Analisi Tecnica

F1: togliere la variabile Newey dall’equazione?

E se il segreto per avere lotte più serrate in F1 fosse non aggiungere, ma togliere… ad esempio allontanare il geniale e camaleontico Newey dal Circus? Magari vederlo sì nel paddock, ma in qualità di turista di “lusso”, con pass “superVip” e null’altro? Una provocazione dite? Mica tanto… proviamo a fare qualche ragionamento in merito che ci potrebbe aiutare. Alcuni scenari utili alla causa per comprendere una situazione fantastica e ipotetica.

Vederlo in Ferrari sarebbe davvero bello. Per tanti motivi. Perché solo il mitico Mauro Forghieri è stato paragonabile ad uno come Newey (e viceversa), perché sarebbe bello che ci fosse una monoposto di Maranello disegnata al tecnigrafo da mister-caterva-di-titoli-mondiali e via discorrendo. Qualcuno storce il naso: sarebbe bello batterlo! Ci siamo mai riusciti? Ovvio, batterlo varrebbe il doppio. Il godimento raggiungerebbe vette inesplorate. Ma parliamoci chiaro: le statistiche non mentono a tal proposito.

Viste le castranti regole attuali, chi si assicura Adrian Newey ha la quasi certezza non di vincere, ma di dominare. Se ovviamente non si può ascrivere solo a lui la bontà di una monoposto, si può dire che è soprattutto merito suo. O delle sue intuizioni, della sua voglia di sperimentare, della complessiva esasperazione di ogni componente della monoposto. E chi mastica un poco di tecnica ed è molto più addentro di me alle segrete arti dell’aerodinamica e della telaistica, lo sa bene.

Adrian Newey, responsabile tecnico della Oracle Red Bull Racing

Tolto lui dall’equazione, non è un’ipotesi implausibile che tutti i team, compresi quelli di vertice, siano molto più vicini tra loro. E allora? Bè, si potrebbe adoperare il “lodo Binda” di circa un secolo fa. Non ci siamo inventati nulla. Basta guardare alla storia, in questo caso del ciclismo. Eh sì, il “lodo Binda”, dal cognome di colui che accettò tale equanime soluzione, per così dire, nel lontano 1930. Esattamente 94 anni fa.

Newey fuori dai giochi della F1

Alfredo Binda nel 1930 non era un nome nuovo del ciclismo. Nel 1927 vinceva il suo secondo giro d’Italia:12 tappe su 15 e distacchi siderali agli avversari. 27 minuti sul secondo, oltre trentasei sul terzo. Nel 1928 e ‘29 rivinceva senza problemi. E così, nel 1930, fu pagato dagli organizzatori del Giro d’Italia per non partecipare. Gli offrirono 22.500 lire (all’epoca cifra notevole, ci potevi comprare una casa di discrete dimensioni nella periferia milanese). Essendo troppo forte, gli altri ciclisti non volevano essere umiliati da Binda.

“Cosa ci si viene a fare al Giro se c’è lui?” si dicevano gli uni con gli altri. A sbrogliare la matassa ci pensò Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport (che organizzava il Giro d’Italia). Bisognava inventarsi qualcosa per non ritrovarsi con un pugno di corridori al via già con il morale sotto i tacchi per l’esito scontato. E allora? Bè… “Lasciamo a casa il Binda”. Eureka! Il nostro accettò di buon grado. Tutti contenti compreso il diretto interessato.

Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

Ora, se Domenicali avesse un pochino della sagacia di Ecclestone, al posto di pensare ad aumentare le garette sprint, dando l’impressione di voler succhiare tutto il latte dalle prosperose (per ora) mammelle della F1, e si adoperasse per rendere dorato e lontano dalla massima categoria del motorsport il futuro di Adrian Newey, probabilmente farebbe qualcosa di diverso e originale rispetto al copione che sta rispettando con ragionieristica e computistica serietà. Provocazione, dunque, tra il serio e il faceto… tornando a bomba: forse, la vera soluzione dell’enigma noia in F1 sarebbe un ritiro dorato di Adrian.

E voi, cosa ne pensate?


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Scuderia Ferrari – Oracle Red Bull RacingAdrian Newey

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Mariano Froldi