McLaren e Mercedes si “sbattono” per avvicinarsi a Red Bull. Nel mentre sono dietro a Ferrari. Il Gran Premio dell’Arabia Saudita non ha riservato particolare soprese, confermando, pressoché, i valori in griglia che si erano visti in Bahrain. Se è vero che la scuderia di Milton Keynes è nettamente avanti a tutti e Ferrari comodamente seconda, più stimolante è la lotta per il terzo posto nei costruttori.
Una sfida che al momento pare una questione riservata ai due team menzionati nella prima riga dell’articolo. Concentriamoci, allora, sulla gara dei due team con sede a Woking e Brackley, cercando di trarre delle conclusioni sull’attuale gerarchia dei valori in campo. Partiamo tenendo presente che l’analisi risulta facilitata dalla comunanza del propulsore tra le due squadre. Il V6 Mercedes montato sulla W15 e sulla MCL38 di certo non è il più potente della griglia.
Inoltre, considerando il congelamento dei propulsori e l’impossibilità di intervenire se non per questioni legate all’affidabilità, unifica anche quelle che sono le procedure di gestione della Power Unit: mappature, sia termiche che ibride, difficilmente si diversificano da team a team, eliminando cosi, un fattore assai impattante sulle performance di una F1.
Alla vigilia di Jeddah, McLaren si riteneva estremamente fiduciosa delle proprie possibilità al contrario del Bahrain, dove la squadra aveva messo preventivamente “le mani avanti”: la pista liscissima del Corniche Circuit, così come la configurazione con un bel mix tra curve veloci e allunghi in rettilineo, quindi, sembrava un terreno di caccia fertile per la vettura color papaya. Molto più razionale e cauta la preview Mercedes che con molta probabilità non ha ancora capito a fondo la propria vettura, affidandosi al talento dei propri piloti per replicare le buone sensazioni di Sakhir.
Se si guarda al mero ordine d’arrivo della gara, si può dire che le speranze McLaren siano state perlopiù ripagate, con Piastri che si accomoda in quarta posizione, mentre Norris ottavo. Aldilà della distanza tra le due vetture, poste su due strategie diverse, ciò che può soddisfare il team guidato da Andrea Stella è il fatto di esser stata la terza forza in campo. Tolto l’exploit di Alonso con la Aston Martin, dietro Red Bull e Ferrari si posiziona in maniera chiara la MCL38.
Mercedes, invece, ne esce più ridimensionata, con tanti dubbi su quale via percorrere in termini di set-up e su come dare una svolta importante a questa stagione. Scaviamo un po’ di più nel dettaglio, valutando i dati relativi al passo gara delle vetture arancioni e delle frecce argento-nere, contestualizzando, inoltre, il modo in cui la gara dei nostri protagonisti si è dipanata.
Tutti e quattro i piloti in questione sono scattati con le coperture medie, allineandosi alla quasi totalità della griglia. I primi 5 giri del GP sono stati poco indicativi, in quanto il gruppo, ancora compatto, tende a rallentare i piloti al centro e favorire quelli in testa. In più, la Safety Car causata dall’uscita di pista di Stroll ha ulteriormente sporcato la misura, tanto che, eccezion fatta per Norris, Hamilton, Hulkenberg e Zhou, tutti hanno sfruttato l’interruzione momentanea del ritmo per cambiare coperture. Di conseguenza i numeri relativi al primo stint di Oscar e Russell lasciano decisamente il tempo che trovano.
L’australiano ha girato molto vicino a Leclerc, sul passo del 34.603 con appena un decimo al giro di distacco (LEC sul 34.513). Il rivale Mercedes, Russell, assestato sulla stessa strategia di Piastri, teneva un passo più alto, sul 35.122. Al momento dell’uscita di Lance, Norris è rimasto in pista, ereditando la guida della gara. La stessa scelta è stata fatta sulla Mercedes 44 di Hamilton, allineando così le strategie. Dal giro 10, momento in cui la gara è ripartita, l’inglese di Bristol ha completato un importante stint sulle medium.
Sicuramente la SC ha aiutato nel gestire le temperature degli pneumatici, che visti i 30°C di asfalto era un aspetto critico; tuttavia, Lando ha saputo tenere testa a Leclerc, girando di poco più lento, ma soprattutto, migliorandosi a mano a mano che i giri passavano. Quest’aspetto sottolinea che il degrado in sé delle gomme era limitato, e che il vero fattore limitante sul passo gara fosse più un’usura di tipo termico. Il grande stint tra la ripartenza e il pit stop, avvenuto al giro 38 è stato completato con un passo medio del 34.105, il secondo più veloce dietro a Verstappen a partirà di compound.
Per rilevanza statistica è importante sottolineare che il grande numero di giri aiuta a migliorare il passo medio, in quanto Max sulle medie ha percorso solo i primi cinque giri. Questo dato potrebbe far comunque rabbrividire i più attenti, visto che l’olandese, con macchina più pesante e gomme meno calde, ha saputo girare più veloce di un rivale con meno carburante e pista più gommata. Tuttavia, il nostro focus non è sulla Red Bull, ma su McLaren e Mercedes, dandoci più tempo per non pensare al formidabile stato di forma del campione in carica e della sua squadra.
Lewis Hamilton ha completato quasi lo stesso numero di giri sulle coperture con banda gialla, essendo il suo pit stop avvenuto appena un giro primo del connazionale Norris. Costantemente tallonato dalla McLaren numero 81 di Piastri, Hamilton ha saputo tenere dietro di sé l’australiano e continuare imperterrito su un passo di poco inferiore a quello di Lando. Il dato è 34.291, appena 186 millesimi a giro dietro. Dopo che tutti i piloti hanno esaurito il cambio gomme regolamentare, la situazione era la seguente: Piastri davanti ad Alonso e Russell, mentre Hamilton appena dietro a Norris.
