Gap: sostantivo britannico importantissimo in F1. Tutto ruota attorno a questa piccola parolina che alla fine dei conti marca la differenza non solo a livello prestazionale. Una discrepanza, infatti, che si può facilmente misurare anche a livello strutturale perchè i top team, rispetto agli altri, posseggono installazioni decisamente più grandi, aggiornate e più efficaci. Una condizione di fondo che di per se offre ottimi vantaggi. Per questa ragione, in tempi non sospetti, qualcosa è cambiato.
Parliamo della possibilità di limare questa grande differenza tra piccole e grandi scuderie, tramite un extra budget da destinare al rafforzamento delle proprie strutture operative. La cifra pattuita, una cinquantina di milioni (dollaro più, dollaro meno), non era risultata sufficiente e proprio per questo è stato chiesto di raddoppiare la somma. Ovviamente, come sempre succede in questi casi si è arrivati allo scontro. Questo perché le scuderie più abbienti non avevano la minima intenzione di offrire un vantaggio così grande.
Nei vari meeting riguardo questo tema spinoso emerse che anche i team più grandi volevano usufruire di questo bonus. Davvero troppa la distanza da colmare e soprattutto poca fiducia nel concedere un extra budget alle scuderie più piccole che secondo alcuni potevano utilizzare i fondi per varie cose. Ma d’altronde consentire una dotazione finanziaria uguale per tutti non cambierebbe le cose. Da qui nacque uno stallo che successivamente, a margine di uno studio approfondito con le gambe sotto il tavolo, è stato in qualche maniera regolato.
Come spesso accade quando c’è di mezzo la FIA , tutto pare debba essere tremendamente complicato. Questo perchè in realtà, la cifra massima in questione, corrisponde alla somma di varie stagioni dove le variabili non sono fisse ma al contrario si modificano nel tempo. Per cercare di mettere ordine, pertanto, si è arrivati a una specie di accordo tra team e corpo normativo, utilizzando una sorta di schema basato sul recente passato che separa in tre classi differenti le scuderie.
Dalla prossima stagione, com’era logico e doveroso, le squadre classificatesi più indietro nel 2023 avranno la possibilità di investire più denari sulle strutture. Ci riferiamo a Williams, Haas, Sauber e AlphaTauri. Essendo nell’ultima fascia avranno la possibilità di spendere un totale di 65 milioni utili a rafforzare strutture e strumenti lavorativi. Il gruppo centrale, Aston Martin, Alpine e McLaren, avrà a disposizione 53 milioni di dollari, mentre per i top team Ferrari, Red Bull e Mercedes i milioni saranno “solo” 51.
Facendo un rapido calcolo salta alla vista come “gli ultimi” hanno a disposizione 14 milioni in più: parliamo di un discreto gruzzolo che, speso a dovere, potrà senza dubbio offrire benefici chiudendo parte del famoso gap. Un divario concernente infrastrutture e di riflesso performance che in parte potrà quindi essere colmato. Verosimilmente i vantaggi non saranno visibili a breve termine. Tuttavia l’utilizzo mirato di questi fondi extra si spera sia funzionale alla causa e non un ulteriore buco dell’acqua, similmente ad altri provvedimenti che non hanno cambiato granché le cose.
In ultima istanza una congettura. Si tratta di una semplice opinione che però senza dubbio è importante. Vasseur in tempi non sospetti aveva già parlato di questa tematica. Ferrari di per sè non era e non è contraria a questa “postilla” del regolamento finanziario, ma bensì nutre dubbi riguardo la sua complicatezza. All’interno di un mondo così complicato come la F1, secondo Frederic le norme dovrebbero essere più semplici e soprattutto trasparenti, per evitare difficoltà di gestione che secondo il transalpino non tarderanno ad arrivare in futuro.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Formula Uno