L’ennesima doppietta firmata Verstappen/Perez della Red Bull a Jeddah è il miglior antidolorifico per il team campione del mondo. Nonostante il dominio schiacciante dell’ultimo biennio e forse del prossimo, i “Tori” stanno facendo davvero di tutto per distruggere quanto realizzato in appena due decenni di presenza nella massima categoria. La morte di Dietrich Mateschitz, visionario imprenditore capace di costruire dal nulla il colosso delle bevande energetiche, ha dato inizio a una faida interna tra le varie anime della scuderia di F1.
Quella austro-inglese che rivendica il merito dei successi della struttura operativa situata a Milton Keynes nonché la nazionalità e gli sforzi economici del fondatore che ha permesso di creare un team vincente sulle ceneri della disastrata Jaguar. E poi c’è la componente tailandese nella persona di Chalerm Yoovidhya che detiene il 51% delle azioni di Red Bull GmBH e non ha mai nascosto l’apprezzamento per il lavoro svolto da Christian Horner, appoggiandolo in toto nelle sue decisioni.
La chiusura dell’indagine interna aperta a fronte della segnalazione di una dipendente del team austriaco di F1 che vedeva Horner sul tavolo degli imputati, si è chiusa ovviamente nel più classico dei modi: a tarallucci e vino. Fondamentalmente a chi conveniva uno scandalo che poteva ledere l’immagine dell’intera holding? Quello che poteva essere considerato un’incidente di percorso all’interno di un’organizzazione vincente è terminato con l’assoluzione del CEO e team principal della scuderia austriaca.
Nelle qualifiche del Bahrain diversi addetti ai lavori della F1 (giornalisti e manager del Circus, nda) hanno ricevuto gli screen shot delle conversazioni tra lo “spice boy” e la misteriosa dipendente. Un colpo basso proveniente da chi probabilmente voleva lasciare fuori dai tornelli di Milton Keynes il dirigente di Leamington Spa. A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato successivamente Jos Verstappen, il vulcanico padre del tre volte campione del mondo olandese.
In un’intervista al Daily Mail, l’ex pilota di F1 ha dichiarato, senza giri di parole, che Horner dovrebbe essere allontanato dalla scuderia altrimenti esploderà, affermando che il team principal della Red Bull recita sempre la parte della vittima pur sapendo di essere egli stesso la causa di tutti i problemi. Nel mentre la dipendente che ha accusato il grande capo del team campione del mondo è stata sospesa. Anche in questo caso Jos si è schierato contro Horner, manifestando la sua solidarietà alla dipendente sospesa dalle sue mansioni.
Sembra che in Red Bull sia il momento propizio per chiudere definitivamente i conti in sospeso da lungo tempo. Ad esempio, lo storico consulente della scuderia Helmut Marko non ha mai avuto un rapporto idilliaco con Horner. Nel weekend in Arabia Saudita è circolata la voce che l’ex pilota austriaco fosse prossimo alle dimissioni come da lui stesso dichiarato alla testata ORF. E’ evidente che si sarebbe trattato di dimissioni non spontanee ma di un licenziamento sotto le mentite spoglie di una precisa volontà del manager austriaco.
E questo diventa il punto di non ritorno di una vicenda che sta diventando un soap opera. Per la prima volta il “leader Maximo” (di nome e di fatto) ha dichiarato che un’eventuale uscita del suo mentore poteva avere delle conseguenze nel suo rapporto di collaborazione con Red Bull. A valle della decisa “presa di coscienza” di Max Verstappen, quindi, la posizione di Marko è tornata ad essere solida. Negli scorsi giorni ipotizzavamo che Red Bull e Max si considerassero reciprocamente non indispensabili.
Tuttavia quanto emerso a valle della prima presa di posizione del pilota olandese in questa torbida vicenda, dimostra che Verstappen è il valore aggiunto imprescindibile per il team austriaco. Come Senna alla McLaren e Schumacher alla Ferrari, piloti capaci di avere un’influenza politica determinante. I meno giovani forse non sanno che nel primo anno di Schumi alla rossa l’opinione pubblica voleva lo scalpo di Jean Todt, dopo i numerosi ritiri della vettura italiana nella fase centrale della stagione 1996.
Per questa ragione Michael decise di vincolare la sua permanenza in Via Abetone Inferiore 4 a quella del manager francese e fu così che venne ascoltato. Il resto è storia e che grande storia. Verstappen da questa squallida vicenda ne esce ingigantito non sportivamente ma in termini di spessore politico all’interno del team. Alla fine Red Bull ha ceduto alle volontà del pilota che l’ha resa nuovamente grande, dopo l’epoca d’oro di Sebastian Vettel stoppata dal dominio Mercedes lungo ben sette anni.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari