Newey non lavorerà in Ferrari. Una notizia importante per il futuro della rossa in F1. Quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba. Il mancato arrivo di Adrian alla corte di Maranello è cosa seria. Un evento che sembrava quasi certo sino a quando il Cavallino Rampante non ha accettato la lunga lista di pretese del geniale progettista britannico. L’investitura di Loïc Serra come direttore tecnico al posto di Enrico Cardile, onestamente, non fa sognare i fan del team italiano. A questo punto, le improvvise dimissioni dell’ingegnere aretino pare abbiano un senso.
Potrebbero essere strettamente collegate, in fatti, al chiaro intento di Frederic Vasseur di affidare la direzione tecnica della storica scuderia modenese quanto prima al manager francese. In sostanza, Cardile era solo un traghettatore, in attesa della conclusione del periodo di gardening imposto all’ex dirigente del team Mercedes. Il freddo comunicato Ferrari della giornata di ieri, postato tramite le reti sociali senza aggiungere altro, sancisce quello che appariva chiaro già da varie settimane e che solo le frasi enigmatiche di Vasseur potevano ancora offuscare.
Nel lasso di tempo intercorso tra le vittorie di Leclerc a tra il Gran Premio di Monaco e quello dello scorso week end italiano a Monza, l’ingaggio di Adrian da parte della Ferrari è divenuto progressivamente una possibilità sempre più remota. Alzi la mano chi, tra i tifosi della rossa, non ha sperato sino all’ultimo che “The Genius” potesse finalmente approdare a Maranello, dopo oltre un quarto di secolo di corteggiamenti. In futuro, con ogni probabilità saranno più chiare le ragioni per cui il logico coronamento della straordinaria carriera del mago dell’aerodinamica non si è concretizzato.
Nel frattempo, però, ai supporter della scuderia modenese non resta che accettare questa sorta di sconfitta, osservando come il fenomeno nativo di Stratford-Upon-Avon si accaserà a Silverstone. La Ferrari ha scelto di ripartire dalla forza del gruppo piuttosto che dalla genialità del singolo, almeno stando alle dichiarazioni (di circostanza) di Vasseur. Nell’immaginario collettivo l’ingaggio dell’ingegnere inglese è sinonimo di successo a prescindere, in quanto il percorso professionale di Newey è costellato di vittorie. Tuttavia, molti dimenticano che anche Adrian ha subito sconfitte, come nei cicli vincenti di Ferrari all’inizio del millennio e più recentemente di Mercedes nell’era turbo ibrida.
L’equazione Newey uguale a successo non è così scontata. La sua ultima esperienza in Red Bull lo dimostra. Il designer è approdato nella scuderia di Milton Keynes nell’oramai lontano 2006, ma le prime vittorie sono arrivate solo tre anni più tardi. Ovviamente, all’epoca, la scuderia austriaca era un’organizzazione con risorse e infrastrutture non paragonabili a quelle che Adrian avrebbe potuto trovare in Ferrari, o che forse troverà in Aston Martin. Ciononostante pure lui ha fatto fatica e non sempre, in F1, le sue ottime idee hanno trovato risultati immediati.
Facendo memoria ricorderemo il clamoroso flop della McLaren MP4/18, monoposto progettata che non ha mai disputato nemmeno una sessione ufficiale di un Gran Premio nel 2003. Il team di Ron Dennis fu costretto a correre con una versione evoluta della MP4/17, utilizzata nella stagione 2002. Eppure, con la MP4/17D, Kimi Raikkonen contese il titolo a Michael Schumacher sino all’ultima gara a Suzuka. Questi riferimenti al passato non intendono sminuire la statura dell’ingegnere inglese, il cui apporto nella storia della F1 è immenso.
L’obiettivo, piuttosto, è quello di valutare la figura di Newey in modo critico ma intellettualmente onesto, prendendo in considerazione ogni aspetto. Lo stile manageriale di Adrian è molto distante dallo stereotipo nostrano: il britannico è un battitore libero e un team, per averlo, deve adattare la propria organizzazione al suo modo di pensare e agire. Ad esempio, in Red Bull la sua presenza in sede non era continuativa. Inoltre, come molti artisti, la “beautiful mind” non ama la burocrazia e le limitazioni. Ragione per cui fuggì a gambe levate da Woking appena ne ebbe l’occasione.
Celebre fu il richiamo verbale ricevuto per non aver rispettato il percorso prestabilito per raggiungere il suo ufficio alla McLaren. Considerando che la Ferrari non è propriamente il luogo ideale per lavorare in tranquillità, a causa dell’enorme pressione mediatica, potevamo davvero considerare scontato un eventuale successo di Newey? Una domanda che purtroppo non troverà mai risposta ma solo supposizioni. Tuttavia, secondo la nostra opzione che in quanto tale non pretende ragione, specie se i successi non fossero arrivati immediatamente, Newey come avrebbe gestito la situazione?
Purtroppo, chiunque oggi metta piede in Via Abetone Inferiore 4 deve inevitabilmente fare i conti con la pressione esterna dei media e dei fan, che attendono un titolo mondiale nella categoria regina da quasi quattro lustri. Insomma, più si prolunga il digiuno, meno tempo si concede per tornare al vertice. Forse anche questo fardello è stato considerato dal genio della F1 moderna. Silverstone è un ambiente tranquillo e Aston Martin può aspettare che il suo mago la porti in cima al mondo senza fretta. In Ferrari, il tempo è scaduto e l’appuntamento con la storia deve avvenire il prima possibile…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv