Vasseur è il team principal di F1 della Ferrari, la “solita” scuderia italiana che continua a perdere, nonostante tutto. Il boss della gestione sportiva stilla percentuali alla Nils Liedholm in relazione al 2024, vede sempre il bicchiere mezzo pieno, lancia moniti come un profeta e assicura che il lavoro profuso all’interno della fabbrica ha preso la giusta direzione. Lo scopo di questo articolo non è contraddirlo. Il buon vecchio Fred è senza dubbio un personaggio positivo e in effetti qualcosa di buono sta facendo. Questo qualcosa però è troppo poco pensando a quello che merita il Cavallino Rampante.
Serve di più, molto di più per il team di Maranello. L’attuale campagna agonistica non può e non deve soddisfare. E chi se ne frega se sono arrivare due vittorie. Era questo l’obiettivo stagionale? Vincere due gare? Crediamo di no. C’è poi la questione aggiornamenti che, per un motivo o per un altro, troppo spesso termina sempre nella stessa maniera per la Ferrari. Uno smarrimento totale da metà stagione in poi che blocca di fatto qualsiasi speranza e di riflesso spegne le ambizioni. Proprio su questo punto sta lavorando Vasseur. Serviva un cambio di mentalità.
Un certo desiderio di spingersi oltre i limiti. Di andare oltre ciò che è abituale, sia nelle azioni che nel pensiero. Prendere quei rischi che, sebbene non sempre portino a risultati concreti, in F1 vanno a stimolare un cambio di mentalità essenziale. Un approccio competitivo, perché di gare si parla, e l’intera struttura societaria deve seguire questa semplice “legge”: spingere al massimo sia dentro che fuori dalla pista. È come allenare il DNA, un po’ come ha sempre fatto Red Bull, che ha costantemente coltivato il desiderio di superarsi.
Le aree di miglioramento della scuderia italiana sono diverse, questo sostiene il sempre ilare Fred. Un fatto sul quale bisogna puntare più che su i risultati. La mattina non serve a nulla spendere energie per riflettere sulla domanda “siamo felici di quello che abbiamo fatto?”. Piuttosto può risultare decisamente più proficuo concentrasi al massimo sui proprio compiti. Mantenere un approccio saldo e quando si può migliorarlo. È un po’ questo il piano del manager di Draveil: una crescita esponenziale e incessante verso l’alto. Ferrari in F1 ne ha bisogno come l’aria che si respira.
Gli italiani hanno un carattere latino, il che significa che vivono le emozioni in modo diverso rispetto alle scuderie britanniche. Tuttavia, questo non deve diventare una scusa. Al contrario, va gestito con cura, sfruttando gli aspetti positivi e riducendo al minimo i potenziali effetti negativi. Non si parla solo di motivazione, perché, come ha rivelato Vasseur, in diverse occasioni è stato necessario lavorare duramente per mantenere la calma all’interno del team di F1. Una sorta di compostezza che consenta di affrontare al meglio le varie situazioni competitive. Positive o negative che siano.
Serve equilibrio per non gasarsi troppo dopo una roboante vittoria (vedi Monaco) e al medesimo tempo non abbattersi a margine di un weekend di F1 sbagliato come quello del Canada. L’esempio in questione va discusso. Tra le stradine del Principato la Ferrari è stata perfetta, mentre nel fine settimana speso sull’isola di Notre-Dame è andato tutto storto. Pure il cuoco della rossa ha sbagliato la cottura della pasta due volte (ironia). In tutto questo qualcosa è cambiato? Alcuni ipotizzano che i segnali buoni ci siano in tal senso. Mentre altri sostengono che parliamo sempre della solita e vecchia Ferrari.
Prendere ad esempio il bellissimo weekend di Monaco ha il suo perché. Senza dubbio la scuderia italiana sapeva di potersi giocare le proprie chance. Sin da giovedì veleggiava ottimismo e voglia di vincere e la SF-24 era all’altezza di farlo. La squadra ha lavorato molto ben, seenza commettere errori ma, in questo caso, all’intero di uno scenario da corsa dove il pilota ha ancora un suo grande perché, tanto merito va ascritto a Leclerc. Il monegasco ha infatti sommato quel plus al team per centrare un successo storico. Una parentesi assai lieta nata dal credere in se stessi.
Purtroppo però l’euforia è durata poco. Tutte le belle parole fatte in questo scritto a nulla servono se la vettura non è competitiva. Quindi, se da una parta la mentalità deve essere vincente, bisogna spingere e crederci sempre, acquisire un DNA guerriero e bla bla bla, dall’altra deve rispondere presente il rendimento dell’auto. Senza quest’ultimo fattore, in F1, tutte le chiacchiere stanno a zero. Non servono a nulla. Perché senza il supporto del mezzo meccanico, si possono mettere in cascina alcune vittorie di tappa che soddisfano ma non cambiano in assoluto lo stato delle cose.
In conclusione di questo breve scritto un altro quesito sorge spontaneo: Ferrari sta lavorando per il futuro? La risposta è sì. A settembre l’organigramma del team di F1 cambierà passo, anche e sopratutto con l’arrivo ufficiale di Loic Serra. Anche lui francese, dirigerà a livello tecnico la scuderia perché, come detto, senza il supporto della SF-24, si possono fare solamente tanti discorsi. Parole che lasciano il tempo che trovano come si suol dire. Il momento dei fatti è arrivato e da qui in poi sarà giusto giudicare una Ferrari che, a quanto sappiamo, si è ampiamente scassata le palle di continuare a perdere…
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Scuderia Ferrari – F1TV