Ferrari ha costruito i suoi successi dell’era Schumacher anche tramite i test in pista. La possibilità di girare ogni giorno per validare novità o correzioni forniva una sicurezza al team di Maranello fuori dal comune. Scenario terminato per mano dello stesso Luca Cordero di Montezemolo che, in un giorno di follia, ha deciso si assecondare i voleri dei britannici rinunciando a tale privilegio. Ma la storia in quanto tale serve a poco adesso. Il Cavallino Rampante non vince più e la colpa non è solo dei test, visto che al momento nessuno può farli.
La F1 è cambiata e pare che la scuderia italiana non sia stata capace di adattarsi all’era simulativa. Troppo complicato stare al passo dei top. Il problema non è di quelli semplici e a quanto sembra tale grattacapo non fa dormire sogni tranquilli nemmeno ad altre squadre. Per di più, durante le ultime annate, le già poche sessioni disponibili che precedono il mondiale sono state ulteriormente ridotte. Le otto giornate di pre season test sono diventate 4 e poi addirittura 3, limitando fortemente lo studio delle nuove macchine prima di iniziare il campionato.
Nell’arco della campagna agonistica, invece, le uniche due modalità per “testare” in qualche modo le vetture (si fa per dire visto le tante restrizioni) sono rimaste solo due: filming day e prove Pirelli. Parliamo di contesti comunque utili a racimolare feedback per poi inserire i dati raccolti nei potenti calcolatori e provare a capire qualcosa di più a livello ingegneristico. Forse, considerando la complicatezza estrema delle opere aero-meccaniche che scendono in pista, correggeteci se sbagliamo, le possibilità di saggiare le qualità di una vettura dovrebbero essere maggiori.
Dento al paddock sono molti i protagonisti che la pensano in questo modo. Le “motivazioni ufficiali” della Formula Uno sono legate principalmente a costi e necessità di risparmiare il mondo dall’inquinamento non necessario. Su questa spinosa vicenda si è recentemente espresso il team principal della Ferrari. Il manager di Draveil ha mostrato un atteggiamento deciso verso tale questione e nonostante consideri utili i test, specie per la rossa, prende le distanze da una posizione passatista che ha fatto oramai il suo tempo.
Il francese della Ferrari pensa che tornare ai test illimitati in F1 non sia possibile. Lo sostiene in quanto la scure del budget cap non lo consente. In effetti non ha tutti torti l’ex Alfa Romeo. L’argomentazione non fa una piega in quanto Frederic menziona dati a supporto della sua tesi. Con l’attuale tetto spesa, di fatti, ristabilire diverse sessioni di test non risulterebbe fattuale, in quanto gli emolumenti per mettere le auto di F1 in pista sono davvero esorbitanti. Fare più chilometri significherebbe dover utilizzare più parti meccaniche.
L’esempio del transalpino è lampante. Una giornata di prove significa percorrere una distanza pari a quella di un intero fine settimana di gara. Se si moltiplica il test per venti occasioni durante l’arco dell’anno, in pratica si parla del chilometraggio di un intero mondiale. Vien da se che l’eventualità non è affatto sostenibile con l’attuale corpo normativo. Tuttavia, come è capitato a Ferrari nel 2023, quando le cose non vanno, cercare di correggere l’impostazione di una vettura diventa un’impresa titanica dovendosi affidare a simulatore e galleria del vento.
Questo perchè il mondo virtuale non è mai affidabile al 100% e in F1, lo sappiamo, ogni piccolo dettaglio è in grado di fare una grande differenza. Infine c’è un’altra questione sollevata che riguarda le mere tempistiche. Si tratta del pochissimo tempo a disposizione, tenendo presente che il calendario della massima categoria è sempre più folto di appuntamenti iridati per riempire le casse di Liberty Media. I test Pirelli, malgrado siano molto utili e assolutamente necessari per affinare il prodotto gomme, occupano già uno spazio che spesso e volentieri mette in difficoltà le varie squadre.
I diretti interessati, come in questo caso Vasseur, sono i primi a ricordalo. In conclusione un pensiero strisciante emerge. Risulta più che ovvio come dentro il contesto Formula Uno attuale, la proprietà a stelle e strisce non abbia nessun interesse a dedicare tempo alle prove su pista. E poco importa se arrivano lamentele o mal di pancia vari. D’altronde non avere chiari riferimenti mischia ulteriormente le carte in tavola, aspetto che produce incognite e contestualmente tanto piacere agli americani…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Pirelli Motorsport