Formula 1

F1, Audi: nessun pilota top la vuole e il motivo c’è

Audi e F1, da oggetto del desiderio a incognita. Così si può sintetizzare l’effetto suscitato per l’ingresso del colosso tedesco nella massima categoria del motorsport a partire dal 2026. Ci riferiamo all’unico nuovo soggetto che al momento entrerà nel Circus dopo aver completato l’acquisizione del team Sauber. Il programma Formula 1 della casa dei quattro anelli è iniziato con un ingente insourcing di tecnici, già presenti nel paddock, come ad esempio Andreas Seidl, ex team principal della McLaren. La power unit sarà realizzata presso il Competence Center Audi Motorsport di Neuburg an der Donau.

Struttura che è stata recentemente ampliata proprio per soddisfare le necessità del progetto F1. Lo stabilimento di Neuburg è certificato carbon neutral quanto ad approvvigionamento termico ed energetico: il sito è riscaldato grazie a calore di scarto industriale e alimentato mediante energia rinnovabile prodotta da centrali idroelettriche. Insomma… tra l’acquisizione della struttura svizzera e il potenziamento del competence center dedicato allo sviluppo delle unità di potenza di seconda generazione, Audi e il gruppo Volkswagen non stanno badando a spese.

Il motivo è molto semplice, non è accettabile un esordio simile a quello di Honda nel 2015 o la scarsa competitività delle unità turbo-ibride Renault. Audi in qualsiasi categoria del motorsport in cui si è impegnata ufficialmente ha sempre raccolto successi ed è ciò che intende fare anche in F1. Nonostante ci siano tutti i presupposti per essere una meta ambita, sinora l’accoglienza dei piloti più blasonati verso la casa tedesca è stata a dir poco tiepida. Ultima conferma, in ordine di tempo, è il probabile ingaggio di Carlos Sainz da parte della Williams.

Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) è attirato dall’offerta molto interessate della Williams

A questo punto dello scritto un quesito si fa spazio nel ragionamento. Una domanda che non sembra poi così infondata, visto che alla fine dei discorsi è proprio quello che sta succedendo. Per quale ragione nessun pilota di primo piano ha tenuto in considerazione l’opzione Audi? Il solo tedesco Nico Hulkenberg ha di fatto accettato senza tentennare la proposta, molto vantaggiosa considerando il suo curriculum scevro da vere soddisfazioni e allo stesso tempo abbondante per quanto concerne il tema monetario. Senza contare l’età avanzata del teutonico.

F1, il “purgatorio” Audi fa scappare a gambe levate i piloti più blasonati

Il team Stake F1 Team Kick Sauber, in modo abbastanza inaspettato, è l’unica scuderia a non aver conquistato nessun punto nelle prime nove tappe della stagione in corso. Di fatto fanalino di coda per distacco nella classifica costruttori. Nel lasso di tempo in cui la scuderia sta cambiando pelle, l’involuzione tecnica è sotto gli occhi di tutti. Bottas pare l’ombra dell’ottimo pilota di qualche anno fa e Zhou spesso a muro è poco redditizio. La C44 è probabilmente il peggior progetto tecnico in pista quest’ano. Con questi presupposti è difficile che un top driver accetti.

Questo considerando che la prossima annata potrebbe essere sulla falsa riga, in quanto la proprietà tedesca sta spendendo la maggior parte delle riscorse nel il regolamento 2026. In passato Lewis Hamilton lasciò la McLaren per passare in Mercedes. Parliamo della campagna agonistica 2013, ultimo anno di utilizzo dei propulsori V8 aspirati. Sebbene il team di Brackely distruggesse gli pneumatici, era abbastanza competitiva sin da subito e Niki Lauda fece comprendere che la Stella a tre punte disponeva di un vantaggio competitivo enorme nel comparto delle power unit. Aspetto che lo convinse a vivere una stagione di purgatorio. Allo stato attuale, per un pilota di F1, sposare il progetto Audi significa anonimato nel futuro a breve termine.

Presentazione della BMW Sauber F1.07 – Credit: press.bmwgroup.com

Senza contare che non esiste alcun tipo di rassicurazione nemmeno per quanto riguarda il nuovo regolamento, perché un debutto in F1 è sempre molto complicato, specie quando no ci hai mai messo piede. Per fare un esempio, quando BMW si impegnò ufficialmente nella massima categoria del motorsport, stagione 2005, acquisendo proprio il team Sauber. Malgrado all’epoca la casa bavarese fosse uno dei più grandi marchi del motorsport, dopo tanti fallimenti racimolati, fu costretta ad abbandonare il Circus dopo solamente quattro stagioni all’attivo. Lasso di tempo dove arrivò l’unica vittoria per mano del talento polacco Robert Kubica, in Canada nel 2008.

F1: le grandi perplessità sulla power unit Audi

Il paddock è una comunità in cui gli spifferi sono all’ordine del giorno. In base a un insistente rumor, la PU 2.0 di Mercedes sembra molto promettente, a differenza di Audi che, invece, pare fortemente in ritardo sulla tabellina di marcia. In base a questa supposizione la scelta del pilota Ferrari Carlos Sainz verso la Williams, sarebbe senza dubbio un downgrade ma di certo non un salto nel vuoto, come al contrario parrebbe l’idea di accettare l’offerta di Audi. Nico Hulkenberg è un navigato professionista, ottimo per un nuovo team visto la sua esperienza.

Ma come detto, senza nulla volere al simpatico pilota trentaseienne pilota originario di Emmerich am Rheine, piccola cittadina della Renania SettentrionaleVestfalia, se in tanti anni di carriere pur avendone la possibilità, a differenza di altri compagni di squadra non è mia riuscito a conquistato un podio, nemmeno “per sbaglio” forse alcune motivazioni valide dovranno pur esserci. Nel gioco dei corsi e ricorsi storici, quando entro in F1, anche Toyota scelse due buoni professionisti come Mika Salo e Allan McNish, consapevole di non aver un mezzo in grado di garantire il successo nelle prime stagioni.

Showcar con livrea di lancio Audi F1 – Credit: audi-mediacenter.com

Scelta corretta anche perché Toyota, ad esempio, pur ingaggiando a peso d’oro piloti come Ralf Schumacher e Jarno Trulli, colse solo qualche podio senza mai vincere un Gran Premio di F1. Una delle chiavi di lettura, a questo punto, potrebbe essere che la casa dei quattro anelli non può offrire garanzie sul livello di competitività della sua prima monoposto. Nemmeno sulla carta. Ragion per cui, nemmeno le supposte offerte faraoniche verso piloti titolati o comunque molto forti risultano fatturali, dovendosi accontentare in qualche modo di contrattare “l’operato” di seconda fascia.

Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat 

Immagini: Audi – Scuderia Ferrari – BMW

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Roberto Cecere