Formula 1

F1, Ferrari: la “stabilità dinamica” senza talenti condanna alla mediocrità

Le recenti stagioni di F1 della Ferrari sono contraddistinte da una puntualità svizzera: con l’arrivo dell’estate, la stagione sportiva risulta ormai priva di obiettivi concreti, nonostante il livellamento dei valori in campo. Contestualmente, proprio in questo periodo, si intensificano le speculazioni riguardo all’anno che verrà. Per chi ha una certa esperienza, il Cavallino Rampante sembra tornato a essere il team dei primi anni ’90, in cui lo sporadico successo alimentava irrazionali entusiasmi puntualmente smorzati dalle sonore batoste nei weekend successivi.

Frederic Vasseur sta cercando di trasferire nella Scuderia Ferrari il mindset che lo ha reso un manager di successo nelle categorie propedeutiche. Dal suo arrivo, la struttura organizzativa della rossa è stata completamente rivoluzionata. Alcuni tecnici hanno scelto di andarsene spontaneamente, altri hanno accettato un ridimensionamento come Iñaki Rueda, mentre altri ancora hanno sbattuto la porta. L’ultimo esempio in ordine di tempo riguarda l’oramai ex direttore tecnico della scuderia italiana Enrico Cardile. C’è poi un discorso da fare che non in molti tengono a mente ma dovrebbero.

Attorno alla figura del dirigente francese di F1 è stata rapidamente costruita l’immagine di un uomo di pari abilità rispetto ai suoi più blasonati colleghi. Tuttavia, almeno per il momento, è lecito nutrire qualche riserva. Non parliamo in linea generale di una opinione basata sui risultati sportivi. Sarebbe infatti troppo facile e ingeneroso fare un discorso del genere verso l’ingegnere di Draveil per quanto riguarda gli eventi recenti. L’allarme è scattato quando la figura a cui era stata assegnata la direzione tecnica della gestione sportiva della storica scuderia modenese ha improvvisamente lasciato l’incarico.

i dubbi di Frederic Vasseur, team principal della storica scuderia Ferrari – GP Belgio 2024

Eppure, la promozione di Cardile sembrava un segnale di fiducia verso le capacità del tecnico aretino. Prima di lui altri ingegneri avevano abbandonato Via Abetone Inferiore 4, ma tutto sembrava rientrare nel fisiologico riassetto organizzativo del team. Una sorta di repulisti necessario per fare spazio a menti fresche e non “avvelenate” dai recenti insuccessi della Ferrari. Per lo meno questa era la sensazione che si palpava dall’esterno, in quanto la prerogativa di una scuderia di F1 che vuole tornare grande si basa sul rinnovamento delle diverse arre di lavoro.

F1, Ferrari: l’utopica stabilità dinamica attuale

In entrata a Maranello sono arrivate parecchie figure. Individui che però, francamente, almeno per il momento, per essere i più sinceri possibili non sembrano che abbiano fatto per nulla la così detta differenza. E non si tratta solamente della nostra opinione, ma di fatto precisi basati sulle carriere di questi professionisti. Si parla molto dell’arrivo di Loic Serra ad esempio, che può avere un cognome di cinque lettere come quello di Newey ma, nonostante i tentativi di presentarlo come un vero e proprio mago delle gomme e delle sospensioni, è stato lasciato andare da Mercedes senza troppi rimpianti.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team) festeggia iil podio numero 200 in carriera – GP Ungheria 2024

Insomma, il colpo Lewis Hamilton rischia di essere un lusso per un team di F1 che non riesce ad attrarre le migliori menti del Circus. Ma un altro dubbio inizia a serpeggiare tra le menti di tifosi e appassionato in genere. La domanda che sorge spontanea è questa: in un silenzio omertoso da parte degli addetti ai lavori, siamo poi così sicuri che Frederic Vasseur sia davvero all’altezza della missione che gli è stata affidata? John Elkann ci ha visto giusto nella scelta dell’ex Alfa Romeo? Forse è ancora presto per capirlo ma come detto detto i dubbi ci sono eccome.

Cambiare ogni sei mesi non funziona. Le storie di successo in F1 sono state costruite sulla stabilità. Il miglior esempio è Jean Todt, che ha vissuto anni difficili prima di arrivare alla vittoria, ma il periodo vincente è durato molto a lungo,” ha affermato il manager francese durante il weekend del Gran Premio del Belgio. Il paradigma della “stabilità dinamica” è stato uno dei principi cardine della presidenza Montezemolo, implementato in modo eccellente da Todt. Si tratta di un processo di miglioramento continuo applicato alle risorse umane.

Jean Todt, ex team principal e amministratore delegato della Scuderia Ferrari

Un provvedimento in grado di garantire la continuità e il necessario ricambio generazionale, premiando il talento. La prima fase del mandato di Vasseur in F1 è stata tutt’altro che orientata alla stabilità, mostrando invece una certa tendenza alla proprietà commutativa. Con onestà intellettuale, bisogna ammettere che anche sotto la supervisione di Ravin Jain, le strategie della Ferrari sono state talvolta incomprensibili. Idem per Bryan Bozzi che sembra essersi avvicinato a uno stile di comunicazione molto simile a quello che ha caratterizzato la lunga collaborazione tra il pilota monegasco e Xavi Marcos.

Dove si è notato un vero cambio di passo è stato nella capacità di sviluppare la monoposto con un ritmo più serrato, un’area coordinata Enrico Cardile. Tuttavia i rimpasti interni non hanno cambiato sostanzialmente la situazione. Inoltre, sta prendendo forma il sospetto che i tecnici di F1 della concorrenza non trovino stimolante l’approdo a Maranello, non solo per ragioni logistiche, ma anche perché non credono nel progetto Ferrari sotto la guida di Vasseur. La stabilità è una virtù solo quando le risorse a disposizione sono eccellenti. Al contrario si rischia una vera e propria condanna alla mediocrità.

Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Immagini: Scuderia FerrariF1TV

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