La Ferrari, nella qualifica numero 22 della stagione di F1 in corso, ha continuato il lavoro sulla mescola rossa durante la Fp3, senza modificare in modo significativo il setup. L’ala da basso carico (specifica Monza) è stata confermata, mentre su entrambe le monoposto era montata la specifica di fondo classica, senza l’aggiornamento nella zona del tagliente. Dal punto di vista dell’handling, si è osservato un generale eccesso di rotazione, con un bilanciamento che, alle velocità minori, è abbastanza spostato verso il retrotreno della vettura italiana.
Questo fattore provoca un leggero sottosterzo in ingresso di alcune zone, come ad esempio alla curva 7. Ferrari ha lavorato parecchio sulle gomme e per questo si è lavorato molto durante la qualifica stessa. In radio sono arrivati diversi suggerimenti ai piloti per testare vari effetti, come il weaving sui rettilinei, con l’obiettivo di trovare un ciclo isteretico che generasse sufficiente temperatura nell’asse anteriore all’inizio del giro. La temperatura doveva poi essere mantenuta, inoltre, dato che nei lunghi rettilinei tende a calare, allontanandosi dal valore target.
Questo problema, soprattutto sul battistrada, era monitorato costantemente per cercare anche di sfruttare un certo grado di sottosterzo e scaldare la superficie della gomma. In pratica, il tutto si è tradotto nella scelta della strategia per i giri lanciati. Il dubbio era se fare o meno un giro ulteriore di preparazione oltre all’out-lap. In Q3 si è deciso di non fare il cosiddetto prep-lap, a differenza della Red Bull, come vedremo successivamente. La Mercedes, invece, ha azzeccato la strategia di warm-up delle gomme. Ritrovando un miglior bilanciamento, è riuscita a far lavorare la monoposto nella finestra ottimale.
Un risultato che nelle ultime gare faticava ad arrivare. Con temperature di asfalto a 13,5°C e aria a circa 12°C, condizioni insolite per la F1, la W15 si è dimostrata particolarmente performante. Questa monoposto tende infatti a surriscaldare l’asse posteriore e a generare molta friction sulla superficie delle mescole. Anche loro, come la Ferrari, hanno utilizzato il weaving durante il giro di lancio e pertanto hanno scelto di evitare il giro di preparazione. Tuttavia, con un bilanciamento più avanzato, erano meno inclini a soffrire il sottosterzo nelle zone di media-bassa velocità.
Una gestione gomme ottimale ha consentito al team di Brackley di eccellere nel primo settore, principale limite della Ferrari, che si trova poi costretta a recuperare il tempo perso nel resto del giro. Questo suggerisce una carenza di temperatura all’inizio del giro, un problema ricorrente per le due SF-24, specialmente sull’asse anteriore. Russell ha guadagnato molto nelle curve 2, 3 e 4, principalmente grazie a una gomma in condizioni termiche migliori, capace di generare maggiore grip. McLaren, invece, oltre a soffrire nella primissima parte del tracciato, ha continuato a perdere tempo anche tra la curva 5 e la 9.
Solo in curva 5 ha ceduto quasi 2 decimi, perdendone altrettanti nel tratto a bassa velocità delle curve che va da curva 7 alla 9. Dopo questa sezione, il gap è rimasto pressoché costante. Rispetto alla Ferrari, il limite principale restano i rettilinei, dove non riescono a guadagnare sulla Mercedes. Alle basse velocità avrebbero potuto estrarre di più dalla monoposto e dalla mescola Soft. In inserimento curva le due MCL38 avevano decisamente troppo poco grip, perdendo tempo prezioso. Infine la Red Bull che si è trovata in grande difficoltà qui a Las Vegas.
Verstappen ha strappato una quinta posizione salvando il risultato, mentre Pérez è stato eliminato in Q1. Ha fatto scalpore il lavoro del team sull’ala posteriore: i tecnici hanno utilizzato un dremel per tagliare il bordo d’uscita del flap aggiuntivo, riducendo ulteriormente la corda dell’ala, accorgendosi che quella preparata per Las Vegas non era abbastanza scarica. Questa modifica ha migliorato la velocità massima, ma non ha portato benefici significativi lungo il giro, soprattutto in termini di trazione. Da questo fattore possiamo trarre una conclusione.
In percentuale, il 50% delle difficoltà sono attribuibili alla messa a punto, che non ha permesso di risolvere completamente i problemi sui rettilinei e di migliorare la trazione. L’altro 50% dipende dal warm-up delle mescole. Probabilmente, a livello di set-up meccanico, Red Bull è dovuta scendere a compromessi con la rigidità delle sospensioni per cercare di immettere energia nelle mescole, specialmente quelle anteriori. Questi problemi di temperatura sull’asse frontale sono già emersi in passato, anche quando la squadra di Milton Keynes dominava.
In ultimissima analisi diamo un’occhiata al grafico in altro. Se osserviamo i tempi ideali delle principali scuderie, notiamo che quasi tutti i piloti hanno centrato il proprio miglior giro in Q3 tranne Lewis Hamilton. Il sette volte campino del mondo di F1 e prossimo pilota della Ferrari, di fatto non è riuscito a mettere insieme il giro a causa di un suo errore. Senza questa sbavatura dell’inglese la sua W15 numero 44 poteva arrivare alla terza piazza, alle spalle di Sainz. Il ferrarista era ad un 1 decimo e mezzo, accumulato esclusivamente nel settore d’apertura.
Autori: Zander Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv