Max Verstappen è il fenomeno incontrastato della F1. Una testa mica semplice quella dell’olandese. Determinato come non mai sin dagli inizi al volante, il talento di Hasselt difficilmente accetta con mestizia problemi e situazioni complicate. Al contrario il carattere “fumantino” emerge senza freni. Per non parlare del suo atteggiamento che in più occasioni abbiamo visto durante un sfida in pista a tu per tu con un diretto competitor dove, specie quando la sua vettura era ben lontana da essere la migliore, difendeva la sua posizione veleggiando sul limite della regolarità, a volte superandolo, continuando a proteggere la sua posizione anche verbalmente una volta sceso dall’auto.
Nella massima categoria del motorsport, la sinergia tra pilota e ingegnere di pista si attesta come fattore fondamentale per il conseguimento dei propri obiettivi. I precursori del nuovo approccio cooperativo durante i weekend di gara sono stati Ross Brawn e Michael Schumacher. Una coppia davvero mozzafiato. L’inglese era il terzo occhio del fuoriclasse tedesco, in grado di soddisfare il desiderio di informazioni del teutonico in merito alla posizione dei propri rivali, fornendo una pletora infinita di dettagli, navigando il “Kaiser” verso le strategie pianificate prima della partenza o in corso d’opera.
Un rapporto che prese il via F1 alla Benetton e proseguì in Ferrari che ha contribuito a numerosi successi del loro sodalizio. Così come in tanti altri aspetti, Michael è stato fonte di ispirazione per i colleghi e per la concorrenza. Al pari del campione di Kerpen anche Lewis Hamilton ha costruito tante vittorie grazie alle informazioni e al supporto del suo fido ingegnere di pista Peter Bonnington, ai secoli “Bono”. La diffusione pubblica dei team radio ha contribuito a svelare il ruolo strategico di queste “figure” che, a seconda delle circostanze, sono decisive.
Tuttavia hanno però il compito di vestire i panni di vero e proprio psicologo, supportando la sfera emozionale del pilota tanto nei momenti di euforia che in quelli di difficoltà o agitazione. Pensate a quanto debba essere duro comunicare al proprio pilota di cedere la posizione al compagno, magari quando c’è in ballo una vittoria come fece Robert Smedley con Felipe Massa, con la famosissima e icona frase “Fernando is faster than you” che il brasiliano non dimenticherà per tutta la vita.
Da quando Max Verstappen ha iniziato a dominare la scena in F1 il rapporto con il suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, ha stupito gli addetti ai lavori per il modo e i toni delle loro comunicazioni. E’ necessario precisare che il tecnico quarantenne di chiari origini italiane è stato il solo ingegnere di pista di Max Verstappen in Red Bull nella sua avventura a Milton Keynes, sin dal vittorioso esordio con appena 16 anni sui documenti nel Gran Premio di Spagna. Il londinese, nonostante la sua giovane età, vanta un’esperienza ventennale nel Circus, nel corso della quale ha avuto modo di interagire con talenti del calibro di Fisichella, Liuzzi, Bianchi e il messicano attuale pilota Red Bull Sergio Perez.
Tra i due è nato subito un profondo rapporto di fiducia e di amicizia tale da far dichiarare al fuoriclasse di Hasselt, estremizzando in concetto, che se Giampiero se ne fosse andato avrebbe smesso di correre. Nonostante il solido rapporto umano e professionale, però, in più di un’occasione la loro comunicazione nei team radio è stata oltremodo rude. Se negli anni abbiamo imparato a conoscere i toni schietti di Max, le risposte piccate del suo ingegnere di pista hanno a volte lasciato a bocca aperta. Lambiase non teme di scontrarsi verbalmente con il suo pupillo, nonostante si tratti del pilota più forte nella griglia della F1.
Secondo il race engineer Red Bull, in ogni relazione è inevitabile che ci siano dei disaccordi e la cosa più matura da fare è accettarlo. Con Verstappen ha realizzato che a dirigere l’orchestra è il pilota ed essendo più avanti con gli anni, GP (soprannome) sente l’obbligo di fargli capire perché vengano prese alcune decisioni. Recentemente Giampiero ha espresso i suoi sentimenti affermando di considerare Max come un fratello minore, sottolineando la profondità del loro rapporto. Lambiase ha spiegato che spesso i due si trovano a discutere di qualsiasi cosa, in chiunque in qualsiasi momento, arrivando a sentirsi rilassati e a proprio agio l’uno con l’altro.
Il livello della collaborazione e il rispetto di fondo reciproco trai due, ha convinto l’ingegnere italiano a non prendere neanche lontanamente in considerazione l’idea di collaborare con un altro pilota. Se in futuro, il tre volte campione del mondo in carica deciderà di affrontare una nuova esperienza lontano da Milton Keynes, a seguirlo ci sarà certamente il fidato ingegnere di pista, probabilmente una delle poche persona verso la quale Max nutre un profondo rispetto in F1, un mondo dove che naviga in una competitività assoluta che troppo spesso porta a gelosie e invidie che possono dare addito ad amicizie di comodo lontane dalla schiettezza.
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Immagini: Oracle Red Bull Racing – F1