F1: l’addio di Adrian Newey dalla Red Bull all’apice del successo è stato interpretato in tanti modi diversi. C’è chi sostiene che quasi due decadi nella scuderia di Milton Keynes siano stati un periodo sin troppo lungo per un professionista che nelle precedenti esperienze nella massima categoria si era legato al massimo per 7 stagioni tra Williams e McLaren. Altri rumor lasciano intendere che il clima interno alla squadra campione del mondo in carica sia deteriorato, a causa dello stile manageriale aggressivo del padre padrone Horner.
I fan del Ferrari credono che l’irresistibile fascino esercitato in F1 dal Cavallino Rampante possa finalmente funzionare dopo tanti tentativi a vuoto, iniziati durante il mandato di Montezemolo. Finalmente pare sia giunta l’ora della beata speranza con l’arrivo di Newey in Via Abetone Inferiore 4. L’esperienza personale porta a spiegazione che nasce del vissuto affettivo. Essere figlio di un artista, in particolare di un pittore abbastanza apprezzato, mi ha fatto comprendere cosa significa per le persone a cui è stato dato il dono di un talento, dover fare i conti con le esigenze di tutti i giorni e mettere il cosiddetto “piatto a tavola”.
Sì, mio padre era un operaio e poi impiegato del più grande gruppo industriale dell’automobile del belpaese. Quando lavorava sulla linea di montaggio gestendo i tempi di saturazione degli operai o il magazzino ricambi diventava una persona vuota. Imprigionata nelle procedure e nelle policy della sua azienda che non lasciava alcuno spazio alla sua vena creativa.
Siccome il grande gruppo industriale faceva ampio ricorso alla cassa integrazione straordinaria, mio padre era costretto a passare lunghi tempi a casa, in famiglia. Ed è proprio grazie a questi momenti che poteva rinascere come persona. Lui, il suo cavalletto, le sue tele, i colori ad olio, l’acquaragia e soprattutto la possibilità di essere padrone del proprio tempo. Spaccato di vita personale per far comprendere che Newey, in qualità di artista ancor prima che ingegnere, ha sentito il desiderio di lasciare un’organizzazione di F1 che sì gli aveva offerto tanta libertà e potere decisionale, ma in cui non si sentiva più a suo agio.
“Beautiful mind” come è stato ribattezzato Adrian dai media nostrani, ha avuto la grandezza di trasformare una disciplina fatta di numeri e modelli matematici in una forma d’arte e di estetica. Se si vuole distruggere la psiche di un personaggio in possesso di tale estro, è sufficiente disciplinarlo attraverso norme, policy e diktat che lo faranno scappare a gambe levate.
Christian Horner è stato costretto a prendere atto della volontà del progettista inglese, al quale può andare solo il plauso di tutto lo staff di Milton Keynes. Secondo il team principal britannico, da circa un anno sono iniziate alcune divergenze in merito al desiderio di Newey di allocare il suo tempo su altri progetti diversi dalla F1. Lo “spice boy” non ha negato il senso di tristezza che pervade la squadra. Sofferenza e malinconia generata da una perdita senza dubbio molto pesante e tutto sommato affatto non prevedibile sino a qualche tempo fa.
Tuttavia un classico adagio britannico recita che lo spettacolo deve continuare. Così come Red Bull è esistita prima in F1 dell’ingegnere di Stratford-upon-Avon e continuerà a farlo anche dopo la sua partenza. L’immediato futuro del grande progettista prevede un periodo di meritato riposo che l’ingegnere inglese intende sfruttare per stare accanto alla sua famiglia. In merito alle speculazioni che riguardano la prossima sfida professionale di chi ha reso grande il proprio team, Horner ammette di non avere una risposta anche se, in cuor suo, sa benissimo cosa succederà dall’anno prossimo.
Quasi sicuramente la stupenda parabola professionale di Newey si chiuderà a Maranello, dove finalmente potrà trasferirsi senza l’assillo di venir meno al ruolo di padre e guida dei suoi figli ancora troppo piccoli. Mettere il punto esclamativo su una carriera formidabile collaborando con il leggendario team italiano e con il pilota connazionale che ha riscritto i record della storia della F1. Forse Horner, in ragione di tutto il successo ottenuto grazie al lavoro di Newey e dei suoi collaboratori, ha deposto le armi e ha evitato un contenzioso in merito ai tempi di uscita del geniale designer.
La sensazione assume i contorni della certezza allorquando il team principal della scuderia campione del mondo in carica ha confessato che, Adrian, odia i cambiamenti regolamentari e quello del 2026 riguarderà non solo la parte aero-meccanica ma anche i propulsori. Una rilevazione che conferma l’elevata probabilità che al “deus ex machina” della F1 moderna sia stata garantita una exit strategy che gli consentirà, per l’ennesima volta nella sua carriera, di proseguire a disegnare il suo sogno. Questa volta, però, con la divisa rossa della storica scuderia Ferrari.
Autore e grafica: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing – F1 – Adrian Newey