Formula 1

F1, Charles Leclerc: l’iperbole per eccesso della Ferrari

Leclerc vince ancora in F1. Iperbole. Riferimento metaforico volutamente alterato sul piano della quantità sia per eccesso (è un secolo che aspetto) sia per difetto (berrei un goccio di vino); estens., esagerazione. Ora, dall’iperbole alla parabolica di Monza, è un attimo. Una gara di F1 non necessariamente fa “spettacolo” contando i sorpassi. Con buona pace della semplicistica equazione del “Don Menicali” per cui: più sorpassi, più spettacolo. Per quello rivolgersi, forse, alla Formula Indy. Tutt’altra tipologia di macchine, regolamenti e circuiti.

E dire che Domenicali dovrebbe ben sapere cosa è la F1. Ma questo è un mistero della pecunia assai banale, su cui non ha neanche troppo senso indagare. Quello che molti fingono di non sapere, (altri sono forse troppo giovani), è che ci può essere uno spettacolo strepitoso, come nella seconda parte di gara nel Gran Premio di Monza, dove non c’è però un sorpasso. Vedi battaglia fra Leclerc e Piastri, a distanza. Oppure, andando qualche anno indietro, vedi ad esempio il finale del Gran Premio di Monaco 1992 fra Senna e Mansell. Il problema è che ho seriamente rischiato l’infarto domenica scorsa…

Momenti di tensione, dove pregavo l’angelo custode di evitare rogne alla Ferrari di Leclerc e ci mescolavo gesti apotropaici e rituali da perfetto anti-malocchio che spaziavano da Napoli a Haiti. Mi direte: scomodi l’angelo custode per una cosa così terra-terra? Sacro e profano. E perché no… d’altronde queste monoposto sono quasi attaccate al suolo. Il punto è che è tutto relativo. Nel senso che per milioni di persone malate di “ferrarite” cronica/acuta, come il sottoscritto, una vittoria della storica scuderia italiana è una gioia indescrivibile. E se vince Charles Leclerc (non me ne vogliano i tifosi di Sainz) ha un sapore ancora più speciale…

Dicevo della gioia… sì, una gioia molto materiale, ma anche incredibilmente “immateriale”. Un godimento dello spirito, un ottimo antidepressivo, un balsamo del cuore in giornate che magari non sono così belle per tante vicissitudini, mentre qui sull’isola di San Pietro (Carloforte) c’è una canicola semi-infernale, meravigliosa certo… diamine siamo in estate, ma per alcuni come il sottoscritto una semi-tortura. E allora, dieci anni in dieci giri… giri che sembravano eterni, a cambiare canale per qualche minuto perché non reggevo l’ansia, a compulsare avidamente la distanza fra i primi due, ogni singolo e dannato settore di pista.

Per fortuna evitando l’urlatore seriale che ha scambiato fucsia per viola… Mentre le gomme di Leclerc non ne volevano sapere di sbrindellarsi, lui sembrava un metronomo, alla faccia di chi diceva che non sa gestire gli pneumatici. L’azzardo voluto e cercato da un muretto una volta tanto salito in cattedra a dare lezioni, che portava alla gloria. D’altronde, se non hai la velocità per vincere, ma sei abbastanza veloce, puoi e devi rischiare con la strategia. Perfetto. E poi, la gioia liberatoria.

Ho vissuto annate maledette con la Ferrari a Monza. Come l’assurdo 1995 e il doppio ritiro (che ancora fa male, giuro) BergerAlesi. Chi c’era ricorda l’infinito scoramento e l’idea che anche gli astri avessero abbandonato il Cavallino Rampante. E poi c’è il 2019. E il 2024. Vittorie mai facili per Leclerc. E quindi ancora più grandi. Una volta tanto dismetto i panni del criticone… qualcuno sui social non ha ancora capito che si può amare ma anche criticare se ce ne sono motivi (e ci sono), ma ora mi godo questo momento. D’altronde chi vince ha ragione, chi perde spiega. E una volta tanto non ci dobbiamo preoccupare di lamentarci di Maranello.

F1, Leclerc: il metronomo perfetto a Monza

Leclerc. Voto: 110 e lode.

Laurea magistrale nel tempio della velocità con bacio accademico di milioni di tifosi. Cosa dire che non risulti retorico? Nulla. Perciò mi taccio e mi godo questa vittoria, questo secondo trionfo a Monza. E tutte e due le volte Charles Leclerc se le è dovute sudare assai. Dunque valgono ancora di più.

Sainz. Voto: 6 1/2.

Mi aspettavo di più da lui. Forse strategia non pienamente centrata per Carlos.

Norris. Voto: allora lo fai apposta!

O parte male o si fa superare alla prima curva dal compagno. Urge terapia di supporto emotivo…

McLaren. Voto: allora volete far vincere Max!

Credo che nelle riunioni post Gran Premio, i toni e le facce non saranno stati dei migliori…

Verstappen. Voto: 5. 

Naufraga anche lui, potendo ben poco, con un mezzo irriconoscibile. Incredibile.

RB20. Voto: 3. 

Non ci credo ancora. Un’involuzione spaventosa quella della RB20. Mondiale costruttori seriamente compromesso.

Magnussen. Voto: rimandato. 

Era da tempo immemore che non vedevo un pilota aver azzerata la patente a punti ed essere costretto a saltare un Gran Premio di F1.

Newey. Voto: “Essere, o non essere…”.

Binotto. Voto: il ritorno…

Per ora si può dire che il vignaiolo Mattia, passato dal rosso al verde acido, non sembra aver portato particolare fortuna al suo nuovo team

Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv

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Mariano Froldi