La Formula 1 non fa sconti. Proprio per questo motivo la serie si sta trasformando in ciò che gli americani di Liberty Media Corporation hanno disegnato quando, sette anni fa, ne hanno acquisito a suon di dollari il pacchetto azionario. I parametri valutativi per assegnare una gara si sono rapidamente evoluti.
Eventi come quelli di Miami, Las Vegas e diverse tappe mediorientali sembrano essere la base fondante di una filosofia che la proprietà intende rincorrere con forza e convinzione: rendere i tre giorni di attività motoristica una sorta di contorno ad una raffica di manifestazioni che a volte sembrano superare in importanza il main event che dovrebbe essere rappresentato dal gran premio.
Liberty Media Corporation rincorre il “paradigma Super Bowl”, quel modello di business vendibile e dunque munifico che ha una controindicazione, specie per gli appassionati più legati alle tradizioni: mettere a rischio la permanenza in calendario delle piste vecchio stile che, oltre a ciò che succede sull’asfalto, hanno poco altro da offrire.
I vertici della FOM intendono quindi perseguire un modello che integri la sfera sportiva e quella mondana che è ben rappresentata da manifestazioni come quelle che si sono svolte sul suolo statunitense. I parametri imposti sono sempre più stringenti e via via meno compatibili con i circuiti di vecchia generazione che, per ragioni logistiche, strutturali e culturali, faticano ad adeguarsi. Soprattutto nelle infrastrutture esterne. Liberty Media intende il motorsport come un evento nell’evento. Servono quindi location specifiche per realizzare questa visione strategica.
La Formula Uno sta virando verso quei palcoscenici che soddisfano le richieste del colosso dell’intrattenimento: capacità di aprire i cordoni della borsa e possibilità di creare strutture attrattive esterne di proporzioni ciclopiche. Ecco che il Circus si lascia attrarre magneticamente da un solo tipo di concetto, mollando per strada le piste di vecchia generazione e i relativi pattern impostati all’esaltazione della sola manifestazione sportivo.
In Italia, almeno finora, le cose non sono andate in linea con quanto ha in mente Liberty Media. Qualche settimana fa, Stefano Domenicali, CEO della F1, aveva espresso parole che suonavano come sinistri moniti: “Rinnovo con Imola e Monza? Stiamo trattando, ma abbiamo bisogno di elementi per portare avanti questa trattativa. L’ACI è consapevole, sento spesso Sticchi Damiani. Siamo a dicembre, i lavori a Monza dovevano iniziare subito dopo il Gran Premio, dovrebbero iniziare a breve. La mia spinta è costruttiva, le burocrazie interne non possono fermare certi progetti“.
Monza ha bisogno di interventi massicci, a partire da una riasfaltatura globale. Ma non solo, si deve mettere mano alla viabilità esterna per evitare le lunghe code che sono un classico fastidioso del GP d’Italia. I sottopassi sono sotto la lente di ingrandimento: vecchi vanno ampliati, nuovi costruiti. Liberty Media dà molto peso a questi aspetti e vorrebbe anche un paddock club all’avanguardia e nuove tribune in sostituzione di quelle temporanee che lasciano esposti gli antiestetici tubi innocenti da impalcatura.
Il ritardo è un problema serio, così come le ataviche difficoltà a reperire fondi in un paese che palesa un forte deficit impiantistico rispetto ad altre realtà statuali. E non solo quando si parla di piste. “Tutto sta nel capire se c’è la concreta volontà di investire nella F1 come piattaforma di spettacolo e di business. Non può essere una cosa a livello privato, è il nostro paese che deve fare una scelta precisa”, aveva sottolineato il manager imolese.
Vincoli storici e ambientali e l’atavica mancanza di fondi stanno diventando una vera e propria palla al piede che rischia di favorire l’inserimento di altre realtà che bussano con soldi e idee alle porte della Formula 1. Monza, se non saprà adeguarsi, rischia di essere risucchiata nel vortice ed essere espulsa dal salotto buono dei GP.
Gli ammonimenti delle scorse settimane hanno sortito i primi effetti. Presa coscienza dei ritardi sul cronoprogramma, gli organizzatori dell’evento e le autorità politiche hanno indetto un evento col quale si darà conto dei dettagli dell’avvio lavori che era previsto per gli inizi di settembre. Per ora si tratta di una cerimonia formale che prelude alla concreta presenza delle maestranze che non dovrebbero tardare ad “invadere” il tracciato lombardo.
Presenzieranno all’happening il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, Stefano Domenicali e il sindaco di Monza Paolo Pilotto.
Alle 10:00 di lunedì otto gennaio, quindi, conosceremo i dettagli delle opere che la F1 richiedeva a gran voce e che sono l’unico e il solo espediente per permettere al circuito italiano di avere un futuro nella classe regina del motorsport. Blasone, storia e tradizione non hanno più peso in una Formula 1 sempre più cinica e business oriented. Chi si adegua è dentro, chi non lo fa è fuori. I reggenti cisalpini, dopo anni di indecisioni e titubanze, sembrano averlo finalmente capito.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull, Scuderia Ferrari