L’ex presidente FIA e uomo solo al comando dell’era d’oro Ferrari–Schumacher, Jean Todt, ha deciso di rompere il silenzio e attacca frontalmente Mohammed Ben Sulayem. E no, non può essere casuale. Cercate di unire i puntini. Il francese ex team principal della rossa, dopo la fine del suo lungo regname all’interno della Federazione Internazionale (2009-2021), si era messo volontariamente in un vero e proprio cono d’ombra, rimanendo silente lontano dalla F1.
Ed aveva sicuramente masticato amaro perché aveva cercato di far eleggere Graham Stoker, che avrebbe rappresentato la linea della continuità visto che il britannico era il suo braccio destro. La sconfitta era arrivata come un fulmine a ciel sereno. Aggiungiamo alla trama che il nuovo presidente, appena insediato, non si era fatto pregare nel lanciare bordate mica male alla precedente gestione, ossia a Todt.
Ecco le accuse di Sulayem, riportate da molti media, proprio qualche tempo dopo la sua elezione: “Abbiamo trovato una situazione finanziaria di cui non eravamo a conoscenza. Avevamo un deficit che ha preceduto la pandemia, ma sono contento di averlo colmato”. Si parlava di …un buco di 20 milioni di dollari”, aggiungendo che i primi giorni della sua presidenza erano stati caratterizzati da una causa riguardante l’Halo. E Todt, muto.
Il “nostro” ha cominciato a parlare di F1 in modo esplicito qualche settimana fa, appoggiando sostanzialmente Massa, e dichiarando per ben due volte (anche recentemente) che a suo parere il Gran Premio di Singapore del 2008 doveva essere cancellato dal calendario. E qui cominciano i problemi, perché è chiaro che si tratta di un attacco a Briatore e indirettamente a chi lo ha completamente riabilitato, cioè Domenicali, suo ex pupillo in Ferrari.
Ma arriviamo ai giorni nostri e all’intervista “esplosiva” che ha rilasciato al prestigioso quotidiano francese L’Equipe. Repliche puntute, oserei dire. L’ex presidente ha spiegato:
“Quando me ne sono andato, dovevano esserci più di 250 milioni di euro nelle riserve federali e quando ero arrivato nel 2009, c’erano appena 40 milioni di euro, sebbene la FIA avesse ceduto i diritti commerciali della F1 per cento anni solo qualche anno prima. Non mi sembra il caso di parlare di deficit, visto che quando me ne sono andato, il budget FIA era stato triplicato, grazie all’introduzione di nuovi campionati e fonti di reddito, come la Formula E, il Campionato Mondiale Endurance o il Campionato Rally Raid”.
Jean poi ha aggiunto: “È vero che abbiamo lasciato una controversia quando me ne sono andato, ma il processo sull’Halo non era stato nascosto sotto il tappeto. Era ben documentato e monitorato dai nostri servizi; l’avevamo presentato al Senato e al Consiglio Mondiale prima che me ne andassi, e l’attuale presidente aveva partecipato a quella presentazione” […] Quando me ne sono andato, non c’era nulla di segreto. Non sono sorpreso perché sapevo chi sarebbe stato il mio successore. Conosco il personaggio”.
Quel “conosco il personaggio” è una vera e propria stilettata, ma il bello arriva dopo. Mohammed Ben Sulayem aveva criticato molte altre cose della gestione di Todt. La risposta, al curaro: “No, non mi importa. È tutto fumo. Parto dal principio che quando si chiude un capitolo e se ne apre un altro non ha senso attaccare chi ti ha preceduto. Lasciando Peugeot, Ferrari e la FIA, non ho mai fatto un commento malevolo. È inutile lanciarsi in accuse, soprattutto quando sono false”. E in chiusura: “Tutto ciò che era stato messo in atto durante il mio mandato è stato stravolto…”.
Todt quindi mette una pietra tombale su questi due anni turbolenti. Cinicamente ti viene da pensare che Jean, uno che ha certamente una memoria da “elefante”, carattere abbastanza duro, uomo raramente simpatico ma vincente (ed è la cosa che conta, vedi palmares Ferrari) non abbia replicato inizialmente alle accuse del suo successore vuoi perché affaccendato da altre cose, vuoi perché, secondo i “manuali” della guerra, devi attaccare il tuo nemico quando sai di potergli fare davvero molto male.
Cioè quando è in massima difficoltà. E’ come aprire un altro fronte mentre l’esercito nemico è impelagato già in due o tre battaglie. Perfidamente penso che se ci doveva essere un momento per danneggiare a livello pubblico Mohammed Ben Sulayem (che tanto ha fatto con le sue mani) era proprio questo. Il messaggio neanche troppo cifrato di Todt è: non avete scelto la continuità (il mio candidato), ecco i risultati.
O, forse e in aggiunta, poiché Todt ha certamente mantenuto rapporti con un mondo che lo ha visto più che protagonista, la lotta di potere in FIA sta arrivando al culmine dopo appena due anni di nuovo corso. E non si tratta solo di far saltare l’attuale presidente, ormai da tanti definito non all’altezza, ma di definire un nuovo equilibrio in seno alla Federazione Internazionale con la vera minaccia: Liberty Media. Ho l’impressione che i prossimi mesi saranno tutt’altro che freddi per la F1…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: FIA – Formula Uno