Formula 1

F1, Verstappen soffre ma vincerà ancora grazie a Jos

In F1 sono tempi duri per Verstappen. E lo abbiamo capito tutti. Il lungo inverno siberiano è arrivato pure su un circuito bollente come quello di Singapore. Un secondo posto che vale letteralmente d’oro. Ma mai avremmo pensato, a inizio campionato, di ritrovarci con un Max così spento o, per meglio dire, così distaccato dalla propria macchina. L’armonia che si notava prima in pista sembra aver lasciato il posto a malumori e a malcontenti e il pilota alla guida della sua macchina sembra più un uomo che, impaziente di tornare a casa per la cena, strattona il proprio cane che si ferma ad annusare tutto.

Max è sempre stato un tipo peperino, fin da bambino. Lo sentiamo spesso lasciarsi andare ad affermazioni poco consone alle situazioni e al suo ruolo. D’altronde per Verstappen sembra esserci vita oltre la F1, come se la bulimia da corsa che coglie piloti come Alonso, non gli appartenga, e difatti il campione del mondo in carica spesso afferma di “non voler correre per sempre in nella massima categoria del motorsport. parlando di Austin si è lasciato andare a una frase particolare: “Il mio prossimo passo sarà l’ultimo”. Piuttosto ambigua come riflessione che non sappiamo come interpretare.

Bene, visto e considerato che gli eventi pare stiano un po’ sfuggendo dalle mani di Verstappen, potremmo considerare che anche quest’ultima condanna ai lavori socialmente utili arrivata proprio a Singapore, abbia quasi spinto il pilota a quell’ultimo passo piuttosto temuto dai dirigenti della Red Bull. In ogni caso, il campionato piloti sembra alla portata del talento di Hasselt, nonostante Norris sia rapido e in questo momento diponga di un mezzo meccanico decisamente superiore. Servirebbero troppi errori di Max e troppi guizzi vincenti del britannico per ribaltare la situazione.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) durante la conferenza stampa della FIA – GP Singapore 2024

Max è un personaggio particolare, lo abbiamo detto. A me piace definirlo un pochino come il Balotelli della F1, anche se certamente assai più vincente e fenomenale del secondo. Un tipo che ha talento ma fa un po’ quello che vuole. Verstappen è un pilota di successo, questo sì. E’un pilota da tre titoli mondiali in F1 , quasi quattro. Ma io credo che sarebbe riduttivo parlare dell’olandese al presente. Di un Max eccentrico, rumoroso, che “quella curva uno come lui non la sbaglia”, che fa sempre paura a tutti, anche se parte in gara dalle posizioni arretrate.

Trovo molto meno scontato comprendere le ragioni di questo successo. Che cosa ha portato Verstappen ad essere il pilota che conosciamo, nel “bene” e nel “male”? Facciamo un passo indietro. Max nasce ad Hasselt il 30 settembre 1997. Doppia cittadinanza: olandese e belga, quest’ultima dalla parte di mamma Sophie Kumpen, abile pilota di Kart. L’attuale ventiseienne va a vivere con il padre dopo la separazione dei due genitori, avvenuta nel 2008. E lì, dichiara di sentirsi molto più olandese che belga. Anche suo padre è un personaggio niente male, Jos, ne abbiamo parlato di recente.

F1, Verstappen secondo Jos

Jos era ed è uno che non crede nel fallimento e Max si è dovuto adattare di conseguenza. Era suo padre che lo accompagnava sempre alle gare con i kart, che lo faceva allenare duramente per arrivare al successo. E’ sempre suo padre che gli dà le strigliate quando qualcosa va storto (e che strigliate!) Ma Verstappen senior ribadisce che la sua educazione è sempre stata severa ma non crudele. Chissà che avremmo pensato noi se passando in auto avessimo visto un bambino di appena dieci anni camminare stanco in tuta da kart e con il casco sottobraccio lungo la strada.

Max Verstappen bambino con il padre Jos

Jos amava le punizioni di questo genere. Una sconfitta è segno di debolezza, o comunque di non averci messo l’impegno sufficiente. Bisogna cacciare il sudore e il metaforico “sangue” per questo sport. E una volta lasciato il figlio camminare a piedi fino a casa dopo avere perso una gara sicuramente un po’ di sudore deve avercelo messo. E vi dirò di più: quando una macchina impietosita si ferma e gli dà un passaggio, Jos non contento riporta il figlio esattamente dov’era perché potesse completare la punizione. Egli stava forgiando il ragazzo che noi tutti ora conosciamo come si fa con una spada.

