Red Bull può vantare tra le sue fila un certo Adrian Newey. Parliamo dell’unico genio in F1, capace di stravolgere gli equilibri della massima categoria del motorsport. Il team austriaco ha vinto il titolo piloti nel 2021 e, a seguito dell’ennesima rivoluzione regolamentare, ha fatto centro con i suoi concetti vincenti. Due vetture, RB18 e RB19, capaci di mostrare il proprio valore in pista, affermandosi sugli avversari. Al secondo anno del corpo normativo che regola le wing car il risultato è stato ancora migliore.
Un contesto inaspettato per la squadra di Milto Keynes che, considerando la continuità di regolamento, mai più avrebbe pensato di poter dettare legge assoluta durante la campagna agonistica 2023. Eppure è successo. Una supremazia schiacciante e meritata che ha reso “noioso” il mondiale di F1. Adrian la sa molto lunga. La sua esperienza ha fatto si che i dettami tecnici più importanti fossero considerati, al contrario di altre scuderie incapaci di carpire i segreti sull’effetto suolo.
Red Bull ha centrato tutte o quasi le impostazioni, lavorando su precise filosofie corrette e migliorate ulteriormente nell’arco delle due annate in questione. Tanto merito, insomma, a chi mastica la massima categoria del motorsport da più di trent’anni. C’è chi sostiene che il vantaggio tecnico acquisito consentirà al team campione del mondo di continuare a vincere sino al 2026, data in cui il regolamento vedrà la rivoluzione motoristica con più dipendente dalla parte ibrida e il ridimensionamento aerodinamico delle vetture.
Tra poco più di un mese prenderà in via il campionato. Ferrari e Mercedes hanno lavorato molto sodo per smentire quello che tutti pensano. SF-24 e W15 che proporranno un taglio netto con il recente passato, adottando concetti più fattuali all’attuale regolamento tecnico sommato a idee proprie. Obiettivo? Cercare di avvicinarsi quanto più possibile alla Red Bull e, perché no, provare a batterla ogni tanto. McLaren e Aston Martin a rimorchio non saranno da meno, nutrendo il medesimo anelito.
Torniamo a Newey. La mente pensate di Stratford-Upon-Avon ha una marcia in più. Di recente la nostra redazione ha dedicato diversi scritti alle sue ultime opere di ingegneria aero-meccanica. La sua capacità interpretativa non ha limiti. Nessuno come lui ha saputo saggiamente scrutare tra le pieghe normative. Aspetto che abbiamo commentato a più riprese. Recentemente il fenomeno britannico ha parlato parecchio delle sue vetture, fissando i punti forti sui quali ha costruito l’approccio vincente.
Parliamo di chiavi di lettura assai rilevanti come il bouncing, fenomeno in grado di segnare i percorsi evolutivi delle attuali vetture di F1. L’obiettivo prefissato mirava a possedere la corretta “ride height” dell’auto e massimizzare attorno a un valore predefinito i parametri relativi al carico aerodinamico. Far lavorare il pavimento su un raggio di condizioni differenti, abbracciando la dinamica del veicolo più proficua.
Questo tenendo presente che anche pochi millimetri di differenza sulle altezze da terra spostano gli equilibri performanti di una monoposto. La RB19 era “solamente” un’evoluzione della RB18 eppure, come detto, affinando i vari concetti, nelle mani di Max Verstappen è diventata un’arma micidiale. Una vettura quasi perfetta, capace di adattarsi a tutte le piste, offrendo sempre e comunque la miglior versione di se, ovviamente non considerando il Gran Premio di Singapore dove i tecnici ci hanno capito poco o niente.
Il cambio regolamentare del 2022 relativo al telaio è stato di proporzioni enormi. Questo “ci spiega” Adrian, sostenendo che differenze così grandi non si vedevano dal 1983, considerando l’effetto suolo. Anche per questo le valutazioni aerodinamiche e le caratteristiche sospensive hanno gioco forza recitato un ruolo fondamentale. Ma c’è un ulteriore aspetto cruciale. Ci riferiamo alla rigidità della scocca, elemento che Newey ha studiato nei minimi particolari per produrre una componente pressoché perfetta.
Le insidie di un nuovo regolamento sono sempre molte. L’inglese lo sa e grazie alla consapevolezza tecnica maturata nella sua esperienza in Indy Car ha saputo valutarle al meglio. In ultima istanza le parole del responsabile tecnico Red Bull: “Da sempre apprezzo i cambi del regolamento. Lo faccio non solo per le ipotetiche scappatoie normative che possono emergere, ma altresì per comprendere le necessità regolamentari e di riflesso la loro capacità di condizionare quello che sono i principi fondamentali concernenti il layout della monoposto”.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Oracle Red Bull Racing