Verstappen e Vettel sono accumunati da una questione. Mi spiego: nella storia recente della F1, la Red Bull ha avuto due cicli piuttosto dominanti, uno iniziato con la vittoria mondiale di Sebastian nel 2010 ai danni della Ferrari di Alonso, con il tedesco vincitore dei tre titoli successivi in maniera piuttosto “semplice” fino al 2013. Poi arriviamo agli ultimi anni, con Max iridato nel 2021, anch’esso all’ultima gara, questa volta contro Lewis Hamilton dopo un campionato senza esclusioni di colpi che si è concluso con il riprovevole scenario confezionato ah hoc da Michael Masi.
In questo ultimo caso, però, pare proprio che sempre che il talento di Hasselt stia facendo molta più fatica ad arrivare al quarto mondiale consecutivo, come il suo predecessore, mentre la Red Bull, quasi sicuramente, non vincerà il campionato costruttori visto lo strapotere della McLaren lanciatissima verso tale obiettivo. Questo perché i rivali sono riusciti in tempi relativamente brevi a raggiungere le prestazioni della scuderia di Milton Keynes, aiutati molto probabilmente dai casini interni di Christian Horner e compagnia cantante degli ultimi mesi. Senza contata l’abbandono di Newey.
La squadra austriaca, quindi, potrebbe essere alla fine del suo ciclo vincente, a meno che negli ultimi mesi della campagna agonistica 2024, la RB20 non ricominci a ottenere quelle performance necessarie per contrastare McLaren, Ferrari e Mercedes. Per fare questo il gruppo capitanato da Pierre Waché dovrà spremersi le meningi e correggere le monoposto colorate blue racing. Al momento però, ultime due gare, la vettura progettata da Adrian Newey ma portata avanti dal gruppo guidato dal francese è la quarta forza in pista, con notevole distacco dalle concorrenti.
Nonostante le difficoltà della Red Bull, Max Verstappen sta cercando in ogni modo di mantenere un vantaggio importante in classifica mondiale: il tre volte iridato ha 62 punti di distacco su Norris, il quale rosicchia qualcosa gara dopo gara, senza però dare quegli affondi che a fine stagione potrebbero risultare decisivi per la conquista del titolo, non aiutato certamente dalla gestione interna in McLaren.
Quello che sta facendo l’olandese dimostra ancora una volta quanto sia forte, come se ce ne fosse bisogno per uno che ha già in saccoccia tre mondiali. Questo perché, così come accadde con Sebastian Vettel in passato, il trend è quello di togliere dei meriti ai piloti per un qualsivoglia tornaconto personale. E’ un discorso che in Italia magari avvertiamo, però molto meno rispetto alla Gran Bretagna, patria della F1 e che coinvolge tantissimi media, e di conseguenza anche un pubblico maggiore.
A dire il vero, nel nostro paese questa cosa è stata molto evidente negli anni di Sebastian Vettel in Ferrari. Il pilota tedesco ha avuto tra le mani una vettura realmente vincente per metà campionato, ovvero nel 2018, e il botto di Hockenheim, chiaramente, ha mandato in fumo qualsivoglia sogno di gloria nella testa di Seb, questo è innegabile, così come non si può soprassedere sulla marcia in più che la Mercedes ebbe nei confronti della SF71-H da Singapore in poi.
Vettel provò a dare oltre il reale potenziale della vettura in quella seconda parte di stagione, compiendo spesso errori che certamente non lo hanno aiutato psicologicamente. Forse pesavano un po’ anche quelle “convinzioni” nel suo periodo Red Bull, quando alcuni dicevano che riusciva a vincere solo grazie al mezzo, ad Adrian Newey e alla squadra, dimenticando certe prodezze fatte in pista, la prima su tutte a Monza nel 2008, quando con una Toro Rosso dominò la gara in ogni condizione possibile.
Quindi sì, in Italia sappiamo benissimo di quello che sta accadendo in Gran Bretagna: a “denunciarlo” è stato, ma guarda un po’, proprio Adrian Newey a margine della sua presentazione in Aston Martin. Il genio inglese attacca i media britannici per il modo che ha di raccontare e propinare la F1 ai suoi abbonati e non. Nel 2022 ricorderete certamente la decisione della Red Bull di non parlare ai microfoni di Sky dopo che Ted Kravitz dichiarò di come Verstappen, secondo lui, rubò il mondiale 2021 a Hamilton.
Newey ha voluto rincarare la dose, affermando che, proprio come accadde con Sebastian Vettel, Max non è pienamente compreso o apprezzato dal pubblico. Entrambi i piloti hanno subito una sorta di “demonizzazione” ingiusta. Secondo l’inglese, parte di questa percezione potrebbe derivare dai media britannici, in particolare appunto Sky Sports, la cui copertura, pur avendo un’influenza globale, risulta essere piuttosto nazionalistica.
Il genio inglese ha anche elogiato le capacità di Verstappen, sottolineando come sembri quasi che possa guidare automaticamente. Max, pur non facendo effettivamente tutto in modo automatico, riesce a gestire la macchina con grande efficienza, lasciando spazio mentale per concentrarsi su aspetti come la gestione delle gomme o le impostazioni della vettura, e se necessario, chiedere consigli via radio.
Tutto il mondo è paese a quanto pare: così facendo Newey si è indirettamente tolto dei meriti che molti gli attribuivano, in particolare, guarda caso, Fernando Alonso, che negli anni di dominio di Vettel, attaccò il tedesco dicendogli di non essere lui a vincere, bensì la vettura. I due poi diventarono addirittura amici, specialmente negli ultimi tempi, dimostrando grande rispetto reciproco.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Red Bull Content Pool – F1TV