Leclerc, con la sua Ferrari non è più in lizza per il mondiale piloti di F1. L’obiettivo non è mai stato alla portata, in realtà, poiché il monegasco, come lo spagnolo, nella fase centrale del campionato ha sofferto a bordo della SF-24. Una monoposto che aveva perso il corretto punto di lavoro, in relazione al fondo montato sulla vettura durante il Gran Premio di Spagna. Da lì in poi, per circa tre mesi, la rossa non era competitiva e, sebbene i ferraristi abbiano fatto di tutto per ottimizzare i risultati, il valore tecnico dell’auto non era sufficiente per sfidare la super McLaren.
Uno contesto sconsolante, perché senza questo problema, la Ferrari poteva lottare per ambedue i titoli iridati. Tornare in forma solo a settembre, pertanto, ha distrutto completamente le ambizioni del team italiano. Per fortuna McLaren e Red Bull non hanno dato il massimo. La squadra di Woking si è sempre presentata in pista con una monoposto competitiva, questo è fuori di dubbio. Tuttavia, ha spesso commesso errori che non gli hanno permesso di massimizzare il rendimento e, di conseguenza, i risultati. Mentre per la scuderia di Milton Keynes le cose sono andate pure peggio.
Il solo Verstappen ha tenuto a galla una RB20 che ha sofferto parecchi problemi tecnici, incapace di lottare per la vittoria. Max ha vinto la rocambolesca gara in Brasile partendo dal fondo della griglia. Un successo strepitoso che nasce dalle particolari condizioni della pista, che l’olandese ha sfruttato appieno. Parliamo di un trionfo dopo cinque mesi in cui il talento di Hasselt ha osservato il resto dei piloti salire sul gradino più alto del podio. Giunti all’ultima parte del mondiale, un triple header che andrà in onda tra Las Vegas, Qatar e Abu Dhabi, la Ferrari è ancora in lizza per i costruttori.
Il dovere di crederci si fa presente, poiché le 36 lunghezze che in questo momento dividono il Cavallino Rampante dalla scuderia britannica consentono al team di Maranello di nutrire questo sogno iridato. Per recuperare questo gap non deve sbagliare nulla però. Questo è chiaro. In tal senso, c’è un fattore che preoccupa Leclerc e tutta la squadra. Lo stesso monegasco ne ha fatto parola la settimana scorsa, senza che nessuno glielo chiedesse. Ci riferiamo allo stato delle power unit omologate sulla numero 16. Soffrire una penalità proprio ora, infatti, sarebbe alquanto deleterio nella cavalcata verso il titolo.
Ogni team di F1 gestisce la rotazione delle unità di potenza nell’arco di una stagione. C’è un vero e proprio programma per sfruttare al meglio tutte le componenti senza però stressarle troppo. Ferrari, con Leclerc, ha omologato l’ultima power unit delle quattro concesse dalla Federazione Internazionale prima di andare in penalità al Gran Premio d‘Olanda. Da allora, la vettura di Charles ha corso sei Gran Premi. All’interno di questo scenario va ricordato un fatto: una squadra può omologare le componenti, ma ovviamente è libera di tornare a utilizzare quelle vecchie. Fa parte della suddetta rotazione.
Leclerc non ha di certo utilizzato la PU introdotta a Zandvoort per sei gare di fila. Tuttavia, facendo un rapido calcolo delle quattro unità, è evidente che i propulsori di Charles sono tutti quanti “attempati”. Per di più, resta il dubbio sull’unità di potenza che ha fatto i capricci al Gran Premio del Canada. Problemi derivati dalla parte ibrida, sulla quale la squadra italiana, come spesso accade, non ha rilasciato alcun tipo di informazione. Non sappiamo, pertanto, il suo stato di salute. Al contrario, Sainz può sorridere. Il botto in qualifica a Interlagos ha concesso l’omologazione della quinta componente ICE.
Sulla monoposto numero 55 sono state sostituite anche la trasmissione e altre componenti. Verstappen ha pagato la sanzione in Brasile proprio per il cambio di motore e, malgrado sia partito dalla posizione 17, alla fine ha vinto. Scelta azzeccata, quindi. Per Leclerc, invece, le cose potrebbero andare in maniera differente ipotizzando una penalità. Senza dubbio, quella di Las Vegas è una pista dove i sorpassi sono facilitati dal layout. Quindi, se la Ferrari sa che deve omologare un’altra power unit sulla vettura di Leclerc prima della fine del mondiale, il tracciato americano sarebbe adatto.
Tuttavia, sebbene le manovre di sorpasso siano facilitate dal percorso statunitense, in condizioni normali partire dalla retrovie non assicura affatto le medesime chance di vittoria. Questo è il dilemma che la storica scuderia modenese deve affrontare. C’è poi un altro aspetto importante: in un tracciato dove la valenza propulsiva della vettura fa la differenza, poter disporre di un motore fresco offre un boost prestazionale. Condizione che Sainz può sfruttare appieno a differenza del compagno. Dando per scontato che sull’auto di Leclerc andrà omologata una nuova unità, la questione si fa spinosa.
Ferrari potrebbe disputare il Gran Premio di Las Vegas montando sulla numero 16 le migliori componenti rimaste. Farlo significherebbe cercare di dare il massimo e provare a vincere su una pista considerata favorevole. D’altra parte, prendere una penalità sulla pista americana sarebbe più semplice da gestire rispetto al Qatar o ad Abu Dhabi. La scuderia modenese ci sta pensando tenendo a mente che, rischiare di competere con delle componenti montate sulla vettura che potrebbero mollare il colpo, è senza dubbio un contesto da evitare a ogni costo.
Un ritiro metterebbe la parola fine al sogno costruttori, a rigor di logica. Recuperare i 36 punti sulla McLaren è di per sé già parecchio complicato. Le due MCL38 volano, e c’è pure la Red Bull che spinge. Figuriamoci se a tale scenario si aggiunge una delle due Ferrari SF-24 che non riesce a portare a casa dei punti in un fine settimana. Il quadretto che si profila non è simpatico per la rossa. Perdere la possibilità di lottare sino all’ultima curva di Abu Dhabi sarebbe invalidante, all’interno di una campagna agonistica già ricca di rimpianti per gli errori tecnici commessi sotto la direzione tecnica di Enrico Cardile.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Aston Martin – F1Tv