Formula 1

Ferrari: squadra che vince non si tocca?

A suo tempo Enzo Ferrari cominciò a costruire vetture stradali per finanziare le corse e possibilmente vincerle. Oggi, la vendita delle supercar targate Cavallino Rampante è talmente esuberante e piena di successi (leggasi in continuo aumento) che ti viene quasi da pensare che la F1 sia, per Elkann e Vigna, un inutile orpello. Qualcosa che, se potessero, “taglierebbero” senza problemi. Veniamo ai numeri delle “stradali”. Nel secondo trimestre 2024 i ricavi netti si sono attestati a 1.712 milioni di euro, in crescita del 16,2% (dati da Formula Passion).

“Siamo lieti di annunciare risultati finanziari eccellenti nel secondo trimestre del 2024, che dimostrano ancora una volta una solida esecuzione e crescita continua”, ha dichiarato Benedetto Vigna. “I nostri ricavi netti e la redditività sono aumentati a doppia cifra grazie al mix di prodotti più elevato e all’accresciuta domanda per personalizzazioni, che ci ha portato ad alzare la guidance per il 2024. Il trimestre ha visto anche l’inaugurazione del nuovo e-building, durante una settimana di eventi incentrati sull’innovazione sostenibile con i nostri stakeholder, e la nuova vittoria alla 24 Ore di Le Mans”.

Benedetto Vigna, amministratore delegato della Ferrari S.p.a.

A trainare le vendite sono state in particolare Ferrari Purosangue, la Roma Spider e la 296 GTS. Di anno in anno, di trimestrale in trimestrale, è quasi impossibile trovare qualche dato negativo. Eppure i cattivi pensieri legati al futuro della F1 non mi abbandonano. Anzi, sono suffragati dal banale ragionamento che, forse, se pensiamo ai freddi numeri e al presente, la Ferrari può ampiamente fare a meno della F1. Il problema è che, al di là dei proclami e delle frasi di rito, è difficile capire quali siano davvero le reali ambizioni del presidente di Stellantis. Sembra un uomo molto freddo, pragmatico, con le idee estremamente chiare.

Forse percepito troppo distante, lontano, siderale e stranamente somigliante al mega direttore supremo della megaditta in cui lavorava il ragionier Fantozzi. Credo che Paolo Villaggio ci si sarebbe divertito tanto con Elkann. E’ anche difficile parlare di lui, perché per un motivo o l’altro il diretto interessato controlla una quantità incredibile di mass media, per lo più stampa (quotidiani e affini). Insomma, un bel rebus italico, tanto per cambiare. Una cosa la sappiamo dell’erede dell’impero Agnelli. Che ama la moda. In questo accomunato a sir Lewis Hamilton.

E magari quello è stato il primo contatto, la prima scintilla, che poi ha portato al sodalizio che comincerà con la prima gara del mondiale prossimo. La moda torna sempre nei ragionamenti di questa Ferrari. Perché le stradali, dice chi ne capisce più di me, sono percepite come un lusso e quindi se sei un marchio di lusso, non è necessario che tu corra e vinca. Così come le sconfitte, sempre se sei percepito come qualcosa legato alla moda, non intaccano minimamente il tuo prestigio. Le vendite starebbero ad indicare quanto affermo. E i numeri non mentono.

John Elkann, amministratore delegato del gruppo Exor nonché presidente della Scuderia Ferrari

F1, Ferrari: qualcosa non torna

E così, spesso, vengo apostrofato da diversi amici, estimatori, odiatori su X che mi dicono, in sostanza: ne hai del tempo a lamentarti, tanto le rosse stradali si vendono come il pane. Allora, forse, dovremmo cercare di uscire da questo equivoco. Ferrari sarà certamente vista come un prodotto di lusso e legato più alla moda che alle gesta sportive. Ma questa è solo una parte della storia. E relativamente recente. Così come i capi di abbigliamento assai stravaganti e con costi iperbolici made in Maranello (da una polo a tute e via discorrendo).

Ma al netto del “lusso”, resta il fatto che i prodotti su quattro ruote sono prima di tutto opera di elevatissima ingegneria, di qualità stradali fuori dal comune, di propulsori allo stato dell’arte. Non si tratta di una sciarpa o di un abito elegante. La Ferrari è la Ferrari perché è stata ed è ancora una scuderia. Perché si cimenta ancora negli sport motoristici, tanto da aver vinto negli ultimi due anni due Le Mans consecutive. Se la Ferrari continua a perdere e fare figure barbine della massima espressione del motorsport, la F1, perché io mister-milioni-di-dollari, dovrei farmi affascinare da un marchio con una storia gloriosa ma perdente da secoli in F1?

la Ferrari 499P vince la centesima edizione della 24H di Le Mans

Non avrei qualche dubbio sul come “scialacquare” i miei denari? Io credo che, alla lunga, non solo perdere aiuti a perdere, ma faccia cambiare anche la percezione e la “reputazione” del marchio. E che prima o poi, proprio perché non parliamo di abiti sartoriali ma di prodotti che si associano a passione, velocità, vittorie e pista quella reputazione, e di conseguenza l’appeal, il fascino del marchio potrebbero cambiare. Certo, qui entriamo nelle pieghe della mente umana. Non possiamo sapere nulla del futuro.

Ma ci sono moltissimi esempi di marchi illustri che nell’arco di breve tempo sono finiti nell’oblio e nel dimenticatoio. Nulla lascia presumere, per ora, che debba succedere alla rossa e vada tagliato il cordone ombelicale con la F1. E alla fine della fiera, credo che a nessuno piaccia perdere. Compresi Elkann e Vigna. Dunque? Punto a capo. Ferrari che vince non si cambia, se parliamo delle stradali. E nella massima categoria del motorsport? Bè… qui il discorso è giusto un filino diverso.

Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv
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Mariano Froldi