Il fine settimana Ferrari, per Leclerc e Sainz come per il resto dell’ambiente, è stata una doccia gelata inattesa. Non ha funzionato nulla o quasi a livello tecnico e come se non bastasse pure la scarsa affidabilità ha fatto presenza. Il problema è noto. Ci riferiamo alla power unit di Charles che durante le primissime fasi del Gran Premio ha sofferto un calo di prestazione. Era circa 80 i cavalli in meno a disposizione che a livello cronometrico hanno tolto all’incirca mezzo secondo di rendimento per ogni tornata. Una situazione che senza dubbio fa arrabbiare un pilota.
Scenario che di fatto rende nervosi e impotenti, perché un fattore del genere spesso non ha risoluzione e l’unica cosa che resta da fare è tollerare la il fatto mestamente. Leclerc non si è arreso. Ha lottato smanettando con il Multifunction, ghiera rotante dove fa presenza il Cavallino su sfondo giallo, tramite la quale si possono regolare diversi parametri della vettura come l’iniezione (Spark), il carburante (MIX), le mappature del cambio (GX), oppure le diverse modalità di marcia del veicolo pre impostate: Mode box (pit), Mode race (giro secco), Mode slow (inlap), Mode Tyre (gestione gomme).
Questo manettino, inoltre, può essere anche utilizzato anche per altre funzioni relative a problemi di software. Per questo sono arrivate le indicazioni di Bryan Bozzi ogni singolo giro, dove l’italo olandese “ordinava” precise stringhe alfanumeriche per cercare di limitare l’errore della centralina. Ci riferiamo ai “driver default” che appunto cercano di ripristinare una failure del sistema per attivare, disattivare o isolare diverse funzionalità quali sensori e allarmi. Il tutto, appunto, per trovare un punto di ripristino e permettere il corretto funzionamento delle varie componenti della monoposto.
Come abbiamo già spiegato attraverso il nostro consueto resoconto on board sulla Ferrari, purtroppo tutti i provvedimenti presi in carico non hanno sortito l’effetto sperato. Per questo nella sciagurata sosta ai box per montare le gomme Hard quando ancora l’asfalto era troppo bagnato, Leclerc ha effettuato quello che in gergo viene definito “power cycle”. Un vero e proprio reset per realizzare da zero la solita procedura di accensione del motore, fire the engine, turbo engagement, pit limiter off, bite point, sperando di cancellare la failure del sistema.
Cuando il monegasco è tornato in pista, secondo il muretto della Ferrari il problema era risolto. Per questo risulta strano che l’utilizzo dei “driver default” ha continuato a fare presenza. Forse si è trattato di normali procedure per tenere sotto controllo e non incappare nuovamente nell’errore. A questa condizione limitante sulla numero 16 va sommato un contesto del sabato. Facciamo un passo indietro alla Q2, dove entrambi i ferraristi non sono stati in grado di passare il taglio verso l’ultima parte della sessione. Questione che ha fatto arrabbiare non poco Leclerc.
La ragione è molto semplice: il timing scelto dalla scuderia di F1 tutta rossa per il tentativo con le gomme Soft nuove era errato. Considerando l’evoluzione della pista era decisamente più saggio realizzare il primo tentativo con le scrub, per poi sfruttare l’extra grip della mescola intonsa negli ultimi minuti della Q2, quando la gommatura dell’asfalto ere sicuramente più alta. Essere incazzati per questa scelta erronea è più che lecito, specie penando che sono davvero parecchi i tecnici che potevano pensare a questo aspetto e di conseguenza offrire una speranza in più ai “due Carlo”.
Leclerc è un pilota di F1 e come tale va giudicato. Più che giusto commentare le sue gesta nel bene o nel male. Sempre cercando di mantenere una certa obbiettività che, specie nel suo caso, spesso non fa presenza. Ragion per cui puntare il dito sul ferrarista, fare notare quanto fosse nervoso o in linea generale dare troppa importanza a questi fattori non sembra avere poi troppo senso, soprattutto considerando la sua completa estraneità ai fatti, in quanto, va detto, Charles non aveva nessuna colpa all’interno di entrambi i contesti prestazionali insufficienti della Ferrari.
Fare del monegasco un soggetto da analisi psicanalitica, ogni qual volta che si mette il casco e scende in pista è un grave errore da non commettere. Non porta a nulla di buono. Al contrario può essere nocivo perché giornali, testate e riviste che parlano della rossa, così come i pareri scritti sui social, molto più spesso di quanto si possa credere arrivano sotto gli occhi dei piloti di F1. Leclerc arrivava da Monte Carlo dopo una vittoria storica che sognava sin da bambino. In Canada nutriva l’auspicio di lottare nuovamente al vertice per nutrire la speranza di riaprire il mondiale.
Scende in macchina il venerdì e malgrado le poche tornate racimola feedback molto buoni. Vasseur conferma che la Ferrari c’è e sfiderà Red Bull e McLaren per accaparrarsi pole e vittoria. E poi come sappiamo arriva la doccia fredda. Fp3 che riportano sul pianeta terra al rossa. Il preludio al fallimento totale. Si narra inoltre che Leclerc volesse un cambio di set-up prima della qualifica che però non gli è stato concesso, informazione sulla quale non abbiamo certezze. Il resto del racconto lo conosciamo alla perfezione, ne parliamo da almeno 3 giorni.
Per questo un quesito sorge spontaneo, al netto dell’accaduto: per quale cavolo di ragione Leclerc non avrebbe dovuto essere nervoso o incazzato? Doveva forse essere divertito della situazione? Prenderla a ridere magari sdrammatizzando? Beh… un pilota di F1 non è un filosofo. Vive di competizione e ogni minimo dettaglio che neutralizza la possibilità di performare al meglio scassa i maroni. Non è forse così? E allora ben vengano rabbia, nervosismo e incazzatura. Perché chi non si sfoga in questi casi potrebbe anche far pensare che l’importanza del risultato non sia poi così alta…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Charles Leclerc