La F1, ieri, ha fatto parlare di se tramite l’oramai famoso caso Christian Horner. Accompagnato a Londra dai suoi legali e il KC (King’s Counsel, nda), indipendente incaricato da Red Bull Sport HQ (Headquarter,nda), per approfondire le gravi accuse a carico del team principal della scuderia campione del mondo.
Secondo il quadro di orientamento statutario ufficiale del Ministero degli Interni inglese, il comportamento mirato al controllo o coercitivo è un “modello di condotta intenzionale” in cui gli autori “utilizzano vari mezzi per ferire, umiliare, intimidire, sfruttare, isolare e dominare le loro vittime“.
Ci sono molti comportamenti diversi che rientrano in questa condotta, tra cui: violenza/abuso fisico e sessuale, comportamento violento, abuso emotivo o psicologico, comportamenti di controllo, comportamenti restrittivi e comportamenti minacciosi. L’eventuale sanzione a Horner non poteva essere comminata dall’ufficio risorse umane di Milton Keynes in quanto Christian è un manager C-Suite.
I C-Level rappresentano il livello più elevato di responsabilità manageriale e, nel loro insieme, sono definiti con il termine C-Suite. Per tale ragione la posizione dell’inglese doveva essere necessariamente vagliata da un organo indipendente. Era inverosimile che una sentenza su una questione così delicata per la F1 arrivasse in tempi rapidi. Occorreranno infatti circa due settimane per chiarire la spinosa faccenda.
Risulta singolare come sia l’ipotetica parte lesa che il manager di Leamington Spa abbiano continuato a lavorare assieme negli uffici di Milton Keynes. Horner ha persino preso parte ad alcune riprese relative al lancio dell’auto, giovedì prossimo, che includeranno le celebrazioni del 20° anniversario della squadra, con rappresentanti dei media invitati a partecipare.
Facendo mente locale, di solito in casi del genere o incluso meno gravi, il manager viene sospeso cautelativamente anche e soprattutto per evitare il possibile “inquinamento” delle indagini. Tuttavia secondo fonti inglesi la società è attualmente controllata da un consiglio di amministrazione in cui figurano Franz Watzlawick (CEO), Alexander Kirchmayr (CFO) e Oliver Mintzlaff.
Indipendentemente dalla sentenza, la figura di Horner è macchiata dal dubbio della sua condotta manageriale. Gli scenari possibili sono sostanzialmente due. Se Oliver Mintzlaff, capo dell’area sportiva Red Bull dopo la morte di Mateschitz, giudica dannoso a livello economico e di immagine silurare il team principal all’apice della sua gloria, Christian potrebbe ricevere un “solo” richiamo verbale verso un genere di condotta consona al livello di responsabilità assegnatagli.
Se al contrario la narrazione sarà inaccettabile, ecco che il manager rischia rischia di perdere tutte le cariche all’interno di Red Bull Sport. Nel breve periodo la ripercussione potrebbero non essere catastrofiche. Ron Dennis dopo la spy story vinse il titolo mondiale ma fu lentamente emarginato dalla sua stessa creatura. Il rischio è sul lungo periodo. Negli anni Horner ha costruito un team che rasenta la perfezione, e i principali collaboratori devono il loro successo grazie al CEO della Red Bull.
Basandoci su un criterio garantista, sino a prova contraria Horner è innocente per la F1. Tuttavia quando l’organo indipendente si pronuncerà potrebbe partire un effetto domino. Molti tecnici potrebbero iniziare a guardarsi intorno. Proprio in questi giorni si è insistentemente parlato di un possibile ingaggio del N°2 della direzione tecnica Red Bull in Ferrari: Pierre Waché.
Del resto l’arrivo di Lewis Hamilton alla corte di Maranello nel 2025, ha obbligato il team Mercedes a blindare i propri ingegneri di spessore con clausole “anti-poaching” (antibracconaggio, nda) e di conseguenza la Red Bull potrebbe essere oggetto di possibile mercato. Durante i momenti più difficili, Horner ha figurato come il “firewall” per molti tecnici di successo.
Ecco perché la sua ipotetica rimozione dalla F1 potrebbe non solo eliminare quello scudo invisibile di cui godevano tante figure, ma potrebbe “obbligare” alcuni individui a prendere le distanze da un manager che possa aver operato in modo improprio. Una cosa è certa, i 19 anni di esperienza sul campo maturati da Christian tra grandi trionfi e sonore sconfitte, saranno eventualmente sostituibili con molta fatica.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing