L’identità del team di F1 gemello di Red Bull, al secolo AlphaTauri, ha creato una certa curiosità durante gli ultimi mesi. Analizzando i dettagli finalmente svelati, capiamo che si tratta di una nuova strategia in via di sviluppo nel marketing della massima categoria del motorsport. L’azienda austriaca di bevande ha fermato la promozione del suo marchio di abbigliamento premium. Per questo era giunto il momento di rinominare ancora una volta il team con sede a Faenza. Ritorno alla Toro Rosso o ripartire da zero?
Tornare alla dicitura “Toro Rosso” non era un’opzione. In molto si sono chiesti perché Red Bull non sia semplicemente tornata all’identità originaria per la sua seconda squadra. La verità è che il nome Toro Rosso era legato alle sue radici italiane. La scuderia di Milton Keynes, infatti, aveva acquistato Minardi all’inizio della stagione 2006 e, per non creare confusione, commissionò un’identità di marchio completamente diversa. L’immagine della squadra è stata realizzata da Jos Pirkner e, come detto, la traduzione italiana del suo marchi nn era altro che un omaggio alla sede ubicata in Emilia Romagna.
Mentre l’obiettivo sportivo di questa squadra mirava a coltivare i talenti emergenti della Junior Academy di Red Bull, a livello di marketing la volontà era quella di mettere in primo piano il nome “Red Bull” con 4 vetture in pista. Tuttavia, al termine della stagione di F1 2010, l’intento si è spostato per differenziare ulteriormente la squadra “B” da quella principale, promuovendo le bevande alternative offerte da Red Bull, vale a dire la linea Red Bull Organics: Simply Cola, Tonic Water, Bitter Lemon, Ginger Ale.
La livrea era colorata secondo la lattina Simply Cola, ma all’interno degli end plate dell’ala posteriore facevano presenza chiari riferimenti alle altre bevande Organics. Durante l’estate 2022 però, sono emerse notizie secondo cui la nuova proprietà della Red Bull, in seguito alla scomparsa di Mateschitz, voleva trasferire la maggior parte dello staff della seconda squadra al campus di Milton Keynes. La nuova identità dei “Racing Bulls” riflette questo, poiché hanno lasciato andare le loro radici italiane trasferendosi nel Regno Unito.
Oltre a questo, gli avvocati della Red Bull avevano menzionato già nel 2009 che i loro team di F1 erano soprannominati “Racing Bulls“, proprio come i loro eventi aerei sono soprannominati “Flying Bulls“. Fattore che spiega con chiarezza la volontà di dare coerenza e continuità ai piani di marketing interni.
Un altro punto chiave di questo rebranding deriva dal rimpasto interno al management della seconda squadra dopo la scomparsa di Mateschitz. Ai vertici della Red Bull non piaceva più usare la F1 come piattaforma di marketing per il suo marchio di abbigliamento AlphaTauri e pertanto hanno deciso di rimuovere il brand dalla massima categoria del motorsport. Si è discusso se la squadra dovesse essere venduta, ma alla fine il consiglio ha deciso di mantenere il team vendendo i diritti sul nome al miglior offerente. Da qui il nome “Racing Bulls“.
Possiamo trovare un esempio molto recente di questa strategia ricordando la Racing Point, ora Aston Martin, che ha plasmato la propria identità in base al proprio sponsor principale. Nel 2019, mentre il nome della squadra recitava “SportPesa Racing Point“, il logotipo rispondeva al nome di “SportPesa Racing“, mettendo il patrocinatore sotto i riflettori e di riflesso permettendogli di avere voce in capitolo nelle conversazione all’interno del motorsport. Un altro caso di “top of mind marketing”.
L’idea del nuovo rebranding per AlphaTauri non è quella di chiamare la squadra “Racing Bulls“, ma bensì nominarla come lo sponsor principale. Mentre in precedenza si diceva che HUGO BOSS e Adidas fossero i migliori offerenti per questa posizione, in realtà Visa e Cash App prese il posto secondo le recenti registrazioni di domini del sito web di Red Bull. In questo modo la seconda squadra ottiene un’identità diversa dalla sua controparte “sorella”, poiché modella anche il proprio marchio in base allo sponsor principale.
Guardando l’elenco degli iscritti della FIA e i domini scoperti di recente, il team si chiamerà “Visa Cash App RB“, dove RB, che sta per “Racing Bulls“, è il nome del telaio. Non è la prima volta che la Red Bull fa sì che le squadre sportive scelgano di avere un’identità come questa. La loro squadra di calcio MLS si chiama New York Red Bulls, andando così a contrastare le norme sulla denominazione che vietano di nominare la propria squadra con il nome delle loro attività. Discorso analogo per la squadra di calcio che si chiama RB Leipzig.
Alla fine dei conti Red Bull è soprattutto un’azienda di marketing, non una sola multinazionale di bevande. È stata dimostrato più volte l’abilità che possiedono quando si tratta di pubblicizzare e commercializzare la loro idea di base: adrenalina, libertà, avventura e una lattina per accompagnarti. Il rebranding “Racing Bulls” non è solo un’idea collettiva, ma una strategia per massimizzare la redditività come squadra di sport motoristici in F1, oltre a generare consapevolezza del marchio per i partner del team e la sua società madre.
Autori: Lyla Oakes – @trulymodernlove – Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: AlphaTauri – Red Bull