Briatore e la F1, un mondo che continua ad esistere nonostante tutto. Premessa doverosa, il sonno della ragione genera… Fucsia. Scusatemi, ma a Natale siamo tutti più buoni, e io non posso far altro che conformarmi al sentimento comune o, per dirla agli italiani inglesizzati, al “sentiment”! Detto questo, il nostro non dimenticabile commentatore principe e urlatore da Guinness ha intonato il “Gloria in excelsis Deo” per Flavio da Verzuolo Santo Subito, con la portentosa sua cura e via di luogocomunismi assortiti. Non so perché nascano certe narrazioni, e “francamente me ne infischio”.
Tuttavia vorrei analizzare con voi alcune cose, se permettete. E apriamo lo scrigno misterioso Alpine “liberte, ègalitè, fraternité e perdi te” (scusate, m’è scappata). Che la Renault rimarchiata Alpine abbia avuto un finale in crescendo, mi pare cosa ovvia. Anche perché, parliamoci chiaro, fare di peggio era quasi impossibile. Che sia dovuto a Briatore, mi pare quantomeno discutibile. Per il semplice motivo che il nostro può forse fare miracoli. Ma in F1 i miracoli non esistono e le evoluzioni delle monoposto sono progettate da tempo. E qui cade il primo mistero del rosario recitato in quel di Sky.
In secondo luogo perché l’unica cosa degna di nota, ma per molti suppongo nota horror, è stato annunciare “Urbi et Orbi” che Alpine diventa un team clienti. Io lo capisco De Meo. Sono anni che in Renault/Alpine, dopo un passato glorioso, prendono le mosche e spendono voragini. Non deve essere parso vero, al nostro, di scrollarsi la parte della fabbrica dedicata alla PU, con spese da capogiro, ed aver alleggerito le spese per il team di F1. Chi meglio di Flavio, uomo adatto alle missioni antipatiche e impossibili, poteva riuscire nell’impresa? Ora ecco fatto, tutto a posto.
D’altronde, dal vangelo secondo San Flavio, “Chi si ricorda di chi ti fornisce il motore, quando vinci?” E per quel che riguarda la cura dei miracoli di Briatore, qualcuno nel paddock malignamente, non noi, afferma: “Bè, l’operazione è riuscita, ma il paziente è morto…” Sarà. Nel frattempo il nostro, dopo aver defenestrato la PU autarchica transalpina ha defenestrato Oco-gli-on. E un poco sono dispiaciuto, un poco no, perché io ho sempre in mente, è una mia brutta ossessione, la fatidica frase che fece conoscere al mondo Esteban José Jean-Pierre, la famigerata “Chiedete al mio boss” (rivolgersi a Toto Wolff).
Ma tornando al nostro “è un santo, è un apostolo”, come intonato “in secula seculorum” da messere Fucsia: classe 1950, geometra e giovanissimmo ex insegnante di sci (sarà per questo che il commentatore principe prova tali amorosi sensi per Flavio?) e tante altre cose, compresa una carriera folgorante in F1… ci si potrebbe scrivere un feuilleton mica male… Certo, male è finita, almeno per qualche anno, la sua carriera in F1, da gran capo Renault e con quel botto, e “il modo ancor m’offende” di Singapore 2008 che portò alla scomunica del reprobo. Ma si sa, mai dire mai e finché c’è vita c’è speranza.
Vuoi che non ci sia una riabilitazione prima o poi? E’ un poco come per i condoni. Anzi, di più! Non solo perdono, ma grandioso ritorno. Non ci credete? Male, molto male. Dico di un ritorno in grande stile, un ritorno con il Papa della F1, Santo Stefano, al secolo Stefano Domenicali da Imola, che ha preteso solo il bacio dell’anello papale per poi riabbracciare il figliol prodigo e un poco sbadato nel grande circo della F1.
Prima come esperto per rendere la massima categoria del motorsport ancora più “appetibile”, poi benedicendo, a malincuore (non avrebbe voluto lasciarselo scappare), un ruolo semi divino di consulente superstar in Alpine. Una cosa è certa, Flavio Briatore e Renault sono legati da un amore immenso e per certi versi inspiegabile. Forse il manager piemontese non ha mai dimenticato il primo amore: Benetton. E allora, altro giro, altra gara. Allacciatevi le cinture.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Red Bull – F1TV