L’ultimo spezzone di gara, per quel che riguarda Oscar e George, è stato lineare: poche emozioni e molti giri in aria libera. Alla bandiera a scacchi, lo stint del talento di Melbourne, concluso quarto, risultava 150 millesimi a giro più rapido della Mercedes numero 63, terminata sesta. Più in dietro, Norris e Hamilton erano apertamente a caccia di Oliver Bearman, in settima posizione. Nonostante le gomme rosse montate per gli ultimi giri, i tempi sul 32 basso non son serviti per recuperare il diciottenne debuttante, alle prese con grossi problemi di tenuta fisica al collo nelle ultime tornate.
L’ordine d’arrivo risulta così invariato con Lando ottavo e Lewis nono. In tabella sono riassunti i passi gara, di ogni stint, dei 4 piloti sotto la nostra lente d’ingrandimento: La gara di Hamilton e Norris è stata indubbiamente più rapida a livello di ritmo, ma il non aver usufruito della finestra Safety Car per cambiare le gomme ha fatto si che il loro margine sui piloti già dotati di coperture nuove fosse nullo.
PILOTA | STINT 1 | STINT 2 | PASSO GARA MEDIO |
PIASTRI | 34.603 (M) | 33.483 (H) | 34.043 |
RUSSELL | 35.122 (M) | 33.633(H) | 34.378 |
NORRIS | 34.105 (M) | 32.280(S) | 33.193 |
HAMILTON | 34.291 (M) | 32.333(S) | 33.312 |
Tuttavia, le strategie simmetriche e parallele aiutano a trarre dei giudizi sullo stato di forma delle due squadre: considerando il solo weekend saudita, McLaren sembra un passo avanti per quel che riguarda la velocità espressa attraverso l’assetto. La MCL38 sembra aver effettuato un passo in avanti dal lato downforce, il che permette di salvaguardare meglio le coperture e portare più velocità in curva. L’ottimo stint di Norris sulle medie conferma questo trend.
Inoltre, la performance in qualifica nel primo settore, decisamente uno dove serve carico e stabilità per lo snake velocissimo, mostra che McLaren, in quel tratto era solo seconda a Red Bull. Il vero cruccio di questa monoposto è la resistenza all’avanzamento, non tanto sul dritto in sé, ma con DRS aperto: si è visto quanta fatica abbia fatto Piastri, per cercare anche solo di affiancare Hamilton in rettilineo, nonostante l’australiano aprisse l’ala posteriore con distacco inferiore a quattro decimi.
Un vero tasto dolente, che non ha influito particolarmente sul risultato di Oscar, ma che rischia di essere un fattore estremamente limitante su qualsiasi pista in cui la velocità di punta sia fondamentale. Non a caso, in Bahrain, con tre rettilinei lunghi, la MCL38 si era mostrata inferiore a Mercedes. Migliorare il drag della monoposto era, assieme a trovare maggior carico, il vero obbiettivo per la campagna 2024, ma al momento sembra non ancora perfettamente raggiunto.
In casa Mercedes, si sta insinuando sempre più l’idea che la W15 non sia così competitiva come si era detto. La vettura tedesca sicuramente è un passo avanti rispetto alle sue sorelle maggiori, ma conserva delle problematiche intrinseche preoccupanti: la sospensione posteriore totalmente nuova si sta rivelando un vero grattacapo, in quanto la sua finestra di assetto risulta molto difficile da centrare. Russell, non a caso, si lamentava in continuazione dei saltellamenti e del bottoming della monoposto.
Specialmente in qualifica, l’inglese ha rischiato più volte di perdere la macchina e ha dovuto abortire l’ultimo tentativo in Q3 proprio per il continuo strisciamento sull’asfalto nel primo settore, che ha innescato un’improvvisa perdita di controllo. Si cercava migliore stabilità e performance con il push-rod dietro, ma al momento gli ingegneri della casa di Stoccarda stanno faticando non poco a trovare un compromesso che dia stabilità e performance. Non appena i meccanici provavano a ridurre l’altezza da terra, ecco che si innescava il nocivo bouncing che pregiudicava la guidabilità della monoposto.
In più, la veste aerodinamica non sembra dare sicurezza ai piloti, specialmente a Hamilton. A Jeddah son state provate due configurazioni di ala posteriore, una più scarica, al giovedì, con sir Lewis che lamentava la mancanza di stabilità al posteriore e una caricata maggiormente, che aiutava nel primo settore, ma uccideva totalmente la EOSS (End of Straight Speed). Alle fine, Mercedes ha optato per l’opzione con meno carico, salvaguardando la velocità sul dritto. Vedendo come è andato il duello con Piastri, sembra che la scelta abbia pagato, ma a prescindere la Mercedes accusa una difficoltà di assetto non indifferente.
Quante volte nei primi due appuntamenti abbiam sentito che Mercedes stravolgesse il set-up della W15 tra giovedì e venerdì? La risposta è tante, se non addirittura troppe. Insomma, con le proprie difficoltà e i propri punti di forza, McLaren e Mercedes sembrano equivalersi in questo inizio di staggine, tantoché i punti raccolti nei primi due appuntamenti sono sostanzialmente gli stessi, 28 a 26 in favore del team papaya. L’ago della bilancia risulta come mai allineato al centro, e con molta probabilità oscillerà da circuito a circuito, sulla base di quale monoposto farà meno capricci a livello di set-up.
Autori: Andrea Mauri – howf1works – Alessandro Arcari –@berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari