Ferrari stima Newey, d’altronde come potrebbe essere differente? Il tempismo nella vita è tutto, a maggior ragione in un contesto competitivo come la F1. Da questo punto vista l’ingaggio di Lewis Hamilton da parte del team di Maranello è stato un capolavoro di depistaggio, tempismo e discrezione che ha spiazzato un manager scaltro come Toto Wolff. A proposito di Mercedes, insieme al sette volte campione del mondo, anche Jerome D’Ambrosio è stato ingaggiato dalla storica scuderia italiana in qualità di responsabile della Driver Accademy.
Fucina di talenti che proprio nel weekend di Jeddah ha dimostrato la bontà del suo lavoro svolto grazie al superbo debutto di Oliver Bearman, diciottenne britannico che catapultato in un mondo sconosciuto non ha messo in chiaro tutto il suo potenziale. Ferrari sembra la scuderia con la maggiore stabilità interna se paragonata a Mercedes e Red Bull, due realtà che in questo momento navigano in acque al quanto agitate.
Il giovane mandato di Frederic Vasseur ha già prodotto una riorganizzazione interna basata sulle risorse umane che credono nel progetto del dirigente transalpino. Nonostante la rossa non vinca un titolo iridato da molto tempo, si respira un clima di ottimismo al contrario di Mercedes e Red Bull dove i problemi di certo non mancano.
Red Bull è riuscita nell’ardua impresa di far parlare di sé più per la guerra interna piuttosto che per il “dominio sportivo” anche nel primo scorcio della stagione 2024. L’indagine interna avviata dall’headquarter di Red Bull Sport, in relazione alla presunta condotta inappropriata di Christian Horner nei confronti di una dipendente, è stata archiviata con l’assoluzione del CEO nonché team principal della scuderia campione del mondo. Caso chiuso? Assolutamente no. Come nelle migliori soap, ogni giorno trapelano notizie che evidenziano dissidi interni, giochi di potere e antiche ruggini che non erano ancora esplose perché il successo è la miglior medicina per sedare gli animi.
Era necessaria la goccia che facesse traboccare il vaso soggiunta a margine della scomparsa del fondatore della scuderia Mateschitz. Nonostante la F1 non era e non sarà mai il “core business” del colosso delle bevande energetiche, Dietrich non ha badato a spese pur di primeggiare nella massima categoria del motorsport, rilevando anche da Paul Stoddart il team di Faenza che non navigava in buone acque. Finché in vita, il cofondatore di Red Bull è stato il “collante” delle diverse anime del team.
Quella inglese, capeggiata da Horner, ha sempre rivendicato la paternità dei successi della squadra di Milton Keynes. L’anima austriaca è simbolicamente incarnata in pista da Helmut Marko, che ha portato in F1 alcuni tra i più grandi talenti dell’ultimo decennio. Senza scendere nei dettagli delle ultime novità di una saga che potrebbe durare a lungo, siamo certi che il successo non basterà a convincere molti ingegneri a continuare l’esperienza in un ambiente di lavoro diventato “tossico”, gratificante ma a quanto pare logorante al tempo stesso.
In questo periodo quasi tutti i vertici della Red Bull hanno espresso la propria opinione tranne uno, Adrian Newey. Il genio della F1 ha sempre mostrato un carattere schivo, sempre focalizzato su ciò che più ama: progettare le monoposto più veloci del mondo. L’ingegnere di Stratford–upon-Avon come tutti gli artisti ha un indole libera, guai a imporgli protocolli rigidi. Nell’autobiografia, parlando della sua esperienza in McLaren, Newey menzionò un aneddoto curioso ma alquanto attuale:
“Era un ambiente molto controllato, si entrava attraverso lunghi corridoi bianchi e ci voleva un po’ per raggiungere il posto di lavoro. Un giorno ho deciso di fare un percorso alternativo, dal prato del parcheggio. Mi arrivò una mail di avvertimento: avrebbero iniziato un’indagine interna se avessi continuato a non seguire il percorso pianificato per giungere al mio ufficio”.
Ragionando sull’attuale caos che regna in Red Bull, figuriamoci come un uomo con tale indole stia vivendo questa atmosfera di caccia alle streghe, proprio nel team in cui aveva trovato la sua dimensione perfetta. È proprio questo il momento in cui il numero uno indiscusso dei progettisti potrebbe completare la sua superlativa carriera, unendo il suo percorso professionale con la leggendaria scuderia di Maranello che dal prossimo anno avrà al volante un’altra leggenda del motorsport che risponde al nome di Lewis Hamilton.
Frederic Vasseur è il top management non hanno certo bisogno di suggerimenti, tuttavia per sedurre Adrian Newey e fare centro bisogna garantire al britannico un certo grado di libertà che possa mettere a proprio agio il sessantacinquenne per fargli esprimere tutto il suo genio. Presupposti che lo convinsero a lasciare un’eccellenza della F1 come McLaren per accettare quella che all’epoca sembrava solo una buona operazione di marketing chiamata Red Bull.
Secondo le informazione racimolare dalla nostra redazione Ferrari ci sta provando eccome. Un’occasione del genere non può andare sprecata e, a a quanto ne sappiamo, oltre al simbolico assegno in bianco per quanto concerne gli emolumenti, il Cavallino Rampante sarebbe pronto a soddisfare in toto i desideri di Newey. Il tutto grazie al management “internazionale” di John Elkann che sebbene non perda l’occasione per dimostrare quanto poco sappia di F1 a livello sportivo, dal punto di vista imprenditoriale sa da davvero il fatto suo. Insomma… Newey–Ferrari: si può fare.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat – Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Oracle Red Bull Racing