14 Febbraio. E’ questo il giorno in cui cadranno i veli dalla Mercedes W15, la monoposto che nasce col peso della responsabilità di provare a contenere – forse a chiudere – il gap con la Red Bull RB20 la cui data di presentazione è ancora avvolta nel mistero. La vettura della Stella a Tre Punte che vedremo nella solita kermesse dovrebbe essere il modello vero, non la show car utile solo per soddisfare le necessità economiche degli sponsor.
Chiaramente non tutti i dettagli saranno svelati, ma le forme generali saranno ben visibili. E queste si discostano nettamente da quelle osservate a febbraio scorso con una W14 che si ripresentò magra e filante andando in continuità con una W13 che si credeva poter essere la base di sviluppo di un modello finalmente vincente.
Zero vittorie. Questo l’epitaffio sulla lapide stagionale della Mercedes che, dopo oltre due lustri, è rimasta lontana dal gradino più alto del podio. Capita quando, in corso d’opera, il concept aerodinamico viene rivoluzionato e quando (cosa forse ancora più condizionante) lo staff tecnico subisce un rimescolamento di una certa portata. Se il teorico della filosofia zero sidepod, Mike Elliott, viene riallocato nel bel mezzo del mondiale e al suo posto, con una fretta sospetta, viene richiamato a pieno servizio una vecchia volpe come James Allison, allora vuol dire che le crepe nell’intelaiatura sono piuttosto grosse e sinistre.
Il 2024, quindi, parte sotto una ritrovata e necessaria stabilità tecnica ed aziendale visto che proprio l’ingegnere ex Ferrari e Toto Wolff si sono lanciati in una campagna di ristrutturazione compartuale che è servita a serrare le fila di un esercito disperso e che non riusciva a vedere i suoi generali nella polvere annebbiante del campo di battaglia.
Da Brackley non si leva nessun proclama. I commenti sono curati, i giudizi posati, le aspettative coerenti. Lewis Hamilton, che nella sede del West Northamptonshire inglese ha messo tenda per quante volte ha fatto visita per valutare lo stato dell’avanzamento dei lavori, ha riferito che si respira un’aria più frizzante nei reparti progettazione. Dopo due stagioni di incertezza tecnica e di confuse valutazioni su quale strada seguire, ora è tutto più chiaro e definito. Allison e suoi hanno capito dove intervenire e stanno operando congiuntamente seguendo la direzione impostata.
Il 2024 della Mercedes parte quindi senza ritardi. Se dodici mesi fa, di questi tempi, si lavorava ad una vettura i cui principi, dopo il debutto in pista, erano stato messi pesantemente in discussione, oggi si opera su una base tecnica che si ritiene possa avere quei margini di sviluppo che né la W13 né la W14 nella sua versione primaverile potevano avere. Questo è stato un dei problemi più grossi che ora si ritiene aver superato.
Anche se la Red Bull è e rimarrà la macchina da battere, è idea diffusa che la nuova W15 possa avere elevati margini di sviluppo e soprattutto che possa farlo ad una velocità maggiore di chi ha definito le linee guida della F1 2.0 e che potrebbe normalmente aver sparato già più cartucce. Il confine tra convinzioni e speranza è molto sottile e su questo si giocano le sorti di un team che non vuole attendere il 2026 per dare scacco al re.
Toto Wolff lo ha detto pubblicamente: Mercedes non intende mollare prima che venga introdotta la nuova cornice normativa. Per questo la W15 nasce col pesante fardello di essere il modello base di un biennio in cui si pensa possa arrivare il titolo. Ambizioni necessarie per un team che non è in Formula Uno per partecipare.
Al coro dei moderatamente fiduciosi si è aggiunto anche George Russell che non ha parlato di operazione aggancio da compiersi nelle prime battute, ma nel dipanarsi della stagione. Questo a conferma che c’è un ritardo importante da colmare e che si immagina che allo start Max Verstappen possa ancora godere di un certo margine di vantaggio che non si è potuto dissipare in pochi mesi di pausa.
L’ex Williams ha ribadito che in fabbrica si è lavorato per molto tempo al nuovo concetto evidenziando una tendenza nuova rispetto al recente passato in cui la rotta era stata cambiata diverse volte. Evidentemente, la W15 embrionale ha iniziato a offrire riscontri effettivi e non illusori come il modello procedente che ben presto aveva mostrato limiti grossi.
“Ho più fiducia in vista del 2024 perché, rispetto a 12 mesi, siamo in una posizione migliore ora”, ha esordito ad Autosport. “C’è stato molto più tempo per stabilire quali strategie progettuali seguire. Abbiamo controllato tutto mille volte e siamo tutti molto fiduciosi. Non c’è dubbio che la Red Bull inizierà la stagione al meglio, ma sarà un mondiale lungo: le cose possono cambiare”.
“L’anno scorso – ha incalzato con onestà l’ex Williams – sono state prese troppe conclusioni affrettate senza pensare alle conseguenze. Questo ovviamente non è stato salutare e ha fatto emergere una serie di problemi difficilmente risolvibili a stagione in corso. Nel 2023 abbiamo puntato su una sola caratteristica che non ha dato i frutti sperati. Siamo rimasti troppo condizionati da questa cosa. Ora ci troviamo nella condizione in cui bisogna colmare un divario enorme, considerando quanto Red Bull è stata dominante”.
Parole che spiegano come Hamilton, quando ad aprile si lamentava di scelte tecnico-strategiche palesemente errate, avesse ragione. La maggiore esperienza del sette volte iridato ha probabilmente fatto la differenza nel percepire come stessero andando le cose. Ma ora è chiaro a tutti, dal primo responsabile tecnico all’ultimo arrivato nel team, cosa bisogna fare per rimettere la Mercedes sui giusti binari.
“La stagione 2023 è stata utile per accumulare esperienza e per fare chiarezza su cosa funzionava e cosa non funzionava sulla W14. Penso proprio che noi, assieme a McLaren, Aston Martin e Ferrari, non riusciremo subito a colmare il gap con la Red Bull. Ma sicuramente non rifaremo gli stessi errori del 2023”, ha chiuso Russell.
Mercedes deve dimostrare una volta e per tutte, al di là degli annunci fatti a più riprese, che il problema della correlazione pista-simulatore è stato definitivamente superato. Questo è stato il vero, grande, problema che ha afflitto gli ex campioni del mondo e che va accantonato per sempre se si immagina di poter, anche dopo qualche gara dall’avvio stagionale, mettersi sul medesimo piano prestazionale della Red Bull.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team