F1: Mercedes a Melbourne ha dato delle conferme: la nuova W15 è piena di problemi e guardando alle prestazioni degli anni passati, pare sia stato fatto addirittura un passo indietro. Non sono di questo avviso, ovviamente, gli uomini della squadra di Brackley, men che meno il team principal Toto Wolff, il quale ha richiamato di fretta e furia James Allison e spedito a casa Mike Elliott, padre delle precedenti monoposto a effetto suolo colorate d’argento.
Lewis Hamilton è colui che più sta patendo le problematiche della monoposto, lenta nei curvoni veloci sia a Jeddah che in Australia, debole col posteriore e mai in grado di impensierire davvero non solo Red Bull e Ferrari, di sicuro le due macchine più forti al momento, ma nemmeno la McLaren, terza forza indiscussa considerando le tre gare fin qui disputate su tre circuiti comunque diversi tra loro.
Ci ha messo qualcosa in più evidentemente George Russell, un po’ più a suo agio del compagno di squadra con questa vettura ma anch’egli in difficoltà nel superare le macchine davanti: Alonso per esempio è stato il suo incubo peggiore sia a Jeddah che a Melbourne, con tanto di incidente finale dettato, secondo il parere di chi scrive, più da una disattenzione dell’inglese che da una furbata del due volte campione del mondo spagnolo.
Come scrivevamo prima, Toto Wolff è convinto che la Mercedes W15 figlia di James Allison e della sua squadra sia una macchina migliore rispetto alle due firmate Elliott. Tante le correzioni fatte durante l’ultimo anno, come le sospensioni, la rigidità del supporto della scatola del cambio e le vibrazioni sullo sterzo: tutti problemi che a detta del team principal austriaco sono stati prontamente eliminati per rendere la vettura più godibile ai due piloti britannici.
Il resto però è un po’ da mani nei capelli: l’aerodinamica posteriore è evidentemente carente, gli sviluppi che dovrebbero arrivare a breve (non a Suzuka, ndr) dovranno cercare di correggere determinati squilibri che la W15 crea in pista, specialmente appunto nei curvoni veloci, e sarà nello “snake” dello storico tracciato giapponese che Hamilton e Russell avranno grossi problemi nel prossimo fine settimana di gara.
La Mercedes ha bisogno di tempo, perché nella Formula Uno moderna, e questo lo abbiamo detto e ridetto milioni di volte, non tutto si può risolvere dall’oggi al domani, lo dimostra il lavoro certosino svolto da Ferrari e McLaren nell’ultimo anno: sofferenza, tanta, forse anche troppa per la Scuderia di Maranello nel corso del 2023, ma una direzione chiara e concisa presa nel tempo per correggere una vettura dannatamente inguidabile.
In modo diverso, ma con lo stesso risultato, possiamo parlare del team di Woking: base 2022 nella prima parte della scorsa annata, macchina capovolta dopo mesi di lavoro a Spielberg (solo per Norris) e poi a Silverstone (anche per Piastri). E adesso la MCL38 è una vettura di tutto rispetto e che può contendere anche il podio quando le occasioni lo permetteranno, vedasi appunto Melbourne con il terzo posto di Lando alle spalle delle due Ferrari.
I problemi Mercedes però non sembrano vicini a una soluzione: all’alba del 2023, Toto Wolff disse come la W14 fosse sbagliata, così da investire tempo e risorse per correggerla e creare una base forte per il 2024, come ha fatto la Ferrari del resto, ma i due risultati sono sotto gli occhi di tutti. Uno dei guai principali del team di Brackley è la mancata correlazione tra simulatore e pista, un qualcosa che proprio la Scuderia di Maranello ha sofferto negli ultimi anni, mentre adesso le cose vanno più che bene nella provincia di Modena.
Mercato tecnici: la Mercedes pesca dalla Ferrari Simone Resta, negli ultimi anni tra Alfa Romeo-Sauber e Haas, più diverse parentesi proprio nella Scuderia del Cavallino, ed Enrico Sampò, colui che ha lavorato proprio nell’area simulatore della Rossa negli ultimi anni e che a Brackley avrà però un ruolo diverso, ossia quello di responsabile delle applicazioni software per le prestazioni.
Siamo alla terza macchina sbagliata consecutiva, un po’ troppo per un team principal fiero della sua squadra come Wolff. La vettura non è di facile comprensione, non se ne capiscono i problemi, è come un “interruttore On-Off”, parola di Toto eh, non ci siamo inventati nulla. Che James Allison abbia bisogno di un personale più fresco al suo fianco? Che abbia più idee di come costruire una vettura a effetto suolo?
Non è dato saperlo, fatto che sta la Mercedes, per il suo recentissimo passato glorioso e all’apice della massima categoria del motorsport non può più permettersi certe ciofeche a quattro ruote una appresso all’altra. “Bisogna scavare a fondo” dice Wolff, ma parliamo soltanto di materiale tecnico? A voi l’ardua sentenza.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Mercedes AMG F1 Team