In F1 i grandi cambiamenti sono spesso silenti. FIA e Liberty Media, attraverso un comunicato della Federazione Internazionale, vero e proprio capolavoro dell’ermetismo, hanno annunciato di lavorare su un piano strategico volto a cogliere le future opportunità. Un “Do ut des” per aumentare ulteriormente il potenziale della massima categoria del motorsport el prossimo futuro. Una sorta di armistizio tra le parti in continua contrapposizione, sin dall’avvento di Mohammed Ben Sulayem come massima carica dell’organo federale.
Le le ragioni di attrito tra FIA e FOM sono state parecchie, tali da correre il rischio di dimenticarne alcune. Certamente il rigetto della manifestazione di interesse sottoposto dal team Andretti alla FIA e bocciata dalla F1 è stato il culmine di uno scontro su chi delle due parti debba fregiarsi della titolarità inerente alla disciplina. Liberty Media detiene i diritti commerciali del Circus, mentre la categoria è disciplinata secondo regolamenti tecnici, sportivi e finanziari definiti dalla Federazione Internazionale. La sensazione è che proprio l’ingresso del team americano sia all’origine di un approccio più soft da parte della FOM.
In primis Liberty Media è una corporate americana e, nel bene e nel male, il baricentro della categoria si sta spostando da tempo dal vecchio continente verso quello nuovo. Gli Stati Uniti d’America non è più la terra promessa della F1. Al contrario recita con chiarezza un mercato che sta iniziando ad apprezzare una categoria per anni snobbata, in favore di altre discipline del motorsport a stelle e strisce quasi ad esempio Indy Car e Nascar, solo per citarne alcune.
Non permettere al team Andretti di accedere alla F1 sull’altare di presunti vantaggi a senso unico ad appannaggio della scuderia di Michael Andretti, oltre a rappresentare una motivazione ridicola è un perfetto autogol, proprio verso quel bacino di utenza che vorrebbe identificarsi in una vero squadra americana perché, con tutto il rispetto del caso, il team di Gene Haas non è mai stato in grado (e forse non ci nemmeno mai provato) di scaldare i cuori dei fan d’oltreoceano.
Purtroppo in ogni ambito in cui circola una quantità enorme di denaro, il contesto geopolitico di riferimento è fondamentale e la F1 è in questo momento uno sport in grado di produrre profitti davvero senza precedenti. La conferma dell’assunto la si può constatare nella presenza in calendario di munifici paesi senza alcuna tradizione e cultura del motorsport, ma con tanti soldi da poter offrire senza aver paura di pagare i conti salatissima della categoria. Se un domani Abu Dhabi o Jeddah non facessero più parte del calendario della F1, i fan non storcerebbero di certo il naso.
Il preambolo di cui sopra per far comprendere come il potere politico o economico può diventare determinante per la risoluzione di contrasti apparentemente insolubili. A molti non sarà sfuggita la presenza di Donald Trump nel Gran Premio di Miami, ufficialmente ospite McLaren, ma che in realtà passeggiava nel giardino di casa sua perché la Florida è un feudo dell’imprenditore statunitense in termini di consenso politico. A scortare il Tycoon erano sempre presenti Mohammed Ben Sulayem e Stefano Domenicali, massimi rappresentanti di FIA e Liberty Media.
Una presenza che fa rumore in quanto è nota l’amicizia che lega l’ex presidente degli Stati Uniti con Mario Andretti. Guarda caso, poco prima della tappa americana, un gruppo di membri bipartisan del Congresso, hanno chiesto risposte al proprietario della F1 (Liberty Media, nda) in merito all’esclusione della squadra americana come undicesimo team della categoria. In una lettera al presidente e amministratore delegato di Liberty Greg Maffei, i 12 rappresentanti statunitensi hanno affermato di essere preoccupati.
Turbe che nascono dalle apparenti azioni anticoncorrenziali che potrebbero impedire a due società americane, Andretti Global e General Motors (GM), di produrre e competere in F1. Il deputato repubblicano del Michigan John James, dove ha sede la General Motors, è a capo di questa intrigante battaglia. La lettera è stata firmata da altri 11 rappresentanti, sia democratici che repubblicani, provenienti da Texas, North Carolina, Indiana e Florida.
A quanto pare, nelle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti previste a novembre di quest’anno, se per sbaglio dovesse spuntarla nuovamente Trump la posizione assunta dalla FOM nei riguardi di Andretti e della stessa Cadillac diventerebbe davvero imbarazzante. Probabilmente la FIA ha trovato nelle istituzioni americane quella sponda per mettere in un angolo Liberty che fa del profitto la sua forza ma essendo una società americana stavolta rischia davvero grosso. Il sintetico ed enigmatico comunicato della Federazione Internazionale, esprime sostanzialmente il concetto che i rapporti di forza tra FIA e FOM, da oggi, dovranno essere paritari…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: F1 – FIA