Mercedes ha lavorato duro sulla W15. Parliamo di una monoposto che tuttavia non funziona a dovere. I tecnici di Brackely, in concomitanza con il lavoro svolto dai piloti in pista, non sono ancora riusciti a trovare il corretto punto di lavoro della monoposto. Le vetture grigie e nere non soddisfano a livello di rendimento. Non potrebbe essere altrimenti per una scuderia che ha dominato la prima parte dell’era turbo ibrida. Gli importanti test andati in scena a Suzuka hanno senza dubbio rimpinguato il bagaglio degli ingegneri che, a Shanghai, hanno l’intenzione di “far pesare” le nozioni recentemente apprese.
Wolff ha tirato un sospiro di sollievo al termine del week-end nipponico. La positività del suo pensiero deriva dalla capacità di stabilizzare maggiormente le W15. Questo anche se, d’altronde va senza dubbio ribadito, le performance espresse a livello cronometrico non erano per nulla buone. Il conforto nasce quindi dalla speranza di “aver capito” di più la monoposto tedesca. Toto in versione “binottiana”, per intenderci, che cerca di vedere il lato positivo della trasferta recentemente completata nel paese del Sol Levante. Il Gran Premio della Cina sotto questo profilo sarà probante.
Un ulteriore prova del nove che potrà corroborare la bontà del lavoro svolto. L’obiettivo è sempre il medesimo in questa Formula Uno, anche in terra cinese: massimizzare le prestazioni delle due W15. Per farlo la messa a punto sarà cruciale, specie considerando la presenza del primo dei sei appuntamenti iridati dedicati alla Sprint Race. Format che potrebbe favorire chi sarà bravo a centrare il set-up da subito, malgrado dalla campagna agonistica 2024, il parco chiuso vedrà un’apertura prima della consueta gara domenicale. Aspetto decisamente utile per rivedere il “fine tuning” della auto prima del 300 km e fischia della domenica.
La Cina rappresenta un’opportunità per la Mercedes. Nei primi Gran Premi dell’anno le W15 hanno faticato su più fronti dal punto di vista tecnico. Durante i quattro appuntamenti andati in scena, infatti, il lavoro su di uno spettro di grattacapi differenti che affliggono le auto tedesche ha fatto presenza. Shangai offre differenti tipologie di curve. Tratti davvero complicati come curva 1, dove in maniera progressiva si abbassano le velocità di percorrenza, per poi effettuare una frenata in combinato. Successivamente sono presenti zone lente alternate a tratti più rapidi. Nel T2 domina la presenza di curve ad ampio raggio medio-veloci e in appoggio. Non mancano i tratti rettilinei molto lunghi (1,2km).
Mercedes ha lavorato sulle curve ad ampio raggio, al fine di trovare maggior stabilità di carico ancora mancante al posteriore, specie in particolari range di velocità. Ricordiamo proprio per questo che il valore istantaneo della downforce espressa è funzione di molteplici variabili, tra cui gli angoli di rollio, beccheggio e imbardata. I movimenti attorno a questi tre assi determinano un’inclinazione diversa del pavimento della monoposto, da dove deriva la maggior parte del carico generato. Per trovare stabilità, pertanto, bisogna riuscire ad ottimizzare la cosiddetta mappa aerodinamica.
Farlo significa rendere effettivo il lavoro del fondo alle diverse combinazioni dei parametri citati in precedenza. Un punto forte della W15 sono state sicuramente le velocità di punta. Elemento con cui i tecnici potrebbero “giocare” per ottimizzare il set-up nell’unica prova libera a disposizione prima che entri in vigore il primo parco chiuso. Anche in Mercedes potremmo vedere diversi livelli di carico per massimizzare il lap-time. A livello pratico si traduce nella mera scelta dell’ala posteriore. Soluzione a cucchiaio “classica” e più spesso utilizzata nel 2024 che offre un medio carico aerodinamico.
A tal proposito, il team tedesco potrebbe prendere in considerazione un livello di carico più alto, perdendo alcuni punti di velocità massima, ma riducendo lo scivolamento della monoposto in fase di percorrenza. Il lavoro dovrà concentrarsi sulla percorrenza delle curve lente, vero punto debole delle W15. A Suzuka, in queste due o tre tipologie di pieghe, è emersa tanta fatica accusando molto “sliding“. Di fatto, la vettura è ancora carente in termini di grip meccanico.
Questo diviene un problema in quanto la percentuale di tempo che si spende nel lento è in proporzione maggiore. La Cina ricoprirà un ruolo importante per la Mercedes sul tema gomme, al fine di comprendere meglio la loro evoluzione e il loro sfruttamento. A Shanghai le W15 hanno lamentato un certo surriscaldamento sull’asse posteriore. Fattore che provocava l’uscita dalla finestra ottimale di funzionamento. Overheating dato dall’eccessivo sliding dell’asse posteriore. In altre parole si direbbe che l’angolo di slip (slip angle) posteriore è eccessivo.
C’è un altro aspetto interessante. L’anteriore delle frecce d’argento intarsiate di nero, considerando le caratteristiche delle vetture, sul circuito della Cina potrebbe faticare ad “accendersi”. Motivo per cui Mercedes potrebbe essere molto vulnerabile sotto questo punto di vista. Se non dovessero trovare la corretta warm up strategy della gomma, quindi, il rischio di avere uno sbilanciamento termico tra i due assi sarà davvero considerevole. Elemento che andrebbe a ridurre parecchio la massima prestazione ottenibile dai piloti, complicando un consto già di per se fortemente compromesso da altri fattori.
Autori: Alessandro Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Mercedes AMG F1 Team