La Ferrari sogna di battere Red Bull dal 2022. La F1-75 ci ha provato, la SF-23 non ne era all’altezza. E la SF-24? Ce la può fare? Il quesito è di quelli tosti, da mal di testa per intenderci. Emicrania quasi congenita, sofferta dal tifoso ferrarista stufo di ascoltare l’inno olandese che, ad essere sinceri, oltre ad essere soporifero tedia l’orecchio altrui con insistenza. Mercedes in tutto questo pare possa stare solo a guardare. Una vettura, la W15, incapace di inserirsi nella lista degli speranzosi. Almeno per il momento, sia chiaro.
Medesimo discorso per McLaren e Aston Martin. Monoposto pensate per stupire con soluzioni senza dubbio fuori dagli schemi che però, durante le prime due gare del 2024, hanno messo in luce un fatto: stare dietro al progetto 676 di Maranello, bollato in maniera preventiva come troppo convenzionale. Scevro da tratti distintivo che possano innovare. Eppure, cari miei, la “conservativa” vettura italiana ricopre il ruolo di seconda forza senza sforzi immani, malgrado tutto.
Abitare la fila dei disillusi non è cosa della rossa targata Vasseur. Una gestione che pare differente sotto diversi aspetti. Più sincera, esattamente come l’arma in pugno ai “due Carlo”. Una monoposto di F1 che ha saputo fornire quel grado di sicurezza necessario a un inesperto e non preparato fisicamente diciottenne come Bearman, talento della Ferrari Driver Accademy. Ollie ha dato tutto, forse pure di più. E se ha potuto farlo senza commettere la benché minima sbavatura è pure merito della SF-24. Su questo punto siamo d’accordo, si!?
Tutto questo preambolo per nutrire un ragionamento. Un’ipotesi che allo stato attuale delle cose resta tale sino a quando la pista non corroborerà la congettura: Ferrari pare essere l’unica scuderia in grado di sfidare e battere la RB20. Il campo delle ipotesi affonda le sue radici all’interno di un argomento spesso in discussione, nel recente passato, quando si parla di Cavallino Rampante. Ci riferiamo agli upgrade in grado di potenziare il grado di competitività dell’auto nell’arco del campionato.
McLaren ha dimostrato che realizzare un salto secco e corposo per quanto concerne il rendimento non è fantascienza. Nemmeno se a regolare l’introduzione di novità sulla vettura ci pensa il budget cap, tetto spese che annichilisce il potenziale rafforzamento di una wing car. Piano d’azione che lo stesso Andrea Stella, ex ferrarista ora team principal operante a Woking, ha tutta l’intenzione di riproporre durante l’annata in corso prima dell’estate.
Obiettivo? Riprodurre lo step evolutivo concreto e sostanzioso. Tutto molto bello e coerente, almeno sulla carta. E anche in questo caso, come sempre, solo la pista sarà in grado di avvalorare la tesi dell’ingegnere di Orvieto oppure, al contrario, confutare l’eventualità confinando l’exploit dello scorso anno come “botta di culo memorabile”. Ma siccome nella massima categoria del motorsport la fortuna esiste solo in parte, un lavoro fatto a regola d’arte può senz’altro risultare produttivo.
Ed è proprio questo il messaggio velato che la scuderia con sede in Via abetone Inferiore 4 ha lanciato recentemente, tramite un Vasseur in versione Napoleone, agguerrito ma non troppo, sempre attento a non mettere in piazza una comunicazione eccessivamente audace. Arriviamo al punto, dopo tante chiacchiere. Un altro quesito emerge nel pensiero: l’importante pacchetto di aggiornamenti previsto per la prima settimana di Aprile, quindi, come trasformerà la SF-24?
Altra domanda alla quale dare risposta oggi, 11 Marzo, forse è un pelo incasinato. Più saggio girarci attorno considerando alcuni fattori. La rossa versione 2024 porta con sè una dote “endemica” di fondo. Un pregio di notevole entità. Cospicuo. Ingente. Considerevole, insomma: rispetto alla monoposto 2023, l’auto italiana possiede una di finestra di funzionamento più ampia se paragonata alla sua progenitrice che permette, previa abilità di piloti e tecnici, l’individuazione del punto di lavoro ottimale. Ragion per cui non c’è fretta o assillo, cattivi consiglieri a prescindere.
Charles non si aspetta rivoluzioni a Melbourne. Secondo le info raccolte dalla nostra redazione qualcosa di diverso ci sarà, “bollabile” come piccoli cambiamenti utili alla causa australiana che anticiperanno il reale “conguaglio tecnico” atteso per Suzuka. “Memento mori” (ricordati che devi morire) direbbe qualcuno, una locuzione che ha origine nella civiltà romana. Pare infatti che fosse consuetudine osservare uomini trionfanti (tornare a casa dalla battaglia) con atteggiamenti tronfi e superbi per le azioni compiute e che correvano il rischio di lasciarsi andare a manie di grandezza non necessarie.
Per evitare tale scenario, oltre a chi li festeggiava, faceva presenza una parte di popolo che pronunciava un’altra locuzione, sempre latina: “Respice post te. Hominem te memento“. Una sorta di “guardatevi le spalle perché pure voi siete uomini.” Ecco… forse è questo che pensa Ferrari pensando a Red Bull. Pure loro sono umani, no? Possono sbagliare o, semplicemente, non essere in grado di realizzare un passo migliorativo ingente tanto quanto la “rossa conservativa”. Parliamo di una speranza alimentata dal duro lavoro che spacca la schiena. Sudore che gocciola dalla fronte candendo sul petto.
Il presupposto illustrato potrebbe pure essere una baggianata di proporzioni bibliche e al contrario la possibilità che il team austrico intensifichi il proprio vantaggio sulla SF-24 esiste. Un’eventualità che però non può e non deve preoccupare la GES perché l’unico vero pensiero congiunto del reparto corse deve mirare verso un chiaro obiettivo: togliere quel sorrisetto beffardo dai volti Red Bull, almeno ogni tanto. Farli tornare sul pianeta Terra. Fargli capire, in sostanza, che alla prima distrazione il loro posteriore “è violabile”. Sportivamente parlando, si intende…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Oracle Red Bull Racing