Ferrari ha l’obbligo di cancellare l’ulto appuntamento di F1 in Canada dove non ha funzionato davvero nulla. Dalla sbornia di Monaco, grazie alla vittoria di Leclerc tra le mura amiche, infatti si è passatoi allo sprofondo rosso in nordamerica. Trasferta che si è conclusa con il duplice ritiro del piloti della rossa. Alti e bassi non ammissibili per chi ha realistiche possibilità di lottare almeno per il titolo costruttori. Fattore che dev’essere sapientemente gestiti all’interno della GES per non provocare malumori che tante volte in passato sono stati nocivi per la storica scuderia di Maranello.
Se vogliamo quello canadese è il primo passaggio a vuoto della gestione Vasseur, considerando che il manager francese è al timone della scuderia modenese da 17 mesi ed è stato costretto a raccogliere la complessa eredità della precedente gestione targata Mattia Binotto. La scorsa campagna diretta da Fred è stata a detta di molti ingiudicabile per quanto riguarda i risultati sportivi, figlia di un progetto concepito in tempi precedenti al suo approdo in Via Abetone Inferiore 4. Vasseur ha iniziato una profonda riorganizzazione fatta di addii, ricollocazioni e ingaggi di risorse provenienti da altri team.
Come ammesso dal numero uno della Scuderia Ferrari, il suo stile manageriale è incline all’individuare le aree di debolezza del programma rispetto a quelle che sono le aspettative del management, poi riflettere sul da farsi e prendere in considerazione i provvedimenti più utili. Proprio quel che serve alla Ferrari che dopo i fantastici successi di inizio millennio, per diverse stagioni si è inconsciamente adeguata a recitare il ruolo di “prima degli altri”, nella migliore delle ipotesi. Secondo il francese un team principal di F1 deve adempiere a due missioni con tempi completamente diversi.
La prima riguarda la programmazione a lungo termine, messa in atto tramite l’organizzazione della scuderia per gli anni a venire, il tutto attraverso il continuo miglioramento delle infrastrutture e del bagaglio tecnico interno. L’altra prerogativa che in questi casi non può assolutamente mancare, si riferisce alla “missione” del presente. Ci riferiamo quindi ai weekend di gara, dove il boss di un team non può prescindere dal saper orchestrare al meglio il lavoro della squadra, perché l’obiettivo mira a conseguire il miglior risultato sportivo possibile.
L’arrivo di un professionista esterno al mondo Ferrari è stata una scelta importante per il team più titolato nella F1. Senza dubbio provvedimento sintomatico di un vuoto concernente la leadership in seno al team di Maranello. Il presidente John Elkann ha nutrito una precisa volontà, scegliendo di affidare il team a un manager scevro da preconcetti che, al tempo stesso, potesse mostrato sin dalle primissime battute del suo mandato un forte impegno. Il primo passo strategico per ottenere risultati positivi è la condivisione di obiettivi chiari, specifici, misurabili, attuabili, realistici e definiti nel tempo.
Tale scenario conferisce ad un team principal di F1 la possibilità di guidare saldamente la propria scuderia, di creare il clima ideale per il raggiungimento dei traguardi prefissati e di conseguenza essere abile nel motivare e coinvolgere tutti gli elementi della squadra. Parliamo di una mentalità che in pratica pome ogni membro del gruppo di lavoro nelle migliori condizioni di esprimere il massimo delle sue capacità. Correre pertanto alcuni rischi necessari ma senza il timore che un fallimento possa compromettere la considerazione professionale del singolo elemento all’interno dell’organizzazione.
All’atto pratico questa mentalità ha consentito di accelerare in modo drastico i tempi di reazione della Ferrari in diverse aree. Dall’arrivo del transalpino abbiamo notato una certa agilità decisionale che ad esempio viene corroborata dalla velocità con cui vengono deliberati gli aggiornamenti. Un contesto professionale che in passato era parecchio macchinoso, dovendo attendere tempistiche a volte molto lunghe. Stesso discorso per la fiducia immediata ad alcuni tecnici come Bryan Bozzi e Diego Ioverno, pronti a prendere responsabilità gravose con entusiasmo e senza esitazioni.
La visione autarchica di Marchionne è ormai un ricordo del passato per la Ferrari. Dopo ben quattro team principal italiani, la scelta di un manager francese è l’espressione di una sana discontinuità. Azione di cui la scuderia italiana aveva fortemente bisogno. Parentesi canadese sa parte, Vasseur stia raggiungendo i suoi primi successi nella massima categoria del motorsport dopo una vita spesa nelle serie propedeutiche e in team di F1 con ambizioni decisamente minori. Questo dimostra che la scelta di Elkann si sta rivelando vincente, almeno per il momento.
Autore e grafiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari – Alessandro Arcari – @berrageiz