Red Bull è in vetta alla classifica della F1. Quello che possiamo definire tranquillamente il team da battere. Il Florida ha perso, esattamente come la Ferrari, in quanto la McLaren di Lando Norris, senza dubbio aiutata dalla dea bendata, ha prodotto un prestazione migliore la domenica, in gara. Verstappen non ne ha fatto di certo un dramma. D’altra parte il suo week-end non era perfetto sotto diversi punti di vista. O forse sarebbe meglio dire che la sua RB20 non era come al solito centrata. Tanta difficoltà a gestire le gomme. Ci riferiamo all’attivazione in primis e al corretto mantenimento della working range nell’arco dello stint.
Ma se in qualifica, il tre volte campione del mondo di F1 è stato superlativo nell’amministrare le coperture, mettendo assieme una tornata dove ha saputo sfruttare i punti forti della sua Red Bull, in gara ha dovuto soccombere alla superiorità della MCL38, davvero ottima sulla Hard, sciorinando un passo irraggiungibile per tutti quanti i competitor. A questo fattore, dobbiamo aggiungere il passaggio sul cordolo troppo aggressivo nel primo settore. L’olandese ha danneggiato un parte del fondo che di riflesso ha rallentato il ritmo della sua vettura. Ci riferiamo a quei 2/3 decimi per tornata che, di fatto, hanno impedito la lotta al vertice con il giovane britannico della McLaren.
In F1 nessuno sta a guardare. Ferrari ha presentato ufficialmente la versione aggiornata della propria monoposto. SF-24 EVO che presenta la soluzione “shark inlet” copiata giusto dalla scuderia di Milton Keynes. Impostazione alquanto aggressiva, perché nutrire l’anelito tanto bramato, ossia vincere, senza mettere in conto un certo quantitativo di rischio non è possibile nella massima categoria del motorsport. Lo ha sottolineato lo stesso Frederic Vasseur, in conferenza stampa, nella giornata di giovedì. McLaren, invece, ha giù portato novità sulla vettura a Miami. Up-grade che hanno funzionato alla meraviglia, sommando diversi punti al valore della vettura colorata papaya.
Red Bull dal canto suo aveva già modificato la specifica base della RB20. Un aggiornamento che serviva più che altro per scopi gestionali. Parliamo del sistema di raffreddamento modulare che i tecnici della squadra austriaca hanno prodotto per gestire al meglio la PU Honda RBPTH002, lasciando al propulsore la capacità di erogare la massima anche se la colonnina di mercurio sale alle stelle. Up-grade che senza dubbio ha funzionato molto bene. C’è però qualcosa che non va. Lo ha fatto presente lo stesso Newey la scorsa settimana. Tratto endemico della Red Bull RB20 del quale il genio di Stratford-Upon-Avon non è affatto fiero.
Su questo argomento abbiamo già di recente speso un articolo. Senza citare il grattacapo Adrian ha reso noto le difficoltà della vettura austriaca sul front-end. Ci riferiamo all’immettere temperature sull’asse anteriore in determinati contesti. La questione non è facilmente risolvibile, questo ha sostenuto il brillate progettista britannico e con ogni probabilità, sino all’anno prossimo, sarà impossibile pensare di correggere definitivamente tale situazione. Nella giornata di ieri la losca faccenda si è ripresentata puntuale, ha fatto ammattire tutti nel team. Red Bull non è stata in grado di arrivare preparata in pista al meglio con le simulazioni svolte in fabbrica.
Sin dalle Fp1 la messa a punto della Red Bull RB20 ha mostrato diverse lacune. Per ottimizzare il rendimento, tenendo presente l’ottima efficienza della vettura, come sappiamo hanno scelto di un’ala posteriore più carica che di conseguenza a livello aerodinamica si incarica di arretrare il bilanciamento della monoposto. Il problema maggiore per il quale Verstappen si è lamentato davvero tanto in radio, riguarda l’incapacità di attivare le gomme sull’asse anteriore della. Non generando la “friction” adeguata la temperatura target sulle coperture non fa presenza. Ci riferiamo al valore dove la pressione del pneumatico corrisponde a quella desiderata.
Per questa ragione l’auto aveva una chiara tendenza al sottosterzo. Arretrando il balance meccanico la Red Bull ha risposto in modo negativo, perché il front-end ha perso aderenza utile e l’auto allargava la sua traiettoria nel mid-entry. Per cercare di correggere questo comportamento nocivo, i tecnici hanno modificato la ride height sull’avantreno, andando altresì a ritoccare la barra anti rollio. Parliamo di un cambio di rigidezza importante per provare ad ammorbidire la resistenza al rollio e di conseguenza l’effetto relativo al trasferimento di carico trasversale in fase di inserimento.
Mossa che però ancora una volta non ha funzionato. Tra le due sessioni si è quindi deciso di apportare un nuovo intervento sul front-end della Red Bull RB20. D’altra parte, nelle F1 moderne la barra antirollio ricopre un ruolo importante nell’attivazione degli pneumatici, in quanto di incarica di definire il peso che riceve ogni ruota. A circa metà delle Fp2, essendo ancora lontani da una risoluzione, Max ha chiesto e ottenuto una modifica al retrotreno che in qualche modo potesse togliere questo limite al front-end. L’olandese non aveva feeling con la monoposto, situazione che va assolutamente eliminata per ottenere un handling adeguato, sfruttando i punti forzi e minimizzando quelli deboli.
Red Bull a Imola ha portato alcune novità per cercare appunto di cancellare questi problemi. Marko sosteneva che si aspettavano molto dalle modifiche. Ci riferiamo ad un ritocco all’ala anteriore e al pavimento. La ri-profilazione degenerale di queste componenti cerca di correggere i flussi e migliorare la stabilità della vettura. Sebbene possa sembrare un minor update, la valenza attesa di queste operazione era molto grande, come lo stesso Helmut Marko aveva anticipato. Resta da capire l’aggiornamento risulterà utile alla causa e in qualche modo possa lenire i problemi suddetti.
In ultima istanza vale la pena realizzare un ultimo ragionamento, basato sul “vissuto tecnico” della Red Bull. In linea generale abbiamo sempre notato un grande salto di qualità, a livello di messa a punto, realizzato tra il venerdì e il sabato per la scuderia campione del mondo in carica. Da una parte il fatto è riconducibile al mero piano di lavoro, dall’altra nella capacità di capire e ottimizzare il rendimento prima della qualifica. Per questa ragione, oggi, ci attendiamo che piloti e tecnici riescano a mettere assieme i pezzi e presentarsi nella sessione classificatoria giocandosi la pole.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Oracle Red Bull Racing – F1Tv