Il regolamento tecnico della F1 relativo alle wing car in vigore dalla stagione 2022 prometteva un certo equilibrio all’interno di una categoria logorata dallo strapotere Mercedes. L’obiettivo di Ross Brawn e del gruppo tecnico della FIA, infatti, era quello di rendere più avvincenti le gare grazie alla supposta facilità nel seguire le monoposto in scia dovuto a un’aerodinamica estremamente semplificata. I vortici creati da complesse appendici aerodinamiche come i barge board, creavano un flusso aerodinamico turbolento in uscita dalle monoposto, ad esempio.
Sebbene l’obiettivo sia stato parzialmente raggiunto, il dominio tecnico della Red Bull sembra aver reso vana la più grande rivoluzione tecnica degli ultimi quarant’anni. Al terzo anno di continuità regolamentare, di fatti, la tanto auspicata convergenza tecnica appare una solo una chimera, anche per merito e capacità del team campione del mondo in carica nel saper interpretare il corpo normativo in modo sempre diverso e efficace. Tanto di cappello all’equipe diretta dal genio di Adrian Newey, sotto questo profilo.
Chi non ha mai dato la sensazione di poter compete re in modo continuativo per il successo è stato il team Mercedes che, dopo la mirabolante striscia record durata otto stagioni, nella quale ha collezionato consecutivamente 7 titoli piloti e 8 costruttori, nella stagione 2022 è riuscita a cogliere un solo misero successo nel Gran Premio del Brasile, grazie all’exploit del britannico George Russell. La scuderia guidata da Toto Wolff sembra ormai plafonata in un limbo prestazionale fatto di pochi alti e tanti bassi, nonostante si sia distinta per la quantità di update prodotti sue due wing car: W13 e alla W14.
Le dichiarazioni di Lewis Hamilton al termine del l’ultimo round iridato di F1 sono alquanto significative e in un certo senso mortificanti per il team di Brackley. Il campione di origine caraibica, in sostanza, ha candidamente ammesso che si trova a combattere sempre con gli stessi problemi da tre anni, specie per quanto riguarda il tedioso bouncing, male oscuro dal quale Mercedes sembra non essere in grado di liberarsi malgrado lo studio approfondito verso questo fenomeno limitante.
Il direttore tecnico della Mercedes, l’ex ferrarista Allison, ha affermato che lo strapotere Red Bull non significa che gli attuali regolamenti della F1 siano stati fallimentari. Il ritorno dell’effetto suolo aveva come obiettivo quello di compattare la griglia favorendo non poco i sorpassi. Secondo Allison, quindi, sebbene il dominio tecnico della squadra austriaca non si possa addebitare alla sola FIA, all’interno del corpo normativo fanno presenza aree che non servono nessuno.
L’implementazione dell’effetto suolo, secondo gli attuali regolamenti, non risulta infatti ottimale, così come l’effetto degli nuovi penumatici, sui flussi aerodinamici generati dalle wing car. Il prossimo reset normativo è previsto nel 2026, quando verranno introdotte nuove regole su telaio, aerodinamica e unità di potenza. James si auspica che nel nuovo corso normativo la prestazione delle vetture non sia fortemente legata alla sensibilità delle stesse rispetto all’altezza da terra. Equazione che certamente non è ancora stata compresa dalla squadra tedesca, evidentemente.
Allison non crede che ci sia qualcosa di sbagliato nei regolamenti che disciplinano la progettazione del pavimento della vettura. Tuttavia il particolare layout del fondo rende le wing car molto sensibili per quanto riguarda la distanza dall’asfalto, specie nella zona posteriore delle macchine. L’ingegnere nativo di Lincolnshire si aspetta che il quadro normativo concernente le prossime monoposto semplifichi la gestione dell’effetto suolo che, a quanto pare, resta probabilmente il vero vantaggio competitivo della Red Bull oltre all’avveniristica aerodinamica “upper floor” della RB20.
Una sorta di ammissione di impotenza quella Mercedes, difronte a un competitor che da oltre due anni governa la categoria senza destare alcun sospetto in relazione a presunte irregolarità tecniche. Pensandoci bene questo è il più grande riconoscimento per la Red Bull. D’altronde, in passato, difficilmente abbiamo assistito ad un dominio tecnico di tale portata senza che il team “sovrano” fosse esente da perplessità in merito a soluzioni irregolari o comunque giudicate borderline.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing – Mercedes AMG F1 team