Sono passati oramai ben 13 anni da quando Pirelli è diventato fornitore unico della F1. Tempo in cui i prodotti dell’azienda italiana sono sempre più evoluti, sia nella struttura che nelle mescole. Pneumatici che offrono soluzioni specifiche per assicurare grip e prestazioni elevate in qualsiasi condizione della superficie stradale, anche quelle più estreme, che solo le monoposto della massima categoria sono in grado di riprodurre sui vari circuiti del calendario. In questo lasso di tempo le sfide più grandi per il costruttore milanese sono state numerose.
Certamente i tanti cambi regolamentari in F1 hanno obbligato Pirelli a rispondere alle nuove esigenze tecniche in modo rapido e, a volte, senza poter testare nel contesto reale la bontà del proprio prodotto. La prossima sfida in ordine di tempo è quella relativa ai nuovi pneumatici per le vetture 2026. Come prescritto dal nuovo regolamento tecnico le gomme, pur conservando i cerchi da 18 pollici, saranno di dimensioni più piccole per diminuire la resistenza all’avanzamento delle future monoposto.
Tuttavia, per l’ennesima volta, Pirelli dovrà progettare e realizzare il proprio prodotto in base alle simulazioni, in quanto non verrà realizzato con un muletto con le specifiche tecniche delle vetture 2026 che, come ben sappiamo, saranno totalmente diverse dalle attuali monoposto. Obiettivo simile a quello fissato nel 2017 o nel 2022 quando Pirelli ha dovuto sviluppare i propri penumatici su monoposto rispondenti al precedente quadro normativo.
Pirelli si è dimostrata nel tempo un partner affidabile e reattivo di fronte alle esigenze espresse dalla FIA, dai team e anche dai piloti. Parallelamente allo sviluppo degli pneumatici per il 2026, il costruttore italiano sembra intenzionato a sviluppare una mescola più morbida per la prossima stagione. La mescola C6 è stata già testata al Paul Ricard dalla coppia di piloti Ferrari all’inizio di giugno. Secondo Mario Isola, il direttore dei programmi sportivi Pirelli, la necessità di una nuova mescola più morbida è dovuta alla presenza di numerosi tracciati cittadini che richiedono compound più morbidi.
Anche i piloti sono favorevoli all’introduzione di mescole più tenere, in modo che il degrado possa rendere le gare più imprevedibili attraverso differenti piani strategici legati alla diversa capacità dei piloti e delle monoposto di ottimizzare il tyre management. Il campanello d’allarme in tal senso è suonato nella gara di Monaco, quando la neutralizzazione della gara a causa dell’incidente al primo giro che ha visto coinvolti Perez e la coppia di piloti della Haas ha consentito a tutti i team di effettuare il cambio gomme, completando l’intera gara senza ulteriori pit-stop.
Tuttavia Pirelli necessita di testare la nuova specifica su tracciati più probanti come Monza, tracciato in cui lo scorso anno scelse di utilizzare le mescole più morbide della propria gamma rispetto alle precedenti edizioni. Ma è davvero necessario sviluppare una nuova mescola usa e getta per una sola stagione? Ci sono due buone ragioni per dimostrare il contrario. In primo luogo è una idiosincrasia spendere tempo e denaro per un prodotto che sarà utilizzato solamente la prossima stagione, in barba alla sostenibilità economica. Non credete?
Non si tratta solo dei costi sostenuti da Pirelli ma anche quelli delle squadre che dovranno produrre precisi feedback al fornitore unico di pneumatici. In secondo luogo, e qui entriamo nel cuore della problematica, si cerca di offrire uno spettacolo migliore attraverso mescole più morbide rispetto a quelle dell’attuale generazione. Produrre compound più teneri potrebbe indurre ad una esasperata gestione del degrado gomme, rendendo ancora più ragionieri i piloti e noiose le gare. Anche questa una problematica che come sappiamo potrebbe rendere più difficili le cose.
La tappa di Losail della passata stagione, a causa delle note problematiche sofferte per i cordoli dell’impianto del Qatar, fu caratterizzata dalla imposizione della FIA in merito al numero massimo dei giri per ogni treno di gomme. Grazie a un evento imprevedibile, la F1 e i piloti (ri)scoprirono la bellezza di poter mettere alla frusta ogni treno di pneumatici senza temerne il degrado. Non si tratta di una questione filosofica ma di una vision errata nello sviluppo del prodotto perché per le squadre, fino a che non ci sarà alcuna prescrizione, il diktat resterà sempre quello di minimizzare il numero di pitstop.
Autore e grafiche: Roberto Cecere
Immagini: Pirelli Motorsport – F1Tv