La F1 ha bisogno della tecnologia sviluppata dalle auto di produzione. Se un’affermazione del genere, apparentemente azzardata, è la sintesi del pensiero espresso da un personaggio di caratura gigantesca come Adrian Newey allora c’è da credergli. Storicamente, la massima serie dell’automobilismo sportivo, è stata il laboratorio nel quale si sono testati elementi che usiamo nelle vetture di tutti i giorni. Secondo il capotecnico della Red Bull è giunto il momento che accada anche il contrario.
Newey si riferiva soprattutto alla sfera aerodinamica che, nel prossimo futuro, deve avere il compito di esaltare il lavoro delle power unit. “Cercare di arrivare a una maggiore efficienza aerodinamica del veicolo è chiaramente un buon obiettivo”, ha osservato l’inglese.
L’ingegnere reputa che l’aerodinamica attiva dovrebbe, a giusta causa, far parte della F1 2026 i cui lineamenti normativi si stanno definendo nelle opportune sedi. ”Dopotutto essa è diventata parte delle auto stradali. C’è un’enorme quantità di macchine che si vedono con gli spoiler che salgono e scendono sul cofano. Quindi, perché non farlo nelle corse? L’aerodinamica attiva ha avuto una cattiva reputazione solo quando le ali si staccavano negli anni ’60. Ora siamo ben oltre“.
Newey, esprimendo un concetto rivoluzionario, ha affermato che è giunto il momento in cui la produzione possa influenzare la F1, ribaltando del tutto l’equazione che funzionava in passato. La realizzazione di quel concetto che abbiamo definito “travaso inverso”. L’endorsement del progettista di Stratford-upon-Avon rafforza quanto i decisori stanno implementando sul versante motoristico.
Nikolas Tombazis, responsabile tecnico della FIA, ha spiegato come l’idea di fondo che ha animato le modifiche alla power unit 2026 sia quella di assecondare le esigenze dei motoristi che prendono parte alla competizione. La F1 non può andare in una direzione casuale, ha spiegato l’ingegnere greco che ha ribadito chiaramente il concetto: “Dobbiamo scegliere una via che sia correlata alle vetture stradali”.
Questa filosofia ha fatto sì che Honda rivedesse la decisione di dire addio alla serie. Ma non solo, è stato il magnete attrattivo per nuove realtà come Audi e vecchie conoscenze come Ford. Ancora, non è un caso che Cadillac spinga fortemente la candidatura a Andretti perché è intenzionata a investire in una tecnologia che ha ampie ricadute nell’automotive.
La Formula 1 intende porsi come quel soggetto che può dimostrare al mondo intero che il motore a combustione interna, arrivato ad un tale livello di sviluppo, sia una risorsa da non accantonare con superficialità in favore dell’elettrico puro. Il modello ibrido della power unit può essere sublimato con l’uso di benzine pienamente ecosostenibili sia nella creazione sia nelle emissioni allo scarico.
I motoristi non sono insensibili a questa politica e per questo si accalcano alle porte del Circus. La F1 intende farsi latrice di una visione non utopistica e basata su elementi concreti. Punta a dimostrare, in parole semplici, che è possibile conciliare propulsione “tradizionale” ed esigenze ambientali. Quello delle benzine drop-in (i propellenti next-gen che si adattano ai motori esistenti producendo emissioni pari allo zero) è il mercato del futuro.
Il programma Net Zero Carbon 2030 realizzerà tutto ciò. Ma per riversare le competenze nella produzione di serie, andandola a saldare ancor di più con l’ambito sportivo, bisogna vincere la sfida dei costi. I carburanti pronti all’uso potranno avere successo solo se non saranno una miscela per bolidi da corsa, ma diverranno un bene di massa con prezzi contenuti ed accessibili a tutti.
Per rendere questo scenario concreto serve il supporto della politica. Ecco che la F1 deve porsi come interlocutore credibile in una trattativa diretta con i soggetti preposti a prendere quelle decisioni che determinano i destini economici, ambientali e culturali dei popoli. La partita che si giocherà è davvero grossa e coinvolge soggetti che a livello globale muovono fatturati stellari. Liberty Media e la FIA ne sono consapevoli, ecco perché hanno agevolato la presenza di costruttori che avere un peso decisivo in scelte geopolitiche di lungo periodo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing