Formula 1

F1, patto concordia: Ferrari alla resa dei conti. Escamotage per il numero chiuso

La F1 e la Ferrari hanno un accordo che da tanti anni da discutere. Qualcosa cambierà, nel prossimo futuro. La massima categoria del motorsport è uno sport estremamente complesso, a causa della eterogeneità dei suoi stakeholder (team, fornitori, promotori, media, azionisti, istituzioni internazionali, ecc.) e del potere economico che essi incarnano. In più di una circostanza, la governance della categoria e il sul suo domani sono stati oggetto di attrito tra i soggetti coinvolti.

La frattura più clamorosa si ebbe negli anni ’80 a seguito del conflitto tra la FOCA, l’associazione dei costruttori di F1 interpretata da Bernie Ecclestone, e la FISA, la Federazione internazionale degli sport motoristici, guidata da Jean-Marie Balestre. Nel gennaio 1981 Enzo Ferrari ricevette a Maranello i rappresentanti della FISA e della FOCA per trovare un terreno comune. Due mesi dopo, presso la sede parigina della FISA, Place de la Concorde, fu firmato l’omonimo accordo. Il suddetto patto ratificò la condivisione del potere e la definizione di governance della categoria.

il primo patto della concordia della F1

In sintesi, la FISA mantenne la responsabilità delle missioni esecutive della Formula Uno, lasciando alla FOCA di Bernie Ecclestone la responsabilità delle trattative con i promotori e della commercializzazione dei diritti televisivi. Gli utili realizzati sarebbero stati poi ripartiti, a beneficio delle scuderie. Il Drake colse la palla al balzo per trarne beneficio, riuscendo a ottenere due Gran Premi in terra italiana (Imola e Monza). Dal lontano 1981 sono state firmate otto versioni del patto della Concordia. L’ultimo è stato nel 2020, valevole fino al 2025.

F1, I benefici economici e politici riservati alla Ferrari

L’impianto normativo attuale fu pensato per garantire stabilità economica ai 10 team, alcuni dei quali palesemente in difficoltà a causa della pandemia Covid-19. Le squadre hanno ricevuto una quota del 50% dei profitti della F1 per poi incassare una quota progressivamente minore, in relazione al livello di fatturato delle scuderie. Uno degli aspetti più controversi e dolentemente osteggiato dai team d’oltremanica è il bonus riconosciuto alla Scuderia Ferrari, in qualità di scuderia che ha preso parte a tutte le edizioni del massima categoria del motorsport.

Frederic Vasseur ha ridato lustro alla Scuderia Ferrari

Un emolumento indipendente dalla posizione raggiunta nel mondiale costruttori che, di fatto, fa sì che il team modenese percepisca una somma quasi sempre pari se non superiore al team campione del mondo. In base all’attuale Patto della Concordia, il team di Maranello riceve dalla FOM almeno il 5% dell’intero fatturato della Formula Uno, nel caso in cui quest’ultimo non superi gli 1.1 miliardi di dollari. Attraverso un meccanismo di scala mobile se il fatturato della Formula Uno supera gli 1.1 miliardi di dollari, la Ferrari percepisce una percentuale incrementale fino a una soglia massima del 10% qualora gli introiti della FOM superino 1.6 miliardi di dollari.

F1, Ferrari e il nuovo patto della concordia discusso a Imola

Le discussioni sul nuovo patto della concordia sono iniziate da tempo, e alcuni punti saranno sicuramente oggetto di modifiche tra questo proprio il bonus economico riconosciuto alla scuderia modenese. Frederic Vasseur ha glissato sulla tematica a precisa domanda nel corso del weekend di Imola, tuttavia sembra certo che sarà fissato un limite più restrittivo alla percentuale di introito garantito al team d Maranello. Probabilmente proprio quel 5% come tetto massimo indipendentemente dagli introiti della FOM. Altro modo spinoso sarà il numero massimo di competitor.

I team e Liberty Media vogliono bloccare a monte la possibilità dell’ingresso di nuovi soggetti deliberando la F1 a numero chiuso. Intento che dovrà fare i conti con le azioni messe in atto dal congresso degli Stati Uniti a supporto della candidatura di Andretti e General Motors. Alla vigilia della tappa di Miami, un gruppo di membri bipartisan del Congresso, hanno chiesto risposte al proprietario della F1 (Liberty Media, nda) in merito all’esclusione della squadra americana come undicesimo team della categoria.

Greg Maffei. CEO Liberty Media

In una lettera al presidente e amministratore delegato di Liberty, l’importante uomo d’affari a stelle e strisce Gregory Maffei, i 12 rappresentanti statunitensi hanno affermato di essere preoccupati. Il desiderio di trasformare il patto della concordia da “armistizio” tra gli stakeholder della F1 in uno scudo da minacce esterne, potrebbe diventare ed essere in qualche modo un terreno molto scivoloso per le scuderie e la proprietà americana.


Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat 

Immagini: Scuderia Ferrari – F1TV

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Pubblicato da
Andrea Bovone