La stagione 2024 di F1 è scattata come il capitolo successivo di un’epica già scritta: Red Bull continua a dominare, mentre il resto dei competitor si sforza per accorciare la distanza sul colosso di Milton Keynes. Nonostante il quadro regolamentare sia stato concepito per equilibrare i valori in campo, le numerose restrizioni impediscono a chi è in ritardo di poter recuperare in tempi brevi. Il budget cap e il bando dei test in pista rappresentano paletti a volte insormontabili per chi intende migliorare il proprio progetto tecnico.
Sebbene le cifre spropositate che hanno spinto via dalla categoria giganti come Toyota e BMW nei primi anni del millennio siano solo un ricordo, lo spettacolo in pista sembra soffrire di una mancanza di brivido. Dopo appena due round del mondiale più lungo di sempre in F1, la stragrande maggioranza dei fan non pare così entusiasta sul proseguo della stagione rispetto alle aspettative della vigilia. Intendiamoci, il dominio Red Bull è frutto del merito degli uomini di Milton Keynes che hanno sfruttato la rivoluzione regolamentare di due anni fa per creare un secondo ciclo vincente, dopo quello scritto assieme a Sebastian Vettel.
Penalizzare chi ha lavorato meglio con provvedimenti drastici sarebbe ingiusto e di fatto contribuirebbe alla perdita di credibilità di una squadra che si trova già sotto i riflettori per le vicende torbide. Senza contare le inquietanti illazioni in merito a presunte ingerenze di Mohammed Ben Sulayem, presidente della Federazione Internazionale. Con un corpo normativo tecnico-finanziario cristallizzato la convergenza prestazionale è una chimera. La domanda, quindi, sorge spontanea: ma a chi giova un nuovo corso della F1 praticamente identico al precedente, con un solo team avanti anni luce rispetto alla concorrenza?
Probabilmente alla scuderia campione del mondo in carica e alle altra squadre minori che, grazie a tale quadro normativo, riescono a sopravvivere economicamente. Eppure lo spettacolo brama ardentemente duelli serrati nella massima categoria del motorsport, così come un’incertezza travolgente nel suo risultato finale.
Il due volte campione del mondo è certamente una delle voci più autorevoli del Circus per diverse ragioni. Lo spagnolo ha debuttato a Melbourne nel 2021, prossima tappa della stagione, vivendo tutti i più grandi cambiamenti della massima categoria all’interno di una carriera lunga sino ad ora 23 anni (non continuativa). Una militanza in F1 che gli ha permesso di intendere alla perfezione come funziona questo carrozzone. Già alla vigilia del campionato l’ex ferrarista aveva lanciato un grido di allarme:
“È ingiusto che ogni pilota abbia a disposizione solo una giornata e mezza per prepararsi a un campionato del mondo. Con tutti i soldi che girano nell’ambiente, il marketing e le belle cose che si dicono sulla F1 e dell’avvicinarsi ai fan, non capisco perché non si facciano test per quattro giorni, due per ciascun pilota. Con tre giorni di test, non si può dividere equamente tra i due piloti e non ho idea del perché non si possono utilizzare due macchine”.
La critica coinvolge l’aspetto tecnico e umano della categoria. Con solo 24 ore di test prima dell’inizio della stagione si limita notevolmente l’improvement delle monoposto. Alla fine molte squadre sacrificano le “free practice” dei gran premi per deliberare gli update effettuando aero-test di scarso interesse per i fan. In secondo luogo, non si offre la possibilità ai test driver di essere pronti in caso di necessità nei primi round di un campionato. Il fantastico debutto di Oliver Bearman non deve trarre in inganno, in quanto il diciottenne inglese ha sfoderato una prestazione sublime che potrebbe essere la classica eccezione che conferma la regola.
Un precedente che la F1 dovrebbe considerare. Nel maggio del 2012 la pista del Mugello ospitò le monoposto per una serie di test eccezionali che si svolsero nel corso della stagione in deroga al bando dei test. Dopo le prove collettive sul tracciato di proprietà del Cavallino Rampante la stagione divenne più avvincente. Proprio in quella circostanza la Ferrari provò una nuova versione degli scarichi soffiati che consentirono ad Alonso di rivaleggiare per la corona iridata fino all’ultima tappa di Interlagos.
Probabilmente, nell’interesse di tutti, proprio come le varie squadre fecero nell’oramai lontano 2012, i team dovrebbero fare un passo indietro rispetto ai propri interessi affinché la F1 torni ad essere attrattiva. Provvedimento che garantirebbe un maggiore ritorno economico a tutto il movimento. Alzare lo sguardo e agire con una visione a lungo termine porterebbe stabilità maggiore e crescita per questo sport, oltre a riaffermare l’impegno dei team nei confronti dei fan e degli stakeholder della categoria.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Formula Uno