Alla F1 e alla FIA farebbe assai comodo un ulteriore scuderia. Non parliamo di un nuovo soggetto interessato a entrare nel Circus per competere con le scuderia già presenti nel paddock. Le “dieci sorelle” hanno ampiamente dimostrato di essere restie ad aggiungere un commensale al tavolo della ripartizione dei diritti commerciali. In realtà, questa entità esiste ed è la più importante del motorsport, in quanto esercita il potere legislativo, esecutivo e disciplinare. Parliamo della Federazione Interazionale, in cui sono riposte tutte le suddette deleghe del caso.
Per quanto attiene alla sfera legislativa, non c’è che dire: l’organo federale esercita le sue funzioni in modo continuo, producendo e aggiornando senza soluzione di continuità il quadro normativo dal punto di vista sportivo, tecnico e finanziario. Non altrettanto lusinghiera è la governance della classe regina della F1. Il quadro normativo è talmente ampio che, in diverse circostanze, molte di più di quelle attese, la FIA ha dimostrato di non essere reattiva di fronte alle geniali interpretazioni tecniche dei team, idem per l’applicazione delle annesse sanzioni.
In questa stagione di F1, ad esempio, si sono verificati diversi episodi che hanno mostrato l’incapacità della Federazione Internazionale di stare al passo con l’innovazione delle squadre, spesso cercata nelle famose “zone grigie” del regolamento tecnico. Altrettanto problematica è apparsa la gestione sportiva dei weekend di gara. In alcune circostanze, le decisioni deliberate dalla direzione gara sono apparse tardive e non eque rispetto ad altre dinamiche similari. In sostanza, si è evidenziata quella difformità di giudizio che presta il fianco a speculazioni di ogni genere.
Facendo un paragone con il calcio, se ci possiamo permettere, la Federazione Internazionale sembra un arbitro poco allenato, sempre lontano dalle fasi di gioco, incapace di prendere una decisione corretta e incalzato dal nugolo di calciatori che protestano per una punizione o un cartellino giallo o rosso. Un parallelismo che sembra funzionare per rendere l’idea. In questo contesto, il licenziamento di Wittich non fa altro che aumentare il senso di sfiducia in un’istituzione che dovrebbe fare della stabilità uno dei suoi valori fondamentali.
Uno degli aspetti più inquietanti: le linee guida delle monoposto di Formula Uno sono concepite e sviluppate da una divisione della FIA con limitate risorse umane e infrastrutturali. Le irregolarità nei progetti tecnici di una squadra sono quasi sempre scoperte grazie alle “soffiate” dei competitor ai delegati della Federazione internazionale. Un segnale inequivocabile che Tombazis e il suo gruppo di lavoro non hanno la capacità di controllare pienamente il rispetto dei regolamenti da loro stessi redatti. A questo punto c’è solo una strada percorribile per cambiare le cose.
Nel tentativo di gestire soggetti dalle capacità tecnologiche infinitamente superiori, la FIA si deve trasformare nell’undicesimo team della Formula Uno. Ovviamente, non si parla di schierare altre due monoposto in griglia, ma di creare un’organizzazione capace di espletare la governance della massima categoria del motorsport. La divisione tecnica del corpo legislatore dovrebbe essere strutturato come una vera e propria scuderia, con tanto di infrastrutture in grado di realizzare un progetto tecnico. Questo processo virtuoso contribuirebbe a creare valore e competenze necessarie per gestire tutte le fasi del ciclo di vita di una vettura di F1.
Questione attualmente riposta alla solo teoria nella mente del piccolo gruppo di lavoro diretto dall’ingegnere greco. Ad esempio, Dallara potrebbe essere un partner con le competenze necessarie per supportare la Federazione Internazionale nella realizzazione delle soluzioni tecniche da essa stessa redatte. Pensiamo alle avveniristiche monoposto 2026, per le quali Pirelli sta testando i suoi futuri prodotti su vetture rispondenti all’attuale regolamento tecnico, adattate alla meglio rispetto ai razionali del prossimo quadro normativo. Questo contesto obbligherà il fornitore di pneumatici italiano a fare più affidamento sulle simulazioni che sui test in pista con relative difficoltà.
Avere un proprio team, anche se non iscritto al mondiale, consentirebbe alla FIA di esercitare il potere di controllo tecnico in modo autonomo. I recenti casi del T-Tray Red Bull, del “Mini DRS” e dell’acqua nelle gomme McLaren, hanno dimostrato che la Federazione Internazionale non ha nemmeno lontanamente le capacità di verificare eventuali illeciti pregressi. Per questa semplice ragione, si è sempre deciso di chiudere i casi incriminati in tutta fretta. Il metodo implementato risulta sempre lo stesso: nascondere la polvere sotto il tappeto e mettere fine alle diatribe.
Fino a che la Federazione Internazionale non si organizzerà come un team di Formula Uno e non disporrà delle medesime infrastrutture dei 10 competitor, sarà condannata a essere un “arbitro con il fiatone”, incapace di applicare il regolamento tecnico e sportivo con lucidità e competenza. Una prospettiva suggestiva, ma non impraticabile, se consideriamo che parte degli introiti dell’organo federale che potrebbero essere investiti in una vera e propria rivoluzione, capace di fornire il know-how necessario per gestire un “giocattolo” sempre più innovativo e difficile da comprendere.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv