze sciorinate dal sessantaquattrenne hanno portato a risultati davvero impressionanti a livello competitivo. Tuttavia il supporto del sostegno altrui senza dubbio ha sommato più di una cifra al valore dei suoi progetti. Ci riferiamo a una figura esperta e qualificata, capace di infilarsi tra le pieghe normative, in grado di identificare le aree grigie di un regolamento, quelle più fumose, con il chiaro obiettivo di trarre benefici palpabili.
Le variabili di un sistema saltano nel momento in cui la comprensione completa sull’argomento trattato fa presenza. Elementi che sommati disciplinano una categoria assai complicata, ad esempio, come la F1. Massimizzare i concetti e rendere effettive quelle che potrebbero sembrare semplici “note a margine”. Fare programmi su circostanze e permearle di significato: Jonathan Wheatley fa questo di lavoro. È un meccanico capo che però “sbriga” il ruolo di direttore tecnico in Red Bull da molto tempo, oramai, peraltro con ottimi risultati.
Il suo compito “reale” prevede far rispettare le regole sportive imposte dalla Federazione Internazionale. Una mansione che ha trasformato il cinquantaseienne britannico in una sorta di massima autorità concernente il corpo normativo. Da qui nasce la sua capacità interpretativa. Interrogato a tal proposito Jonathan non ne fa mistero. Al contrario spiega con precisione il suo incarico, svelando di fatto agli ascoltatori del podcast di Red Bull le modalità attraverso le quali l’inglese agisce.
Le valutazioni sono parecchio interessanti. Wheatley si racconta e menziona un certa “benevola follia” nell’adempimento ai suoi doveri. Un pizzico di “pazzia creativa” utile alla causa. Si valuta pertanto ogni singolo aspetto della massima categoria del motorsport in merito alle regolazioni vigenti sulle ordinanze della FIA. Una visione sul futuro per maturare un’idea che possa in qualche modo fare centro. Il tutto provando a mantenere il massimo controllo sull’argomento, in quanto la fattualità del proprio incarico resta un punto fermo da applicare.
Le fasi di “brainstorming” sono molto lunghe, necessarie per preparare al meglio ogni singola fase della stagione di F1. Jonathan si sente pronto solo quando il pensiero di aver messo assieme un ottimo lavoro dietro le quinte si palesa. Non prima. D’altra parte lo sottolinea apertamente “essendoci sempre qualche gemma nascosta che le persone dimenticano”. Questo è l’unica maniera per sommare fiducia alla fortuna di credere in se stessi, aspetto che porta a schiarire contesti nebulosi quando le regole sono poco chiare e, ovviamente, ricavare il massimo vantaggio possibile per il bene della scuderia.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Oracle Red Bull Racing