Formula 1

Ferrari: gli effetti nocivi della “paghetta ad honorem”

Abbasso la “paghetta” annuale della Ferrari! Le scuderie di F1 sul piede di guerra. Sarebbero forti le pressioni per chiedere alla Federazione Internazionale di togliere o ridurre il bonus che deriva al team di Maranello, indipendentemente dai risultati sportivi, per essere l’unica Scuderia ad avere partecipato al mondiale sin dalla prima edizione (1950) e senza averne mai saltato uno. Bonus sancito dal Patto della Concordia (siglato per la prima volta nel 1981), che di fatto regola quasi tutti i rapporti fra scuderie, FIA e FOM (ora sotto il controllo di Liberty Media), e che andrà in scadenza nel 2025.

Però, parliamoci chiaro, in realtà Ben Sulayem e Domenicali non “pagano” (e chi li ha preceduti) per questo. “Pagano” perché sanno che un mondiale non avrebbe mai il fascino che ha senza le monoposto del Cavallino Rampante. In ogni caso, meglio non rischiare di non avere la Ferrari in pista, ne convenite? Anche perché, che merito sarebbe aver partecipato sempre al mondiale di F1? Cioè, la continuità nella presenza di per se è merito sufficiente? Non so…

Colloquio tra Stefano Domenicali (CEO della F1) e Mohammed Ben Sulayem (presidente della FIA)

Alla Ferrari viene dunque riconosciuto uno status speciale che ha e, anche per questo, è l’unica scuderia che ha (e può esercitare) il diritto di veto. Diverso il discorso, appunto, sul “diritto di veto”. In ogni realtà umana, sin dalla notte dei tempi, coloro che rappresentano la continuità (e la saggezza) hanno la possibilità di dire l’ultima parola, vedi il Senato per l’antica Repubblica Romana e via discorrendo…


F1, Ferrari: la “paghetta” ad honorem fa più male che bene

Comunque, fossi nei vertici Ferrari avrei io stesso proposto di togliere questo anacronistico obolo. Per tutta una serie di motivi: la paghetta extra è antisportiva, non meritocratica e soprattutto, a lungo termine, non conveniente per la rossa. Cioè sono più i problemi che i vantaggi ad avere tale emolumento suppletivo, chiamiamolo così. Mi spiego: se la Ferrari avalla e continuerà ad avallare ogni cervellotica decisione dei soliti “quattro ubriachi al bar” verrà facile pensare che sia anche per avere quel bonus extra.

E bisogna togliere questo alibi per due motivi: per gli avversari che così sapranno di non poter più fare quel che vogliono in sede politica, tanto se il team italiano si lamenta potranno sempre rispondere: “Ma parli proprio tu?” Ma soprattutto per la stessa Ferrari, che potrebbe avere un più ampio spazio di manovra politico in F1. E non mi metto qui a fare la conta di quanti bocconi amari la rossa ha dovuto inghiottire, dalla fine dei test in pista in poi, se si parla di regolamenti e tavoli politici…

John Elkann, presidente della storica Scuderia Ferrari

Inoltre, altro fattore da non sottovalutare, si sa benissimo che le rivoluzioni non si fanno con la pancia piena. Quindi solo se sei affamato dai tutto quanto hai per raggiungere l’obiettivo. I tecnici di Maranello saprebbero che non ci sarà più il “tesoretto” ma che tutto se lo devono guadagnare in pista. E’ tutta un’altra questione invece sapere che, tu vinca o perda, i tuoi “diné” sono comunque assicurati. E che quindi, alla fine, ci si possa accontentare, che non conti vincere… ma basti partecipare.

Eppure sono convinto che Enzo non abbia fondato la sua Scuderia solo per correre. Ma per correre e vincere. E, forse, anche Elkann se lo dovrebbe ricordare. Certo altro tipo di uomo (non migliore né peggiore, semplicemente diverso e probabilmente molto più attento alla gestione finanziaria del suo impero) che però ha mostrato di tenerci al team di F1 italiano, mentre per altre realtà sportive forse è meglio stendere un velo pietoso o sospendere il giudizio. E voi, che ne dite? Cosa dovrebbe fare la Ferrari? Paghetta “si”, o paghetta “no”?


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Scuderia Ferrari

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Mariano Froldi