Lo affilava come si affila un coltello, passo dopo passo, mola dopo mola. Jos sostiene di avere cresciuto da solo suo figlio. E sicuramente non mettiamo in discussione l’affetto e l’amore che egli prova per lui. Tra l’altro, a quanto sentiamo dalle interviste del pilota, assolutamente ricambiato. Jos è il manager geniale che ha portato suo figlio in vetta, a quanto pare. E sicuramente a Max non è mai mancato niente. Almeno sul piano materiale deve essere stato così. Ma i bambini hanno una mente particolare, fragile, sensibile, labile e malleabile.

Se da piccoli sono come delle molecole alla forma gassosa, che vagano curiosamente sbattendo da una parte all’altra, fluidi, cominciano poi ad adattarsi al contenitore di idee e di sentimenti in cui li poni e riempiono tutto lo spazio. Quando diventano un po’ più grandi però, quelle idee si sono radicate all’interno della loro mente. E’ pur vero che il periodo dell’adolescenza è un po’ un periodo in cui si torna “alla forma gassosa”. Ma subito dopo, senza rendercene conto, quasi per brinamento ci solidifichiamo e ci trasformiamo in quelle idee che ci sono state inculcate nella mente nel corso degli anni.

Jos e Max Verstsappen (Red Bull) Gran Premio di Abu Dhabi edizione 2023

E non è che Jos fosse proprio uno stinco di santo… carattere incendiario, a dir poco… aggressioni e accuse poco simpatiche dovrebbero essere sufficienti ad inquadrare il tipo. Sembra però che Max si sia assuefatto, che penda dalle labbra di suo padre assorbendone ogni parola. Diciamo che non c’erano alternative…o si vince, oppure si vince. Perché senno ti spezzi. E lui ha vinto. Ed ecco che ora capiamo perché Verstappen voglia vincere sempre e comunque, tanto da decidere volontariamente di allenarsi al simulatore alle quattro del mattino.

F1, Verstappen: il camionista campione del mondo

Ascoltando tutto ciò alla TV probabilmente ci viene da sorridere, ma la situazione ci sarebbe certamente sembrata molto diversa se fossimo stati parte integrante della storia. Si può dire che Jos abbia cercato in tutti i modi di trasformare suo figlio in ciò che lui stesso avrebbe voluto essere, ciò che non è riuscito a diventare, per permettergli di arrivare in vetta, ciò che lui non è riuscito a raggiungere. Anche questa è una storia vecchia come l’umanità, d’altronde, ma comunque sempre attuale, interessante, in grado di farci ragionare di un aspetto.

In conclusione, gli ingredienti della “ricetta Jos” si sono rivelati funzionali (forse un po’ indigesti per certi versi). Ma Max sembra avere ereditato il bel caratterino di suo padre, e avere assolto al suo dovere da “macchina vincente”. Speriamo solo che Jos abbia dato solamente una “spinta” al talento del figlio, e che quest’ultimo non diventi una marionetta tra le mani di un abile ma discutibile burattinaio, come tante volte è successo nella F1 e nello sport in generale. E’ molto più bello vedere brillare un talento, che l’ombra di ciò che avrebbe potuto essere.

Max Verstappen sorseggia una Red Bull dopo le fatiche di Singapore

Qualcosa ci fa sperare che sia così, visto che l’olandese sembra piano piano tagliare il cordone ombelicale con l’ingombrante figura paterna. Per concludere, una frase di Verstappen che dice tanto, e sintetizza quanto stavo dicendo: “Mio padre non ha mai detto che sarei diventato un campione, era sempre il contrario. Mi diceva che sarei diventato un camionista o un autista di autobus. Mi ha sempre fatto capire, in modo positivo, che quello che stavo facendo in quel momento non era sufficiente”. Ed per questo che, nell’attuale mondiale, le difficoltà sono gestite alla grande da Max e con ogni probabilità il 4° titolo è alle porte.

Autore: Elisa Cuboni

Immagini: Oracle Red Bull Racing – F1Tv

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Elisa Cuboni