Il presidente della Ferrari John Elkann era presente a Jeddah. Volutamente la nostra redazione non ha commentato i fatti, ritenendo più importante dare spazio alla pista per poi, in un secondo tempo, a bocce ferme, ragionare sulle parole del nipote di Gianni Agnelli. L’imprenditore quarantasettenne nativo di New York, davanti ai microfoni non perde occasione per chiarirci un fatto: in merito alla mera dinamica della F1 in pista non è molto preparato.
L’amore per il giro veloce non lo perde mai, però. Sì, perché anche in Arabia Saudita, una volta che tutte le vetture hanno tagliato il traguardo, Philip Jacob ha ricordato a tutti con sorriso beffardo “l’impresa” di Leclerc autore della best performance, all’ultima tornata del Gran Premio, con gomme Hard che avevano più di 40 giri, a bordo della solida SF-24. Un vanto che non può certo soddisfare i tifosi ferraristi, sebbene alla fine dei conti abbia portato un punticino iridato in più.
Il Cavallino Rampante sta progredendo. Una risalita lenta ma concreta. Lo confermano i dati, tramite i quali si possono analizzare aspetti importanti per preparare il successivo step evolutivo della monoposto di Maranello. Un lavoro svolto con cognizione di causa perché “l’eforato” della Ferrari, a quanto pare, oltre ad essere stufo di ascoltare ad ogni gara l’inno olandese sommato a quello austriaco, da tempo ha deciso di abbandonare la fila dei disillusi. Percorso impervio specie considerando la potenza dello sfidante. Una Red Bull che non perde un colpo con su a bordo il giovane talento di Hasselt.
Tuttavia, i tempi sono maturi per mettere assieme un alto passo verso l’alto. Ci riferiamo al primo pacchetto di aggiornamenti che, come anticipato dalla nostra redazione, “trasformerà” la SF-24 con diverse modifiche nel mese di Aprile. Parliamo di pavimento, sidepod, pance, upper floor e alettoni. Considerando l’ottima base, solida e sincera della vettura 2024, il vantaggio verso gli altri inseguitori di Red Bull quali Mercedes, McLaren e Aston Martin, ancora impegnati a far funzionare bene le proprie monoposto, va senz’altro sfruttato al massimo.
Ma torniamo a Elkann. Il presidentissimo della rossa non si muove a caso. Stesso discorso per quanto concerne la visita nel motorhome della Red Bull, sotto gli occhi “indiscreti” del paddock. John resta un uomo di finanza ma quando si tratta di scendere nel campo della contrattazione difficilmente sbaglia il colpo. Lo abbiamo visto con Hamilton dove, in prima persona, ha condotto una trattativa segreta per portare il sette volte campione del mondo di F1 a Maranello. Mettere in rosso Lewis da via Abetone Inferiore 4 non era affatto semplice e lui ci è riuscito.
Allerta spoiler: l’ultimo ragionamento significa che rendez-vous di Elkann in Red bull era mirato a concludere un accordo? Nossignore. “L’ispezione di cortesia” tuttavia non è passata inosservata, tra l’altro proprio al cospetto di un certo Oliver Mintzlaff, CEO della scuderia di Milton Keynes. I pezzi pregiati del team campione del mondo fanno gola a tutti, a maggior ragione a Ferrari. Alcuni tipo Adrian Newey e Pierre Waché in modo particolare. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, no?
E malgrado tutte le smentite del caso, i tentativi della storica scuderia di portare a termine colpi ad effetto ci sono eccome. Per questo non possiamo certo definire “peregrina” la rappresentanza di John in terra araba. Parliamo del boss di Stellantis (multinazionale che opera nel settore automobilistico), amministratore delegato di Exor (potentissima holding finanziaria olandese) nonché presidentissimo della Ferrari. L’impatto sulle figure interpellate da Elkann per forza di cose è grande, al di là di quello che poi potrebbe succedere. E il suo potere economico risulta difficilmente superabile.
Il capitale non è affatto un problema e al contrario può fungere come chiaro incentivo in fase di trattativa. Secondo le informazioni raccolte, quindi, lo abbiamo già riportato tramite un articolo dedicato alla questione, il top management della rossa non solo sta cercando di insinuarsi tra le pieghe contrattuali di alcuni tecnici all’interno di Red Bull, ma a quanto ne sappiamo ha tutta l’intenzione di “sconfiggere il nemico senza combattere”, metafora della strategia aziendale tratta dal manuale “L’arte della guerra”, redatto da Sun Tzu più di duecento anni fa.
Si tratta della capacità di esaminare mezzi e fini strategici con lungimiranza, adottando decisioni all’interno delle mutevoli condizioni esterne, giusto lo scenario che attualmente fa presenza a Milton Keynes. In ultima istanza chiariamo un fatto. Gli aneliti per quanto fortemente nutriti non portano in automatico alla “vittoria”. Ciò significa che gli sforzi profusi, per quanto robusti e concreti, potrebbero e possono essere tranquillamente rispediti al mittente che, malgrado il tentativo, potrebbe restare con il famoso “cerino in mano”.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari