Red Bull, nell’ultimo biennio, è stata così tecnicamente avanti alla concorrenza che si è potuta permettere, senza che la cosa generasse problemi, l’esplosione di una bella grana interna che, pare, sia stata finalmente risolta. Roba che in altri team avrebbe determinato riassetti, epurazioni ed emorragie di punti ma che a Milton Keynes non ha spostato di un millimetro gli equilibri. A dimostrazione che il meccanismo è così efficiente da poter superare temporanee difficoltà.
I fatti. Negli uffici dirigenziali della Red Bull si era aperta una sorta di sfida tra due correnti i cui rappresentanti finali sono Helmut Marko e Chris Horner. Una tensione talmente forte che il consiglio di amministrazione di Red Bull GmbH sembrava poter mettere in discussione lo status di super consulente esterno dell’ottantenne di Graz.
Sintetizzando, le cose stavano più o meno così: la questione era emersa con la morte di Dietrich Mateschitz, evento dal quale sarebbe scaturita una lotta di potere interna. Ricordiamo che Red Bull è un’azienda dalle due anime: quella austriaca, da un lato, quella thailandese dall’altro. L’uomo d’affari di Sankt Marein im Mürztal aveva lasciato la gestione al figlio Mark, ma questa decisione era stata nei fatti impugnata dagli azionisti asiatici che sono vicini a Chris Horner. I Mateschitz, di contro, avevano in Helmut Marko il loro uomo.
Da qualche tempo l’ala Horner ha preso sempre più spazio nei team di F1 tanto da apporre il controllo anche in AlphaTauri con la nomina di Peter Bayer nel ruolo di CEO dell’equipe faentina. Un processo lento ma inesorabile che è stato anche alla base della rottura con Porsche. Gli austriaci spingevano per un legame forte con la casa tedesca, i thailandesi, capeggiati dal team principal, premevano per una maggiore autonomia. Da qui l’accordo con Ford che garantisce il prosieguo dell’avventura del reparto powertrains di Milton Keynes.
Un paio di mesi fa sembrava imminente la convocazione del consiglio di amministrazione del gruppo Red Bull per affrontare proprio il futuro di Helmut Marko. Indiscrezione che non trovò conferma né seguito immediato. Ma quel momento sembra essere arrivato. E’ lo stesso ex pilota di Graz che aveva fatto addensare nuvole sul suo futuro: “Continuare a svolgere il ruolo di consulente? Se ne parlerà la prossima settimana”.
Quel momento è giunto e le notizie che arrivano dall’Austria raccontano di un caso finalmente chiuso: “Sì, tutto sta andando come previsto“. L’ex pilota quindi in sella e l’anno prossimo farà capolino sui 24 palcoscenici che comporranno il calendario. “Sì, ma questo non è uno stress per me – ha spiegato Marko a OE24 – Se dicessi che è una follia, sarebbe difficile. Ma mi ripeto: L’Australia è bellissima, non vedo l’ora di andare a Melbourne. Farò il mio lavoro per la Red Bull Racing da venerdì alle 11 del mattino fino a domenica sera e non vedo l’ora“.
Chiaramente le opposizioni degli ultimi mesi e la soluzione del “conflitto morbido” determineranno una ricalibrazione dei poteri in seno al team. E’ molto probabile che Horner possa assumere poteri ancor più grandi. I dirigenti dell’azienda specializzata nella produzione e commercializzazione delle famose bibite energetiche hanno di fatto affidato anche l’AlphaTauri al manager inglese. Una sorta di uomo ombra che sta operando in silenzio per il team faentino.
Il processo è partito quando Horner ha piazzato nella ex Toro Rosso due pedine scelte in prima persona: Laurent Mekies strappato alla Ferrari e Peter Bayer dimessosi dal secondo scranno della FIA. Uomini forti che risponderanno direttamente al manager inglese che soverchia in importanza la figura di Marko che, anche per motivi anagrafici, non può chiaramente essere il futuro del gruppo austriaco.
Tornando a Milton Keynes, è evidente che le figure apicali della franchigia vogliano continuare a perseguire con determinazione il modello della stabilità che tante soddisfazioni ha dato negli anni. La grande “ossessione” della Red Bull è la programmazione. Solo grazie a una spiccata capacità di pianificazione la scuderia di Milton Keynes è riuscita, negli anni, a cavalcare le diverse stagioni tecniche restando sempre ai vertici della F1.
Quante storiche scuderie abbiamo visto annaspare nelle difficoltà dopo aver perso un motorista o dopo aver affrontato dei cambi normativi? La mente corre alla Ferrari che non riesce a vincere un titolo piloti dal 2007 ed uno costruttori dal 2008, ma ancor di più va a realtà come Williams e Mercedes che stanno affrontando una crisi di risultati senza precedenti.
C’è una figura intorno alla quale la Red Bull ha creato le sue fortune: quella di Adrian Newey. Il geniale ingegnere di Stratford-Upon-Avon si unì alla squadra nel febbraio del 2006. La scuderia austriaca, pur di tenersi stretto il suo capotecnico, gli consente di poter lavorare su progetti paralleli tramite i quali ricarica le batterie degli stimoli per presentarsi ogni anno più creativo che mai.
Red Bull, ogni volta che arriva qualche proposta per il proprio tecnico, fa muro concedendogli sempre qualcosa in più per evitare che possa portare altrove i preziosissimi segreti concettuali che ha definito negli anni. Chiaramente questa cosa incontra la volontà dello stesso Newey che è sempre stato restio ad allontanarsi dall’Inghilterra come confermato a più riprese dagli esponenti del mondo Ferrari che non hanno negato di avergli fatto delle offerte importanti.
Quello imposto da Red Bull è un modello operativo ed organizzativo che sta facendo scuola in Formula Uno: continuità ed elasticità. Se andiamo ad osservare ancora una volta ciò che accade in Ferrari, vedremo come è differente l’approccio del sodalizio italiano. Se a Milton Keynes si opta per una persistenza manifesta, a Maranello prevalgono i cambi improvvisi che determinano un furioso avvicendarsi di team principal e di figure tecniche di riferimento.
La storia recente sta narrando che in Formula Uno paga la stabilità e non la discontinuità umorale. In Red Bull hanno dimostrato di riuscire a tenere la barra dritta anche nei momenti difficili. Le tensioni tra Horner e Marko sono state assorbite da un meccanismo ben funzionante. Se in altre realtà si sarebbe arrivati a rimescolamenti dirigenziali, a Milton Keynes si prosegue nel profondissimo solco tracciato da anni. Con evidenti benefici.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing