Non abbiamo prove, archiviamo il caso: il modus operandi della FIA in F1 pare sia questo. La massima categoria del motorsport è “abitata” da un sacco di geni. Spesso tendiamo a utilizzare questo sostantivo maschile solamente per Adrian Newey. Lo facciamo perché il britannico ha dato prova, nel corso della sua lunga carriera, di eccellere così tanto da ergersi su alcune vette inesplorate dai colleghi. Senza dubbio le sue capacità sono fenomenali, ma anche gli altri tecnici non stanno a guardare. Una dimostrazione di quanto detto si può avere pensando alla McLaren.
Anzitutto, il team di Woking, nel giro di una stagione ha raggiunto e superato in maniera brillante la Red Bull, e già questo fatto va commentato con farsi fatti tipo “tanto di cappello”, come si suol dire. In secondo luogo, la scuderia inglese ha trovato soluzioni interessanti, al limite del regolamento, come ad esempio il “mini DRS“. Mentre la FIA monitorava la flessione delle ali anteriori, il team diretto da Andrea Stella ha studiato una specifica al retrotreno capace di abbattere la resistenza all’avanzamento con il dispositivo chiuso. Una mossa astuta e parecchio efficace in alcune piste del calendario.
Ci riferiamo a circuiti come Spa-Francorchamps e Baku, dove l’efficacia di questa soluzione nei tratti ad alta velocità di percorrenza ha portato vantaggi mica da ridere. C’è poi un’altra questione che ha reso bollente il fine settimana brasiliano e riguarda l’acqua nelle gomme. Un tema assai complicato da spiegare e commentare. Lo abbiamo fatto trattando i due possibili vantaggi che riguardano lo scambio termico e la modifica delle pressioni. Pratiche rischiose e potenzialmente nocive che però potevano influire positivamente sulle prestazioni a livello teorico.
C’è poi un’altra tematica che ha fatto discutere, e non poco, il paddock. Ci riferiamo al T-Tray della Red Bull, un sistema che permette di modificare le altezze da terra in regime di parco chiuso. Un dispositivo nell’abitacolo della RB20 lo consente. La FIA è intervenuta effettuando dei controlli sulla vettura austriaca. Non contenta, ha deciso di fare una visita alla factory, a Milton Keynes, per raccogliere ulteriori informazioni. L’indagine del corpo legislativo ha concluso che non si è verificato alcun tipo di violazione, con la squadra campione del mondo di F1 che “esce pulita” dalla faccenda.
A questo punto vale la pena spendere due parole sui competitor. Parliamo delle altre scuderie che, pur restando a guardare, hanno comunque espresso la propria opinione. Ferrari si sta giocando il mondiale costruttori proprio con questi due team. Ecco perché non può fare a meno di interessarsi. La posizione del Cavallino Rampante su queste vicende è stata molto chiara. Sebbene il potere politico della rossa sia ai minimi storici, purtroppo, Vasseur, riferendosi nello specifico alla questione del T-Tray, aveva bollato con la parola “barare” l’uso dell’ipotetico sistema per cambiare le altezze da terra.
Idem per quanto riguarda il tema “Mini DRS“, dove, ironicamente, Fred fece riferimento all’ala posteriore della McLaren dicendo: “Sicuro non li ha rallentati in rettilineo“. La posizione della scuderia italiana è importante per capire come sta agendo la FIA, poiché il francese, rimettendosi al lavoro della Federazione Internazionale, sperava che gli esami del caso potessero portare alla luce elementi interessanti, in quanto deve esserci una netta distinzione tra la ricerca del limite e dispositivi pensato e progettati per infrangere le norme della F1. Le prove, però, non ci sono.
Delle tre dinamiche, nessuna ha generato provvedimenti. Nessun luogo a procedere per mancanza di elementi. Di certo i media non hanno le facoltà per giudicare, siamo d’accordo. Tuttavia, chiacchierando abilmente con alcuni ingegneri che lavorano all’interno di vari team di F1, emergono conferme che tutte queste polemiche non siano solo chiacchiere da bar per “incasinare” i rivali. Nascondere la polvere sotto il tappeto serve fino a un certo punto. Quando si trova dinnanzi a quesiti ai quali non sa rispondere, la FIA adotta spesso questa filosofia.
La riflessione da fare è la seguente: il pool di tecnici della Federazione Internazionale è in grado di tenere sotto controllo tutte le scuderie? A quanto pare non sembrerebbe, specie considerando che i controlli che realizza derivano quasi sempre da segnalazioni di scuderie che accusano gli avversari. Per tale ragione la credibilità continua a scendere. Tombazis, riferendosi al caso della Red Bull, sostiene che la FIA non abbia le capacità per indagare nei precedenti 24 mesi, lasso di tempo in cui la squadra austriaca potrebbe aver autorizzato questo sistema.
L’ex ingegnere Ferrari, inoltre, assicura che non può mettere le mani sul fuoco sulla passata regolarità della Red Bull. Risultato? Chiudiamo il fascicolo. Partita chiusa, insomma. Al di la delle presunte irregolarità chiacchierate nell’arco dello scritto, l’ennesimo finale a “tarallucci e vino” risulta alquanto indigesto. Una conclusione assai scontata che di fatto certifica l’incapacità della FIA nell’espletare con successo le sue mansioni, mostrandosi un organo controllore inefficace. Questa la sintesi della situazione. Un film già visto che continua a riproporsi in loop.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: McLaren – Red Bull – FIA