E se “anche” Montezemolo fosse la causa del lungo digiuno Ferrari in F1? Ho espresso già diverse volte questo pensiero, e mi è tornato alla mente leggendo le dichiarazioni riportate dai media, relative ad un’intervista che l’ex presidente Ferrari ha rilasciato al Corriere dello Sport. Commentando la conclusione delle Olimpiadi di Parigi 2024, Luca Cordero di Montezemolo ha dedicato una battuta anche al Cavallino Rampante: “Cosa può imparare dallo sport italiano? A vincere, i podi non bastano più. La Ferrari deve tornare sul tetto del mondo”.
E’ sempre difficile parlare di Luca Cordero di Montezemolo. Perché verso di lui nutro un sentimento ambivalente e non posso negarlo. Difficile anche perché è stato (ed è) un grande uomo di sport soprattutto motoristico, con qualche disastro nel calcio targato Juventus. Ma parliamo delle cose positive in Ferrari, per poi passare a quelle negative. A Luca Cordero si deve “anche” la rossa di Lauda. A lui si deve soprattutto la ricostruzione di un team ormai pallida ombra di sé stessa dal 1991, sino al quinquennio d’oro targato Schumacher, con lo squadrone che un po’ tutti invidiavano.
Qualche annata dominante, qualcuna meno, ma una serie di record strabilianti. Poi è arrivato il 2007, con quel pasticcio brutto della spy-story targata McLaren, il mondiale 2008 e un lento e lungo oblio. Sino a quando Marchionne non ha defenestrato Montezemolo e il resto, come si suol dire, è storia. Montezemolo fu nominato presidente Ferrari da Gianni Agnelli, appunto nel 1991. Ed è rimasto in carica sino al 2014. Sotto di lui non solo la Ferrari ha ripreso a vincere con continuità (non senza intoppi e grandi difficoltà), ma le stradali hanno acquistato sempre più valore.
Un aspetto che ha fatto della storica scuderia italiana a dispetto delle sconfitte in pista, un marchio sognato e amato in tutto il mondo. La proverbiale gallina dalle uova d’oro. E se c’è qualcuno che sa bene quanto tempo ci voglia per costruire un gruppo vincente in Ferrari, questo è certamente Luca Cordero di Montezemolo. C’era lui come presidente nel tanto agognato successo mondiale del 2000, ma ci impiegò 9 stagioni e uomini giusti al punto giusto: Jean Todt, Michael Schumacher al volante e tecnici del calibro di Ross Brawn e Rory Byrne al tavolo di progettazione.
Credo che nessuno possa disconoscere questi meriti di Montezemolo. Lui ha interrotto il digiuno di 21 anni del titolo mondiale piloti. Ma lui ha anche messo le basi, questa la mia provocazione intellettuale, dell’attuale digiuno che ormai conta 17 anni. E veniamo al mio discorso. Intanto la maggior parte delle decisioni politiche di Montezemolo alla fine del ciclo vincente di Schumacher si sono rivelate a dir poco esiziali, al limite dell’autolesionismo quasi fine a se stesso. L’immagine è quella della costruzione di un ponte forte e robusto, e poi della posa di dinamite sui pilastri per farlo saltare.
Primo: Montezemolo si fa portavoce di un mondiale alternativo, coadiuvato dai principali team di punta di quegli anni, sotto l’egida della FOTA (acronimo di Formula one team association), disciolta associazione voluta soprattutto dal presidente Ferrari. Montezemolo disconosce ad un certo punto la creatura fortemente voluta e si rimette sotto la matrigna FIA. Secondo: avalla le decisioni Federazione Internazionale per cancellare i test liberi, ben sapendo che il primo ad essere danneggiato sarebbe stato proprio il suo team, che già allora aveva ben due circuiti di sua proprietà.
Difatti Ferrari ad un certo punto perde la leadership tecnica in telaio e aerodinamica, a scapito di team come Red Bull e Mercedes. Terzo: avalla sempre le decisioni FIA che cominciano a contingentare le varie parti del motore (e non solo) rendendo sempre più limitata la possibilità di sviluppo prestazionale durante il mondiale. Quarto: avalla il folle regolamento turbo-ibrido del 2014 che, tecnicamente, rappresenta un suicidio (Ferrari non aveva esperienze dirette nell’ibrido) e dal punto di vista normativo impedisce ogni possibilità di sviluppo durante la stagione in corso.
Una follia cui vengono poste parziali pezze negli anni successivi con i Token. Ma nel frattempo Luca Cordero di Montezemolo ha perso la partita con Sergio Marchionne, complice anche la rossa denominata F14T, una delle monoposto peggiori di tutta la storia della storica scuderia italiana. A questo punto c’è domanda che vale la pena sottoporsi, è la seguente: come mai Montezemolo ad un certo punto, da critico della Federazione Internazionale, diventa il più fedele alleato, mettendo la firma su scelte che hanno in pochi anni impoverito il reparto tecnico della scuderia?
Cosa lo ha portato a diventare un fedele suddito che mette con dolcezza e tranquillità la testa sul patibolo della FIA? L’immagine è forte, siamo d’accordo. Ma credo renda l’idea alla perfezione. Forse non ci verrà mai spiegato sino in fondo dal diretto interessato, al di là di frasi del tipo che ha preso certe scelte per il bene della F1. Perché non spiegano tutto. Anzi, al contrario spiegano quasi nulla.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv